Gabriele Remaggi: «Sì a Jorquera, ma la squadra dev’essere coperta»

Toh, chi si rivede. Sembra ieri quando Seba Frey, in maglia viola, chiuse la sua porta, respingendo la conclusione dell’altro campione, Diego Milito, intento a portare il suo Genoa in Europa a suon di gol. Alla fine quella partita la vinse la Fiorentina, per 1-0. La rete portava la firma di un certo Alberto Gilardino, […]


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Toh, chi si rivede. Sembra ieri quando Seba Frey, in maglia viola, chiuse la sua porta, respingendo la conclusione dell’altro campione, Diego Milito, intento a portare il suo Genoa in Europa a suon di gol. Alla fine quella partita la vinse la Fiorentina, per 1-0. La rete portava la firma di un certo Alberto Gilardino, nome noto agli attuali addetti ai lavori rossoblù. Sembra ieri quando quel fuoriclasse di Mutu, ora perseguitato dai fantasmi della retrocessione e di multe milionarie, spense gli entusiasmi del Grifone, con una tripletta che vanificò il triplo vantaggio del Genoa di Gasperini. A tre anni di distanza, il duello si ripete. Ma in scenari completamente diversi. Rossoblù contro viola, per uscire dalla rovente lotta della zona retrocessione. Pianetagenoa1893.net ha analizzato il prossimo incontro del Grifone con un vero esperto del settore, Gabriele Remaggi, firma de “La Stampa” dell’edizione di Savona e per l’occasione il nostro “Giornalista della settimana”.

A inizio stagione che annata si aspettava dal Genoa?

Diversa, come tutti. Non è un caso che Capozucca abbia incluso il Genoa tra le delusioni del campionato, insieme a Inter e Fiorentina. Ci si aspettava di più da diversi giocatori e dalla squadra nel suo complesso. Un organico costruito in maniera errata, visto che sia Malesani che Marino hanno dovuto fare i conti con le numerose defezioni fisiche dei giocatori, arrangiandosi con gli elementi a disposizione. È una squadra non omogenea. Le partite in trasferta sono una vera e propria ferita aperta: dopo il pareggio di Lecce, si pensava ad un’inversione di tendenza ma a Roma è arrivata ancora la sconfitta. Per un gol a zero, ma si è perso comunque. In casa inizialmente c’è stato un buon momento, ma con il passar del tempo i problemi sono sorti anche lì. Ora vedremo con la Fiorentina, un “animale ferito” e quindi ancora più pericoloso, si dice. Per il Genoa, come sottolineato da Gilardino, è obbligatorio vincere.

Quanto è concreto il pericolo di un coinvolgimento più serio nella zona retrocessione?

Non credo ad un coinvolgimento più pesante per il Genoa. Occorre tenere presente la situazione, pensare e affrontare tutte le partite con concentrazione e cattiveria. Sono ancora sette i punti di distanza dal Lecce, la terzultima in classifica: sarà il campo a dare questo verdetto, ma non penso a clamorosi ribaltoni.

Tre anni fa Genoa e Fiorentina lottavano per la Champion’s League. Ora, invece, per acciuffare al più presto la provvidenziale salvezza. Dalle stelle alle stalle, verrebbe da dire.

La Fiorentina sta crollando. Non è più la realtà affascinante di qualche anno fa, i tifosi non ne possono più ed è dall’inizio di questa stagione che sono iniziate le contestazioni. La stessa presidenza viola, quella dei Della Valle, non incarna più quella voglia necessaria per andare avanti. Credo che sia finito un ciclo. L’allontanamento di Corvino ne è la dimostrazione. Al Genoa invece Preziosi continua come sempre a darsi da fare. A volte i risultati sono positivi, altre negativi. Solo chi non fa, non sbaglia. Non mi sento di criticarlo, ma è chiaro che deve cambiare qualcosa.

Cosa serve al Genoa di Preziosi per tornare a livelli più ambiti?

Ci vorrebbe più stabilità, per impostare un progetto duraturo. Il continuo tourbillon di giocatori non può che destabilizzare l’ambiente. Ad esempio non sarebbe male vedere i numerosi giovani rossoblù, tra vivaio e gli svariati prestiti in giro per l’Italia, vestire un giorno la maglia del Genoa nella massima serie. Sarebbe una conferma dell’ottimo lavoro fin qui svolto dal presidente, dalla società e dallo staff, che da molti anni sta riscuotendo sempre più successi. Il premio “Maestrelli” consegnato a Chiappino ne è un chiaro esempio. Per una società come il Genoa, il settore giovanile è fondamentale. Bisogna solo sfruttarlo di più.

Quello della Fiorentina, è un progetto che sta zoppicando, ma che può fare affidamento su alcuni punti fermi.

I viola possono contare su un allenatore serio e preparato, quale è Delio Rossi; inoltre hanno a disposizione delle buone individualità, tra certezze e promesse, e nel complesso è una squadra pericolosa che in questo momento non merita di occupare la sua attuale posizione in classifica. Potranno risvegliarsi da un momento all’altro, ma speriamo non prima di domenica.

Domenica si deciderà il futuro di Marino? Oltreché quello del Genoa..

Bella domanda. Mi chiedo: se perde, va via? Risposta: non lo so. Credo che richiamare Malesani, a nove giornate dalla fine, sia da considerare un azzardo. Per mia formazione, reputo che i primi responsabili nei momenti negativi siano i giocatori, non il tecnico. Cambiare la guida in panchina sarebbe un’ammissione di impotenza. A volte serve per dare la cosiddetta “scossa” all’ambiente, ma in situazioni del genere, di vicinanza alla zona retrocessione, credo che l’entourage intero sia già scosso di suo. Mi sembra una logica bizzarra. E poi Marino non mi dispiace: tra assenze e infortuni, ha avuto, e sta avendo, continue difficoltà per trovare un assetto definitivo. Non dico che può avere degli alibi, ma questi sono motivi validi per spiegare l’andamento lento di questo Genoa.

Ora Palacio e Gilardino ci sono, ma il gioco della squadra non sembra assisterli al meglio. Sembra essere arrivata l’ora di Jorquera.

Potrebbe essere arrivato il suo momento. È un giocatore in gamba, sa vedere l’azione e cercare la profondità. L’intesa con Palacio sembra essere arrivata piuttosto in fretta. Ma mi fa pensare il fatto che due allenatori su due abbiano deciso di dosarlo con il contagocce. Non credo che siano autolesionisti. Molti, a fine partita, sono pronti ad esclamare: “Ah, se ci fosse stato Jorquera”. Tutto questo mi sembra assurdo: è sicuramente un giocatore importante, con grandi qualità, ma gli vengono attribuite capacità forse troppo esagerate in questo momento. Schierare un giocatore dalle sue caratteristiche vuol dire rinunciare ad un elemento di copertura e per la squadra più perforata del campionato questo può essere una contraddizione: non è facile prendere una scelta. Evidentemente manca ancora qualcosa per la fiducia piena.

Cosa ci vuole per cambiare questo trend?

Una vittoria convincente, il rientro degli infortunati ed un Genoa che torni a credere in sé stesso. Se Gilardino tornasse a segnare, si acquisterebbe nuova fiducia e nuova leggerezza nei pensieri.

Che partita dovremmo aspettarci?

Combattuta. Mi vien da dire “da oratorio”, ma nel senso che può succedere di tutto. Ogni pallone sarà lottato, i giocatori saranno dappertutto: mi aspetto una partita del genere perché entrambe le formazione punteranno a fare risultato. Non sarà magari una partita bella da vedere, ma che potrà essere risolta da un colpo di classe: Palacio e Jovetic ne hanno tutte le capacità.

Daniele Zanardi

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL’ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893.NET

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