Prima dell’inizio del campionato si sarebbe pensato a Genoa-Lazio come uno scontro diretto per l’Europa. Ma qualcosa in casa biancoceleste è andato storto e la formazione guidata da Reja arriva al “Ferraris” in cerca di una vittoria preziosa per allontanare lo spettro della serie B. Dino Zoff, portiere campione del mondo e tecnico dei capitolini negli anni ’90 e nel 2001, spiega quali scenari potrebbero presentarsi in questa partita.
Che genere di incontro si aspetta?
«Sicuramente interessante se la Lazio avrà superato lo shock del derby. I biancocelesti hanno bisogno di punti mentre i rossoblù pretendono una vittoria per confermarsi anche in casa».
Il Genoa sarà carico dopo il successo sul Parma…
«Sì e verrà ulteriormente esaltato dal suo pubblico straordinario».
La sconfitta e la tensione nel post-partita della stracittadina potrebbero aver danneggiato il morale degli uomini di Reja?
«Lo scopriremo domenica. Gli scivoloni nei derby lasciano sempre un segno ma non dimentichiamo che la Lazio è decisa a portare a casa un risultato positivo».
Il capitombolo con la Roma può aver risucchiato i biancocelesti nella lotta salvezza?
«Assolutamente no. Non hanno problemi e non rischiano nulla malgrado la posizione di classifica non tranquilla».
Cosa non ha funzionato quest’anno nella Lazio?
«Dopo un buon inizio di stagione sono sorti dei problemi anche perchè la rosa non era al completo per alcune defezioni. Di conseguenza questa squadra è stata trascinata in un vortice poco sereno».
Quali sono le principali forze della Lazio?
«E’ un’ottima squadra e l’ha dimostrato anche nel derby».
Quanto peserà l’assenza dello squalificato Dainelli nel Genoa?
«Il difensore si sta esprimendo bene ma ci sono altri giocatori che sapranno sostituirlo al meglio: Gasperini, infatti, può contare su un organico di buon livello».
E quelle di Stendardo, Kolarov e Ledesma per i biancocelesti?
«Potrebbero creare problemi ma la Lazio può far affidamento su una rosa ampia e ben fornita».
Il Grifone può puntare ancora all’Europa?
«Sì perchè il settimo posto dista soltanto tre lunghezze».
Andrea Ferrando
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