Un mio piccolo ricordo di Gianni Brera, il grande innamorato del “Vecchio balordo”

Tanti ragazzi, aspiranti giornalisti sportivi, della mia generazione avrebbero voluto emularlo. A vent’anni dalla sua morte (lunedì ricorreva l’anniversario), avvenuta in terra padana come avrebbe desiderato, Gianni Brera non è solo un maestro di giornalismo sportivo ma è un capostipite un “papà” di chi si occupa di sport. Non solo: la sua immensa cultura e […]


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Tanti ragazzi, aspiranti giornalisti sportivi, della mia generazione avrebbero voluto emularlo. A vent’anni dalla sua morte (lunedì ricorreva l’anniversario), avvenuta in terra padana come avrebbe desiderato, Gianni Brera non è solo un maestro di giornalismo sportivo ma è un capostipite un “papà” di chi si occupa di sport. Non solo: la sua immensa cultura e genialità lo portò a inventare tanti neologismi, tuttora usati. A cominciare da uno in particolare che il sottoscritto non abbandona mai:, neppure nell’epoca attuale che l’ha sostituito con “ripartenza”: è il  “contropiede”. La fase d’attacco della squadra che infila l’avversario sbilanciato in avanti: e, a quanto riporta Wikipedia, sembra che è tratto dalla «seconda fase della danza del coro delle tragedie greche». Non solo: fu il teorico dell’introduzione del “catenaccio” per riportare l’Itaiia pallonata a livelli internazionali. Ricordo ancora: “uccellare” il portiere avversario e “incornare” il pallone di testa come il toro che si lancia contro la muleta nella corrida. Lo stesso termine “centrocampista” è farina del sacco di Giovanni Luigi Brera, come si descrisse in un suo scritto: «Sono nato l’8 settembre 1919 a San Zenone Po, in provincia di Pavia, e cresciuto brado o quasi fra boschi, rive e mollenti (…) Io sono padano di riva e di golena, di boschi e di sabbioni. E mi sono scoperto figlio legittimo del Po».

E come non ricordare il suo amore per il Genoa che definì “Vecchio Balordo”. Lui “Gioânn padàn” che tifava per la squadra più antica d’Italia verso cui aveva una venerazione. Al Grifone ha anche dedicato uno dei suoi libri “Caro vecchio balordo. La storia del Genoa dal 1893 a oggi” (curata e completata da Fabrizio Calzia).

Termino il mio piccolo omaggio al grande GB ricordando anche la dea “Eupalla”. Ebbene sì, Brera ha inventato anche la protettrice del gioco del calcio. Ispiri sempre tutti noi, dirigenti calcistici, giornalisti, tifosi a un calcio migliore e tenga presso di sé il mitico e ineguagliabile “Gioanin”.

Marco Liguori

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