Genoa superiore alla Samp: ma occorreva tirare di più in porta

Ha ragione Gasperini sull’andamento della partita e sulla sua conduzione da parte del Genoa. Non è una mia semplice condivisione dell’opinione del tecnico rossoblù rilasciata nella sala stampa del Luigi Ferraris. Sono i numeri delle statistiche Panini Digital-Lega Calcio che la confermano. Cominciamo dal possesso palla: 61° per il Grifone e 39% per i blucerchiati. […]


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Ha ragione Gasperini sull’andamento della partita e sulla sua conduzione da parte del Genoa. Non è una mia semplice condivisione dell’opinione del tecnico rossoblù rilasciata nella sala stampa del Luigi Ferraris. Sono i numeri delle statistiche Panini Digital-Lega Calcio che la confermano. Cominciamo dal possesso palla: 61° per il Grifone e 39% per i blucerchiati. Questo dato è ancora più rilevante se lo si rapporta alla supremazia schiacciante del Genoa (oltre 12 minuti contro i poco più di 5 degli avversari): molto precisi gli uomini del Gasp con il 63,4% di passaggi riusciti (Milanetto e Marco Rossi sono stati i migliori con 49 e 45). Il Grifo è riuscito a difendere maggiormente la propria area di rigore (61,9%). In attacco la supremazia del Vecchio Balordo è stata nettamente superiore a quella del Marinaretto doriano (49,2% contro 38,1%): il dato si integra perfettamente con quello della sua pericolosità (31,8% contro il 29,2% degli avversari). Ma…e c’è un “ma” riguardante la capacità di tirare in porta che rende tutto questo poco fruttuoso: il Genoa ha tirato 9 volte (si ricordano le “barbe al palo” di Mesto e Sculli e il colpo di testa di Bocchetti) ma tutte fuori dallo specchio della porta di Storari, mentre la Samp 2 su 5 totali. In queste c’è il gol di Cassano sotto porta: c’è un concorso di colpa tra Scarpi (quando riuscirà il Genoa ad avere un portiere padrone nell’area di porta?), Moretti e Bocchetti che sono stati bruciati dal guizzo del giocatore barese. Insomma, in una gara avara di tiri in porta, i blucerchiati hanno provato due volte a scagliare sassate alla porta dei loro rivali riuscendo a portare via il risultato. Del Neri ha poi completato la sua impostazione chiudendo le fasce con raddoppi stretti di marcatura, efficaci soprattutto nel primo tempo quando Palladino e Palacio facevano grande fatica a superare l’avversario. Il Genoa non è riuscito a vincere i duelli singoli: fu una delle chiavi di volta dell’andata. In più l’allenatore blucerchiato ha saputo sfruttare le qualità muscolari dei suoi centrali di centrocampo Palombo e Poli: nel secondo tempo si è chiuso a catenaccio riuscendo comunque a contenere le sfuriate rossoblù. Insomma, questo tipo di gioco da due mesi gli ha fruttato le quarta piazza che vale la Champions e il possibile ingresso in Europa League.

Ecco spiegati i perché della sconfitta di ieri sera nel derby. Sarebbe però ingiusto addossare responsabilità a Gasperini: il Genoa ha condotto finora una stagione ad alto livello, nonostante l’elevato prezzo pagato alla catena di infortuni susseguitasi da settembre ad oggi. L’unico appunto che mi sento di dargli è l’utilizzo di Acquafresca: è vero che il modulo gasperiniano prevede l’interscambiabilità dei ruoli in attacco, ma l’ottimo Robert era quasi completamente delegato a fare l’esterno. Occorreva una sua maggiore presenza in area di rigore doriana: con i suoi rapidi movimenti avrebbe potuto mettere in difficoltà i difensori. E avrebbe potuto tirare finalmente anche nello specchio della porta doriana.

Domenica prossima c’è la trasferta a Parma. Sarà un altro spareggio per l’Europa League contro una squadra reduce dall’inaspettata vittoria a Napoli. Se le capacità di ripresa mostrate ieri sera fossero confermate, forse il Genoa potrebbe strappare un risultato positivo in terra emiliana. A cinque giornate dalla fine tutto può accadere: l’ultima piazza per l’Europa League è occupata dalla Juventus e dista soli sei punti. Vista l’incertezza mostrata da quasi tutte le concorrenti del Grifo val dunque proprio la pena sperare e credere di lottare fino alla fine per il traguardo continentale.

Marco Liguori

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