Al San Paolo nasce il Genoa pragmatico

Il Genoa ha trovato un punto d’oro nella risaia del San Paolo, flagellato a tratti da una pioggia insistente che ha frenato in parte lo spettacolo in campo e ha trasformato l’impianto in un vero e proprio catino. E’ un risultato che fa morale, visto che i rossoblù non riuscivano a far punti dalla gara […]


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Il Genoa ha trovato un punto d’oro nella risaia del San Paolo, flagellato a tratti da una pioggia insistente che ha frenato in parte lo spettacolo in campo e ha trasformato l’impianto in un vero e proprio catino. E’ un risultato che fa morale, visto che i rossoblù non riuscivano a far punti dalla gara di Palermo a novembre. Come allora, è finita 0-0: ma stavolta c’è qualcosa di diverso. C’è stato un cambio di direzione nella tattica in campo del “camaleonte” Gasperini: voglio sottolineare che non è un’involuzione, ma un adattamento dettato dalle circostanze della gara. Stavolta gli esterni hanno svolto lavoro soprattutto di contenimento: in più è stata schierata una difesa “cassaforte”, che in alcuni momenti (soprattutto nel secondo tempo) contava uno schieramento di cinque giocatori, orchestrati in modo perfetto da Dainelli, l’uomo “della provvidenza” di cui si sentiva enormemente bisogno. Un atteggiamento dettato dalla prudenza: com’era nelle previsioni, il Napoli ha provato un gioco arrembante con i due trascinatori Hamsik e Quagliarella a supporto di Denis. Il Gasp ha svolto un cambio di rotta anche sulle fasce, dov’è stato svolto un lavoro essenzialmente di contenimento. Il tecnico ha messo Criscito a sinistra che ha cancellato Maggio (anche a causa dallo stato di forma non perfetto dell’esterno azzurro): dal piede dell’esterno rossoblù partivano anche i cross per l’unica punta isolata, Suazo, assieme a qualche lancio di Milanetto per la verità molto impreciso. A destra Papastathopoulos scendeva molto raramente oltre la metà campo, impegnato a contenere Aronica prima e, a turno, Dossena e Hamsik dopo, supportato anche da Marco Rossi utilizzato in fase di copertura e interdizione a centrocampo. Cos’è mancato al Genoa? Decisamente una maggiore incisività in attacco. Suazo e Palacio erano completamente isolati in avanti, serviti da lanci lunghi difficilmente controllabili. E’ mancato insomma l’azione con la palla a terra: è uno dei principi del gioco in contropiede, dove occorre velocità, supporto dei centrocampisti e capacità di smarcarsi da parte delle punte. Se manca una soltanto di queste componenti, si subisce passivamente il gioco avversario. Cosa che ha fatto ieri il Grifone, che è stato messo sotto dal Ciuccio soprattutto nei primi 20 minuti della ripresa: “santo” Amelia, a cui andrebbe fatto un monumento, ha fatto tre miracoli a cui bisogna aggiungere che è stato baciato dalla fortuna in occasione della traversa di Paolo Cannavaro e in quella del palo nel primo tempo. Bisogna riconoscere che in base alle occasioni create, il Napoli ha vinto ai punti la gara di ieri: alla squadra di Mazzarri (a cui va riconosciuto il merito di aver riportato perfettamente in carreggiata una Ferrari che aveva sbandato nei primi mesi di campionato) è mancato un qualcosa in più per vincere. Non è solo un fatto di fortuna: se ci fosse stato un centravanti più lucido e preciso di Denis, che non ha finalizzato le buone giocate di Hamsik e Quagliarella, adesso si parlerebbe di un’altra gara.

A maggior ragione il punto conquistato a Fuorigrotta è molto importante. Vanno però rivisti alcuni meccanismi offensivi, visto che il Genoa sta mutando la sua “pelle” tattica in trasferta: non si incassa più gol e ciò è un ottimo risultato. La squadra si sta trasformando in una formazione dal gioco pragmatico. Da rivedere anche la prestazione di Acquafresca, che deve ancora entrare negli schemi del Gasp: domenica prossima c’è il Chievo, che all’andata bastonò i rossoblù. E’ l’occasione per far evidenziare i progressi ottenuti, anche grazie alla campagna acquisti del presidente Preziosi. Questa trasformazione forse non piacerà agli amanti del gioco spettacolare: ma se si vuole concorrere per ritornare in Europa League, ultimo obiettivo rimasto per quest’anno, occorre far punti con regolarità. Bisogna rispettare almeno la vecchia media inglese: vittoria in casa e pareggio fuori.

Marco Liguori

Ps. Permettetemi di citare questa splendida frase che ho letto su uno striscione in curva A: «La vittoria sta alla base del pallone. Si fischia, si canta per pura passione! Rispetto e amicizia non hanno distanza. Partenopei e Grifoni eterna fratellanza!». Tifosi di tutta Italia, meditate e imitate.

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL’ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893.NET

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