Al Genoa occorre «pensiero e azione»

Miei cari amici Genoani da Boccadasse al Mato Grosso la sconfitta a San Siro rispecchia il Genoa double face che ormai ha caratterizzato tutta la stagione. Il primo tempo contro l’Inter, tranne i primi 15 minuti iniziali e l’azione d’impeto del gol del 3-1, ha chiaramente fatto vedere una squadra impacciata, messa male in campo, […]


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Miei cari amici Genoani da Boccadasse al Mato Grosso la sconfitta a San Siro rispecchia il Genoa double face che ormai ha caratterizzato tutta la stagione. Il primo tempo contro l’Inter, tranne i primi 15 minuti iniziali e l’azione d’impeto del gol del 3-1, ha chiaramente fatto vedere una squadra impacciata, messa male in campo, timida e confusionaria. Nel secondo tempo si è riscontrato un andamento migliore, anche se con ulteriori difetti. Se la partita fosse terminata in goleada nerazzurra (modello 6-1 a Napoli) penso che Pasquale Marino difficilmente sarebbe rimasto ancora sulla panchina rossoblù. Non si è compreso come si sarebbe potuto affrontare il veloce e potente trio di centrocampo avversario Poli-Cambiasso-Stankovic, supportato dagli inserimenti sulle fasce di Zanetti, con un trio lento e compassato come Veloso-Belluschi-Biondini dove solo quest’ultimo rivestiva il suo ruolo reale di interdittore. In più c’era Sculli che faceva il pendolare tra centrocampo e attacco: insomma era senza alcuna posizione certa. Risultato? Il caos biblico, con l’Inter che scorazzava in lungo e in largo al centro e sulle fasce dove arrivavano palloni invitanti per il trio Forlan-Milito-Zarate. Domanda da un centesimo di euro: non era meglio schierare un iniziale 3-5-2? Due esterni di ruolo, Sculli e Jankovic, con Biondini e Belluschi mediani (pur se l’argentino adattato) e Veloso regista avanzato. Almeno si sarebbe rafforzato il centrocampo e gli avversari avrebbero dovuto faticare di più per saltare la linea mediana con la palla al piede. La difesa a quattro elementi sembra proprio che mostri la corda in più di un’occasione.

Fortuna che la ripresa è stata differente: probabilmente la “strigliata” di Marino ha avuto effetto, assieme all’ingresso di Jankovic sulla fascia sistemando un 4-2-4. E almeno si è visto il Grifone che ha conteso la partita fino all’ultimo minuto. E, visto l’andamento della gara nella seconda frazione con il 5-4 finale, alla fine in tanti tifosi hanno provato un senso di rabbia. Ma c’è un’altra causa a monte del risultato conclusivo: il Genoa ha accettato una partita “a tamburello”, stile oratorio, impostata dall’Inter con rovesciamenti di fronte e occasioni da gol, senza avere ordine tra i reparti. E’ stato il tipo di gioco che voleva l’avversario ed è perfettamente riuscito ed ha portato il massimo risultato in porto. In questo modo si sono anche ingigantiti i meriti dei nerazzurri e sono passati in secondo piano i suoi difetti, come la scarsa tenuta dimostrata più di una volta dalla difesa. Per fortuna i risultati delle altre pericolanti, Lecce in primis, sono stati favorevoli ai rossoblù: i salentini, in piena zona retrocessione, sono a sei punti per aver pareggiato con l’altra pericolante Cesena. Non c’è dunque l’atmosfera da “linea del Piave” con il pericolo alle porte. Piccolo inciso per Veloso: se è possibile sostituirlo, lo si faccia senza indugio, poiché in questo frangente della stagione è completamente fuori fase. Se potesse rientrare la prossima gara Kucka (che manca come il pane) meglio avere una linea mediana di pedalatori con Biondini e due esterni.

Nonostante la situazione di classifica ora descritta, sabato prossimo a Novara si chiede ai giocatori una vittoria chiara e netta per allontanarsi dalla zona “rossa”. E agli atleti genoani si chiede di applicare una massima del grande patriota ligure Giuseppe Mazzini: «Pensiero e azione». Parlate pure in settimana della voglia di vincere la partita e di pensare a come fare: ma in campo agite, tirate fuori il carattere e, soprattutto, portate tre punti a casa.

Marco Liguori

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