Nel 1988 il Genoa batte il Padova e nel 1994 la Reggiana

Nel 1988 il Genoa batte il Padova. Quel giorno 5mila tifosi invasero Padova per seguire il Genoa. Già sessantacinque anni prima, la stessa città venne invasa da migliaia di genoani festanti arrivati da Genova e dintorni in treno speciale e da centinaia di giovani marinai genovesi dei presidi costieri dell’Alta Italia, le cui divise spiccarono […]


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Nel 1988 il Genoa batte il Padova. Quel giorno 5mila tifosi invasero Padova per seguire il Genoa. Già sessantacinque anni prima, la stessa città venne invasa da migliaia di genoani festanti arrivati da Genova e dintorni in treno speciale e da centinaia di giovani marinai genovesi dei presidi costieri dell’Alta Italia, le cui divise spiccarono dagli spalti gremiti di folla come una grande macchia bianca dal cuore rossoblu. Il Padova incontrava il semifinale quel Genoa che avrebbe poi vinto l’ottavo trionfale scudetto. Il Genoa di Scoglio aveva iniziato bene il campionato 1988/89: due vittorie e un pareggio nelle prime tre partite. Quella di Padova era quindi una tappa importante, serviva almeno un pareggio per dare continuità. Il Genoa in B risvegliava sempre negli avversari il desiderio di ben figurare, infatti le ‘gallinelle’ al fischio d’avvio partono a testa bassa e riescono ad andare addirittura in vantaggio dopo soli 10′. Il Genoa, sorretto dal tifo delle grandi occasioni, reagisce con decisione, ma al 28′ l’arbitro Frigerio di Milano ci mette lo zampino e manda Torrente sotto la doccia. Per i rossoblu in dieci la strada si fa in salita, il Padova si difende bene e fino al riposo non c’è niente da fare: 1 a 0 per i padroni di casa. A inizio ripresa, per fortuna e nel giro di pochi minuti, Briaschi va in gol e raddrizza la partita. Il gioco s’incattivisce, ma il Genoa si fa rispettare e i tifosi sugli spalti fanno il resto, con la speranza di riuscire a tenere il pareggio. Ma Scoglio vuole vincere anche con un giocatore in meno e studia la mossa di lasciare libero il giocatore del Padova a suo giudizio meno pericoloso. Mossa astuta, da stratega, ma anche rischiosa. Alla fine all’audace ‘professore’ andrà bene, anche se non sarà una mossa tattica a sbloccare la partita a favore del Genoa, ma un errore degli avversari: su un azione apparentemente insignificante, un difensore del Padova interviene senza problemi e passa la palla al portiere; il pallone è lento e il portiere non è una scheggia ad usicre, a differenza di Nappi che invece scatta come un fulmine, arriva per primo sul pallone, scarta il portiere stesso e deposita la palla in rete, all’86’. Lo stadio, in buona parte tinto di rossoblu, scoppia in un applauso interminabile e Nappi, che farà altri gol di rapina come questo, diventa un idolo della tifoseria. Il Genoa vince la partita e comincia a convincersi che può farcela, mentre i tifosi, entusiasti, sono già convinti. A fine campionato, infatti, sarà serie A. I festeggiamenti saranno sontuosi come sempre, ma questa volta ci sarà anche un grande raduno in piazza della Vittoria dove Scoglio parlerà davanti ad una folla immensa e festante. Il ‘Professore’ era arrivato al Genoa per quel campionato, dopo il quale andò ad allenare Bologna, Udinese, Lucchese e Pescara. Tornò sulla panchina genoana dal ’93 al ’95, quindi allenò il Torino, Cosenza, Ancona e la Nazionale tunisina. Nel 2001/02 sarà di nuovo il trainer del Grifone, ma per l’ultima volta: morirà infatti nel 2005, durante un programma televisivo in un confronto con Enrico Preziosi, nuovo presidente della sua ex Società. Fu un rapporto complesso quello di Scoglio con il ‘suo’ Genoa, che amò in modo viscerale tanto da sentenziare, centrando in pieno la profezia, “morirò parlando di Genoa”. Al suo funerale oltre 8mila persone gli tributeranno la loro stima e il loro affetto.                                                                                                                                                                                                                      Sei anni dopo l’incontro con il Padova, il Genoa supera la Reggiana per 3-1. Il Genoa scese in campo con Tacconi, Torrente, Arancini (Delli Carri dal 45′), Manicone, Galante, Signorini, Ruotolo, Bortolazzi, Nappi (Van’t Schip dal 75′), Skuhravy e Onorati. Il Genoa va in rete con Skuhravy dopo soli 24′. Pochi minuti dopo, al 38′, Bortolazzi, combattivo geometra del campo rossoblu, lancia un pallone sull’esterno sinistro verso la Sud lato distinti, tracciando con la traiettoria della palla l’ipotenusa di un triangolo che ha un vertice nel suo piede destro, un altro sul piede sinistro di Onorati, che sta arrivando in corsa all’altezza della linea corta dell’area di rigore (spostato verso il fondocampo) e il terzo vertice sul dischetto del rigore a trenta metri dal suo piede destro, dove avrebbe dovuto farsi trovare Skuhravy. Onorati, invece di chiudere il triangolo pensato da Bortolazzi, crossando verso il dischetto del rigore dove si è smarcato Skuhravy, calcia in corsa al volo, e con un tiro spettacoloso, da quella posizione impossibile infila il pallone sotto la traversa all’incrocio dei pali. Un gol capolavoro: Onorati non è un fuoriclasse ogni volta che gioca con la palla, ma con quel tiro e quel gol è stato alla pari di qualsiasi fuoriclasse. Il Genoa è ora sul 2 reti a 0 e per la Reggiana sembra una messa detta. Bagnoli, l”uomo della Bovisa’, che da calciatore nel Milan aveva studiato alla premiata università di Schiaffino & Liedholm, quando allenava il Genoa soleva chiamare Onorati storpiandone il nome in Onorowsky, per ironizzare sul fatto che se il ragazzo fosse stato straniero avrebbe goduto forse di miglior considerazione da parte di chi suole conferire più importanza all’apparenza che non alla sostanza. Alla fine il Genoa vincerà 3 a 1, ma nessuno ricorderà tale vittoria; tutti gli amanti del bel calcio ricorderanno invece il capolavoro di Onorati, che non a caso era stato indicato in gioventù come l’erede di Antognoni. Un altro giocatore che segnò la storia del Genoa degli anni 90 è stato senza dubbio Gennaro Ruotolo: acquistato nell’estate del 1988, rimase a Genova fino al 2002, disputando complessivamente 444 incontri che a tutt’oggi rappresentano il record di presenze per un giocatore rossoblu.

 

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