Nel 1972 il Genoa vince sulla Reggiana per 2-1

Nel 1972 il Genoa vince sulla Reggiana per 2 reti a 1. La squadra, ritornata in serie B dalla C, iniziò quel campionato in modo alterno: c’era il valido gioco di squadra dato dal tecnico Arturo Silvestri sulle basi dell’anno precedente, ma mancava ancora qualcosa per poter competere in alta classifica. A causa dell’inadeguatezza economica della […]


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Nel 1972 il Genoa vince sulla Reggiana per 2 reti a 1. La squadra, ritornata in serie B dalla C, iniziò quel campionato in modo alterno: c’era il valido gioco di squadra dato dal tecnico Arturo Silvestri sulle basi dell’anno precedente, ma mancava ancora qualcosa per poter competere in alta classifica.

A causa dell’inadeguatezza economica della Società, la campagna acquisti si limitò a soli due giocatori importanti, peraltro di buon rendimento come Simoni e Manera. Ma con l’arrivo in novembre di Traspedini (professionista serio e goleador abituato ai palcoscenici della serie A) e di Garbarini (per sopperire al grave infortunio subito da Turone al ginocchio) la situazione migliorò e tra dicembre a gennaio il Genoa perse una sola partita su dodici, rimontando di molte posizioni in classifica. E’ il segnale che i tifosi stavano aspettando, adesso si parla di serie A: l’entusiasmo è contagioso, tanto da portare a lanciare l’idea dell’Azionariato Popolare che possa mirare a organizzare la tifoseria secondo i modelli di Barcellona e Real Madrid, partendo dal coinvolgimento dei tifosi alla vita della Società.

Arriva presto l’incontro con la Reggiana, squadra solida in lotta per le prime posizioni che per il Genoa è un po’ come un esame di maturità. Si dovrà giocare in campo neutro perché nella precedente partita l’entusiasmo del pubblico era sconfinato in intemperanze che sono costate alla Società la squalifica del campo.

La città scelta come campo neutro è Pisa: sarà il primo dei tanti esodi da parte dei tifosi rossoblu che iniziano a seguire in massa le trasferte del vecchio Grifo; è la prima a farlo con questa frequenza, in comitiva, con la famiglia o con gli amici, con viaggi organizzati dai Genoa Club o con mezzi propri.

Infatti, quando la Reggiana scende in campo a Pisa trova uno stadio tutto rossoblu: una grande massa di genoani e un tifo da inferno come biglietto da visita.

Ne esce un incontro memorabile: il Genoa vuole continuare la scalata in classifica e cerca la vittoria, ma la Reggiana è forte, risponde con azioni ficcanti pericolosissime, cerca la vittoria per restare in lotta per la promozione.

A un minuto dal termine di un primo tempo ben giocato, che vede le squadre ancora sullo 0 a 0 iniziale, ecco che l’insidioso Passalacqua con un guizzo e un tiro azzeccato rompe l’equilibrio e infrange le speranze dei genoani: uno a zero per la Reggiana.

Una sconfitta quel giorno avrebbe potuto fermare la corsa all’alta classifica del Genoa, ma la squadra ha carattere e grinta e, appena l’arbitro fischia la ripresa delle ostilità, parte all’attacco e aggredisce l’avversario da ogni parte. Tutti capiscono che la squadra granata non potrà resistere più di tanto, e infatti dopo sei minuti il pareggio del Genoa è cosa fatta: ci pensa Speggiorin, la giovane ala sinistra arrivata dal Vicenza, al 51′.

Rimesse in parità le sorti dell’incontro, il Genoa non si ferma: incitati a gran voce dalle migliaia di tifosi, i ragazzi in maglia rossoblu continuano a tessere un’azione dopo l’altra, attaccando col raziocinio di un gioco che ormai conoscono a memoria. Non ci sono fuoriclasse in questo Genoa, ma c’è l’equilibrio di una squadra dove i giocatori si capiscono e si aiutano l’un l’altro.

A un certo punto il Genoa è padrone del campo e l’aria comincia a profumare di vittoria. Poco più di dieci minuti dalla fine, a coronamento di un periodo di predominio tecnico e di superiorità di manovra, arriva il goal: la manovra del Genoa si snoda da centrocampo verso la fascia e parte un cross che coglie Manera, terzino che va all’attacco, solo a centro area. Potrebbe stoppare la palla e insaccarla comodamente, ma Manera ha il coraggio dei grandi e invece di cercare lo stop si avventa sulla palla, la colpisce in corsa di collo piede, col corpo in volo sollevato da terra per trasmettere il peso del corpo stesso e la sua velocità al pallone che parte come un bolide e s’insacca prima che portiere e tifosi possano rendersi conto di cosa sia accaduto.

Lo stadio diventa una polveriera, il tifo sale al fulmicotone: goal come questo stroncano psicologicamente e tagliano le gambe perché rappresentano il suggello di una superiorità manifesta.

La Reggiana lo capisce, getta la spugna e l’arbitro alza il braccio del Genoa vincitore.

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