Fotogallery: Guido Vandone ricorda quel Torino-Genoa dopo la tragedia di Superga

L'allora portiere della Primavera granata ha ricordato quella triste gara durante la celebrazione al Cimitero Monumentale del capoluogo piemontese: «Prima della partita, Ferruccio Novo ci salutò in lacrime. Ci disse: "Lassù vi guardano"»

Guido Vandone, il portiere granata della primavera che giocò Torino-Genoa dopo la tragedia di Superga (Foto Pianetagenoa1893.net)

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La prima squadra a visitare il Torino al “mitico” Filadelfia dopo la Tragedia di Superga fu il Genoa. Una partita surreale in quel 15 maggio 1949, che vide le due squadre schierare le formazioni giovanili, a campionato già deciso (in occasione dei funerali delle vittime, la Figc aveva assegnato al Toro lo scudetto 1948-49). Di quella partita – la più triste della storia granata – ha parlato stamattina un uomo che quel match lo giocò. Si tratta di Guido Vandone, portiere di quella compagine che si trovò a dover sostituire la squadra più forte di tutti i tempi. «Fu un’emozione grande», ha detto Vandone nel corso della commemorazione che si è svolta stamattina al Cimitero Monumentale di Torino, davanti al sepolcro dei Campioni di Superga. «Prima della partita, Ferruccio Novo (il presidente del Torino, ndr) ci salutò in lacrime. Ci disse: “Lassù vi guardano”. E la gente allo stadio non vedeva in campo Vandone, ma Valerio Bacigalupo. E non vedeva Motto, ma Aldo Ballarin».

I “testimoni” di quel match Guido Vandone e Umberto Motto non sono che alcuni dei personaggi intervenuti alla commemorazione, che ha aperto una giornata di manifestazioni per il Grande Torino. Manifestazioni che avranno il loro culmine oggi, con la Messa in Duomo (alle 15.30) e la tradizionale lettura dei nomi, alle 17.03 al colle di Superga.

Tra i partecipanti, varie vecchie glorie granata (come l’ex genoano Claudio Sala, Puja, Cereser e Pallavicini), i rappresentanti dei musei di River Plate, Benfica e Fiorentina, e José Bastos, il secondo portiere della squadra portoghese che affrontò il Grande Torino a Lisbona prima del tragico viaggio aereo. Presenti anche i Figgi do Zena durante la cerimonia al Colle di Superga.

La cerimonia ha avuto il suo culmine con la benedizione delle tombe da parte di Don Riccardo Robella, cappellano del Torino, e la scopertura dello stemma della squadra granata, da poco ristrutturato, sul sepolcro dei caduti. Il drappo è stato rimosso da Urbano Cairo, che ha evidenziato le gesta della squadra. “Avrebbero potuto vincere dieci campionati di fila”, ha ricordato il presidente granata. “Per questo, idealmente, i loro record sono ancora imbattuti”.

Maurizio Montagna

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