UN TACCO DI CLASSE: i calci piazzati, tallone d’Achille da curare

Le palle inattive sono un punto debole del Genoa. Juric dovrà lavorare su questo aspetto in vista della Roma


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Credo che ormai Juric abbi imparato la lingua italiana, per cui d’ora in avanti dovrà spiegare ai suoi difensori il significato di “palla inattiva” o “calci piazzati”. Così da evitare delle figuracce da parte del blocco difensivo: in due partite questi bravi, simpatici, amici in rossoblù hanno beccato tre gol per “palle passive” o “inattive”. Eppure questa difesa era l’orgoglio della squadra di Juric! E allora, cosa è successo? Il tecnico dovrebbe appunto insegnare la lingua italiana meglio e con più incisività, perché è assurdo che il Grifo domini una partita, giochi sempre meglio dell’avversario e alla fine finisce ignobilmente beffato.

I 23 punti potrebbero essere 26 o 27: bisogna però stare attenti perché cadere coinvolti in certe situazioni difficili basta un niente. Juric prende le sue misure, convochi i suoi sotto l’albero di Natale e offra loro degli stupendi palloni con su scritto “piazzati”!

NOTE – Detto questo, però, qualche elemento positivo il Grifo lo ha messo in mostra a Torino, facendo spaventare quel musone di Mihajlovic che a un certo punto non sapeva più a che santo votarsi, perché il Grifo spingeva e costringeva i granata a rimanere rintanati, specie sulle fasce.

Poi, come diciamo da tempo, il Grifo si è tramutato nel famoso “Istituto di Beneficenza Genoa 1893” e ha offerto a Belotti (in verità un “gallo” apparso un po’ spennacchiato) la possibilità di segnare un gol facile, facile. Anche perché, e qui siamo al solito nostro appunto tecnico, il bravo Lamanna, come l’abile Perin, non “escono” come si dice in gergo, non si muovono dalla linea di porta, pur avendo mani e pugni che sovrastano l’avversario e la sua testa.

Lamanna, per altro pronto e attento per quasi tutta la gara, ha accusato una battuta d’arresto (nel senso che non si è “arrestato” sulla sua linea) permettendo al “gallo” di mettere dentro senza problemi il pallone della vittoria.

GIOVANE – Diciamo tutto il bene possibile, invece, di quel ragazzo bello, simpatico e anche bravo che si chiama Pietro Pellegri, il più giovane calciatore di serie A mai sceso in campo assieme ad Amadeo Amadei: 15 anni, nove mesi e cinque giorni. Per lui il regalo di Natale è stato straordinario, anche se la vera “strenna” poteva essere una meritata vittoria che, per colpa di qualche suo collega più anziano, non è arrivata.

Rimane il piacere di vedere che nel vivaio rossoblù cominciano a crescere ragazzi davvero in gamba, ragazzi che soprattutto rimangono e vengono utilizzati direttamente in prima squadra. Questo è sempre stato il sogno del responsabile del giovanile Michele Sbravati, un dirigente eccellente: allevare e tenerseli, non come succede in genere da noi dove si fanno crescere i giovani e poi vengono venduti immediatamente (leggi Mandragora ed altri).

Pellegri sa di essere “coccolato” e questo è un bene: dimostra come anche il Genoa cerchi di dare quel contributo di giovani giocatori di cui ha tanto bisogno il calcio italiano.

Torniamo a bomba: diciamo che i 23 punti sono buoni, ma non ottimi, per cui ora si attende un grande riscatto contro la Roma, squadra cosiddetta grande e quindi tale da stimolare molto il vecchio Grifone che riesce a mettere in grande difficoltà le big tra le mura amiche del Ferraris.

Ultima domandina di fine anno: contro la Roma vedremo Rincon in maglia giallorossa? Sarebbe un peccato…

Vittorio Sirianni

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