DAGOSPIA – I Giochi di Enrico non sono più Preziosi

La fase critica della Giochi Preziosi non sembra ancora essere terminata. Lo afferma Dagospia.com che ha analizzato i conti della Fingiochi “relativo al 2012 – riporta il sito di Roberto D’Agostino – appena depositato in Camera di commercio – con estremo ritardo proprio perché bisognava aspettare la ristrutturazione del debito di Giochi Preziosi – il […]


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La fase critica della Giochi Preziosi non sembra ancora essere terminata. Lo afferma Dagospia.com che ha analizzato i conti della Fingiochi “relativo al 2012 – riporta il sito di Roberto D’Agostino – appena depositato in Camera di commercio – con estremo ritardo proprio perché bisognava aspettare la ristrutturazione del debito di Giochi Preziosi – il valore della partecipazione del 42% (NDR: è quella di Enrico Preziosi) è sceso drasticamente di 155 milioni riducendosi così a 36 milioni di euro”. Gli altri azionisti sono il veicolo Lauro Ventidue (Clessidra, Unicredit e Hamilton Lane) con il 38%, Intesa Sanpaolo con il 14% e il private equity della De Agostini Idea Capital con il 5 per cento.

Dagospia descrive che “il 9 agosto scorso gruppo di giocattoli presieduto da Enrico Preziosi ha sottoscritto con le banche finanziatrici un accordo di ristrutturazione del debito ex articolo 182 bis della legge fallimentare”. L’intesa ha anche stabilito un aumento di capitale da 37 milioni. Ciò ha comportato per Fingiochi “un impegno da 12,63 milioni più il rilascio di una garanzia da 3,16 milioni. Il piatto, in realtà- spiega il sito – piangeva non solo ai piani bassi ma anche a quelli alti della catena di controllo; e così, per reperire gran parte della risorse necessarie alla ricapitalizzazione, la holding prima socia si è fatta finanziare da Intesa Sanpaolo per oltre 12 milioni”.

Ma nel bilancio di Fingiochi, c’è anche un riscontro sulla partecipazione di maggioranza del 75% del capitale del Genoa. Alla fine del 2011 “risultava in carico per quasi 18 milioni – si legge su Dagospia – adesso non vale più niente, zero, come fosse carta straccia. Il motivo dell’azzeramento del valore della quota è presto detto: il bilancio del Genoa, nel 2012, si è chiuso in perdita per 14,85 milioni, a fronte di un patrimonio netto di 1,15 milioni”. La cassaforte della Famiglia Preziosi precisa nel documento contabile che “la svalutazione è stata effettuata in ossequio al principio della prudenza, pur nella consapevolezza che la società Genoa Cfc, per la sua storia centenaria e per il suo prestigio, mantenga un valore intrinseco più che positivo, anche alla luce di importanti plusvalori latenti sul parco giocatori in essere”.

L’andamento negativo del Genoa e, soprattutto, quello di Giochi Preziosi, hanno mandato in rosso i conti della holding Fingiochi: “il 2012 è stato archiviato – scrive ancora Dagospia – con una perdita di esercizio di 209,12 milioni, che si confronta con quella di “appena” 18,29 milioni del 2011 e che l’assemblea degli azionisti ha deciso di coprire utilizzando la riserva straordinaria”.

Tuttavia la fase difficile della finanziaria di Enrico Preziosi non sembra essere ancora terminata. Il revisore dei conti Marco Colacicco, nella nota con cui approva il bilancio, ha sottolineato che “la continuità aziendale di Finholding – conclude Dagospia – potrebbe essere messa a rischio non soltanto dal mancato rispetto dell’accordo siglato da Giochi Preziosi e le banche finanziatrici, ma anche dalla “critica evoluzione della situazione economico-finanziaria” del Genoa e dall'”escussione di garanzie concesse in favore di terzi”. Il riferimento è alle fidejussioni che la Fingiochi ha concesso in favore di alcune partecipate, e in particolare in favore del club rossoblù, per oltre 72 milioni. “In caso di inadempimento dell’obbligato principale – avverte il bilancio della holding di Preziosi – Fingiochi si troverebbe esposta a un ulteriore rischio di liquidità”. Di cui il bilancio del 2013 non potrebbe che tenere conto”.

 

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