Ha il cognome quasi impronunciabile come i ciclisti belgi degli Anni ’70, quelli con il volto arcigno e cattivo che mordevano la strada in maniera unica e che si mettevano una foglia di verza sotto il berretto per non patire il caldo in estate. Il nome, però, è brasiliano, da joga bonito, tutt’altro pianeta, poiché entrambi i genitori si innamorarono follemente di Zinho, centrocampista della Seleçao di Parreira campione del Mondo a Pasadena (sic!) in California. É fiammingo, quindi proveniente dalla zona nord del Belgio, dove il fermentato trappista è consumato a fiumi, e si chiama Vanheusden, un cognome che solo a pronunciarlo – quelli che ci riescono, appunto – emana un sentore di fagianata sul Mont Ventoux o sui tornanti di Lavaredo. Da ieri è tornato a essere dell’Inter, con un riscatto e contro-riscatto che sarebbe spiegato meglio da un vigile urbano più che da un avvocato sportivo: sarà del Genoa, ma solo in prestito per dodici mesi, sul solco di Scamacca.
Vanheusden è il nuovo baluardo della difesa del Genoa, orfana dello svincolato Zapata e ancora alla disperata ricerca del nuovo Romero, fresco campione del Sud America che a Genova qualcuno frettolosamente etichettò come incapace di marcare a uomo: si giocasse a tre Zinho sarebbe il centrale, tra Masiello e Criscito, mentre in una più verosimile difesa a quattro avrebbe bisogno di un interprete di qualità a suo fianco, un libero vecchia maniera, per rendere più flessibile e meno scontata la manovra uscente dalla linea arretrata come impongono le nuove istanze riformiste del calcio. Il fiammingo ha personalità, non si diventa per caso capitano dello Standard Liegi – la squadra con più partecipazioni al massimo campionato del Belgio – a ventuno anni, ed è bravo nel fondamentale del colpo di testa; ha altresì orbitato attorno alla prima squadra della Nazionale ma gli infortuni ne hanno limitato l’ascesa a riserva per Euro 2020. E il Belgio ne aveva disperato bisogno.
Gli infortuni, appunto, ne ha avuti tanti, come capita a tutti, ma gravi, se non addirittura gravissimi, come capita a pochi: nella storia recente del Genoa forse solo Perin e Giuseppe Rossi sono stati martoriati più di Vanheusden. Zinho si è sempre rialzato perché è un ’99 già vecchio avendone passate di tutti i colori, tra plurimi interventi chirurgici e riabilitazioni. Il Grifone è la sua nuova dimora, come fu per l’altrettanto fiammingo Vandereycken, il bel René che Renzo Fossati regalò a Simoni assieme all’olandese Peters: e i due hanno qualcosa in comune, oltre alla militanza nel Genoa, giacché provengono dalla stessa città, Hasselt. Vandereycken, però, restò due stagioni in rossoblù ma ne giocò soltanto una a causa di un guaio al ginocchio, altra similitudine, rimediato in Nazionale. A Vanheusden, prossimo all’ufficializzazione, il compito di prendersi la difesa del Genoa e trasformarla in un bellissimo quadro fiammingo.