UNDICI – Perin, giocare con le mani

In un’intervista sul trimestrale Undici da oggi in edicola, Mattia Perin si confessa sulla sua infanzia, sul Genoa, sugli insegnamenti al Pescara, sull’eredità di Buffon e il senso di giocare in porta. Il portiere è sicuro di sé ma cauto quando parla di ambizioni: afferma di star bene al Genoa dove “i giardinieri, le segretarie, l’amministrazione, […]


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In un’intervista sul trimestrale Undici da oggi in edicola, Mattia Perin si confessa sulla sua infanzia, sul Genoa, sugli insegnamenti al Pescara, sull’eredità di Buffon e il senso di giocare in porta. Il portiere è sicuro di sé ma cauto quando parla di ambizioni: afferma di star bene al Genoa dove “i giardinieri, le segretarie, l’amministrazione, i magazzinieri, sono quelli di quando ero più piccolo”. Perin racconta i suoi esordi, quando fu scelto da Gianluca Spinelli, preparatore del Genoa e della Nazionale, dopo essere stato scartato da altri club per via della sua altezza. Il settore giovanilòe del Genoa lo ricorda “un po’ come un college americano” in cui lo studio conta quanto il gioco. Perin racconta anche di come ha parato un rigore a Balotelli: è stato l’unico assieme a Pepe Reina del Napoli a parare un penalty a Supermario. “Sul rigore di Balotelli avevamo visto reina, tre o quattro settimane prima, e sapevamo che se il portiere resta fermo fino alla fine Balotelli incrocia forte, a destra del portiere, che quello è il suo lato migliore. Allora io mi dico – non avevo nulla da perdere, quello aveva sbagliato un rigore su cinquanta – faccio la stessa cosa. Poi che è successo: un attimo prima che lui arriva sul pallone io faccio un micro-movimento a destra, ma proprio impercettibile, io me ne accorgo e cambio all’ultimo. Infatti se tu vedi lui il rigore lo tira quasi centrale. Ho fatto una finta involontaria, incosciamente, Cioè io sarei voluto andare a destra, aspettare fino all’ultimo e andare a destra. E’ stato un movimento involontario, me ne sono accorto e ho cambiato all’ultimo”.

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