Pochi minuti dopo la mezzanotte odierna, dodici club firmatari hanno ufficialmente dato vita alla Super League, sia maschile che femminile. Si tratta di una competizione europea infrasettimanale che si disputerà tra le stesse società fondatrici, tra le quali Milan, Arsenal, Atletico Madrid, Chelsea, Barcellona, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Real Madrid e Tottenham (che escono dall’Eca). I grandi assenti sono PSG e Bayern Monaco. Nel comunicato ufficiale i club mantengono la propria parola nel proseguire i negoziati con la Uefa e la Fifa in modo da garantire il meglio alla Super League e al calcio in generale: «La pandemia ha aumentato l’instabilità dell’attuale modello economico del calcio europeo. Nei prossimi anni l’obiettivo è di aumentare la qualità e l’intensità delle competizioni d’Europa. I club firmatari credono che tale proposta non risolverà problemi strutturali, inclusa la necessità di fornire più match di qualità e maggiori risorse all’intera piramide del calcio».
Altri tre club aderiranno come fondatori prima della stagione inaugurale, che dovrebbe iniziare non appena sarà possibile (comunque nel mese di agosto).
La Super League prevede la partecipazione dei quindici club fondatori e cinque altre squadre selezionate ogni anno in base ai risultati conseguiti nella stagione precedente. Le partite saranno a metà settimana facendo così salvi i campionati nazionali. I partecipanti sono suddivisi in due gironi da dieci squadre, partite sia in casa che in trasferta: le prime tre classificate di ogni girone sono automaticamente qualificate ai quarti di finale, ciascuna quarta e quinta classificata si affronterà in una sfida andata e ritorno per i due restanti posti disponibili. Quarti e semifinali avranno un formato a eliminazione diretta, sia in casa che in trasferta; finale secca alla fine di maggio in uno stadio neutrale.
Il primo presidente della Super League è Florentino Perez, presidente del Real Madrid, vicepresidenti Joel Glazer, proprietario del Man United, e Andrea Agnelli, presidente della Juventus, il quale ha detto: «I dodici club fondatori hanno più di un miliardo di tifosi in tutto il mondo e un palmares di novantanove trofei continentali. In questo momento critico ci siamo riuniti per consentire la trasformazione della competizione europea, mettendo il gioco che amiamo su un percorso di sviluppo sostenibile a lungo termine, con un meccanismo di solidarietà fortemente aumentato, garantendo a tifosi e appassionati un programma di partite che sappia alimentare il loro desiderio di calcio e, al contempo, fornisca un esempio positivo e coinvolgente».
Nel comunicato ufficiale si parla di «contributo una tantum di 3,5 miliardi di euro che i club fondatori riceveranno in supporto dei loro piani d’investimento in infrastrutture e per bilanciare l’impatto della pandemia Covid-19».
Che ne sarà della Champions League, recentemente restaurata con grandi sforzi dallo stesso Agnelli? La politica mondiale si è già espressa: Macron e Boris Johnson si sono detti contrari in prima facie. L’Uefa e le sei Confederazioni hanno assunto posizioni nette: ai club interessati sarà vietato giocare in qualsiasi altra competizione a livello nazionale, europea o mondiale, e ai loro giocatori potrebbe essere negata l’opportunità di rappresentare le loro squadre nazionali.