Rubinho: «Milito litigò con Preziosi, così andò al Saragozza»

«Anni bellissimi al Genoa, ogni ingranaggio girò per il verso giusto» spiega l'ex portiere

Rubinho
Rubinho torna al Genoa (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Dopo Perin anche Rubinho è stato intervistato da Robert Stillo tramite la pagina Instagram di “Evolution Goalkeeping”. Il portiere brasiliano ha ripercorso la sua avventura al Genoa: «Ho passato anni bellissimi: dalla Serie B all’Europa League. Arrivarono grandi risultati perché la società modellò la squadra sulle esigenze di Gasperini. Eravamo uno spogliatoio di brave persone che in campo si trasformavano». Un gruppo di grandi campioni: «Ogni ingranaggio girò per il verso giusto. Da Thiago Motta, che arrivò senza un ginocchio, a Diego Milito, che tornò dal Saragozza, dove si trasferì dopo una violenta lite con Preziosi. Eravamo una squadra unita e con una cattiveria agonistica incredibile. Potevamo battere chiunque».

Il tempo passa ed ex compagni di squadra ora fanno i tecnici: «Ho ritrovato Alessio Scarpi, il nostro “Gatto”, è un preparatore bravissimo. Ricordo che Raggio Garibaldi tremava quando mi faceva i cross in allenamento perché temeva di sbagliare: era timidissimo». Rubinho prosegue con le differenze tra due suoi ex preparatori, Gianluca Spinelli al Genoa e Claudio Filippi alla Juventus: «Spino mi ha insegnato la tecnica del movimento dentro e fuori dalla porta, profilo che in Brasile non è curato perché lì si fanno solo prese. Lui capisce il tuo lato umano, ti agevola e diventi amico: al Genoa bastava uno sguardo per capirci. Filippi, invece, è un martello, cura i minimi dettagli per portarti alla perfezione tecnica: il rapporto con lui è basato solo sul lavoro di campo».

Il portiere secondo Rubinho, da poco direttore scout in Sud America per una società di consulenza: «È un ruolo paradossale e con poco equilibrio: vogliamo lanciare i giovani ma li sostituiamo con i più vecchi al primo errore. Così non impareranno mai. Il portiere deve entrare in sintonia con la partita, è un ruolo più mentale che fisico: è la testa che deve funzionare. Il ragionamento sviluppa la tecnica, il portiere non è solo istinto. Responsabilità e divertimento, il calcio deve essere piacere di giocare».

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