Preziosi a Gianlucadimarzio.com: «Genoa? Quando posso vedo volentieri le partite»

L'ex patron rossoblù spiega: «Ho acquisito molta serenità e meno stress. Francamente, anche se nessuno ci crede, a me il calcio non manca»

Preziosi Genoa Fingiochi
Enrico Preziosi, presidente del Genoa

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«Ho acquisito molta serenità e meno stress. Francamente, anche se nessuno ci crede, a me il calcio non manca». Ai microfoni di gianlucadimarzio.com, Enrico Preziosi, ex patron del Genoa, ha spiegato di essere molto felice di aver lasciato il mondo del calcio. «Ho già dato – ha spiegato l’industriale – ed è stato come togliersi un peso dallo stomaco. Il calcio di oggi, forse, non mi appartiene più. Noi abbiamo fatto le cose sempre per passione, non per soldi, nonostante siano arrivate molte critiche dai tifosi. Quel tipo di presidente che io rappresentavo non esiste più e ci sono solamente risultati da raggiungere attraverso meccaniche che non mi appartengono. Insomma, non soffro». Preziosi ha parlato anche della sua ex squadra, di Gilardino, di un eventuale impegno nell’Avellino, se mai dovesse tornare nel mondo del calcio, e di Thiago Motta che ha avuto per 10 gare sulla panchina del Grifone dal 22 ottobre al 28 dicembre 2019.

GENOA – «Quando posso vedo volentieri le partite. Gilardino con le assenze che ha sta facendo un buon lavoro. Essendo una neopromossa paga lo scotto però mi sembra una squadra che gioca, a parte gli ultimi dieci minuti di blackout che ha spesso».

AVELLINO – «Se dovessi tornare nel calcio lo farei solamente per Avellino, la mia città. Ho investito centinaia di milioni in altre società ma ho dato veramente poco per la mia città. Ma non in questo momento perché ho altre cose da fare».

THIAGO MOTTA – «Per me non è una sorpresa. L’ho lanciato in Serie A – spiega Preziosi – per la prima volta anche se poi l’avventura, date le circostanze, non era delle più ideali. Interpreta il calcio in maniera moderna ma soprattutto si fa amare dai propri giocatori”. “Lo presi in squadra quando nessuno gli dava una lira. Lui ha saldato il debito con me a livello di risultati calcistici. Abbiamo sempre avuto un bel rapporto, ci guardavamo negli occhi e basta. L’ho chiamato ed è venuto ad allenare. Forse è stato troppo immediato il salto in una società che aveva difficoltà ai tempi ma i grandi centrocampisti possono sempre diventare grandi allenatori. Lo presi perché mi fido di uomini come lui perché hanno una coscienza professionale e dei valori. Oggi ha capito la Serie A perfettamente. ll Bologna è una squadra compatta che ha investito e anche se non ha eccellenze particolari riesce a far esprimere al meglio la rosa, che non è quella dell’Inter o della Juve… Può ambire a piazze molto più importanti, con tutto il rispetto per il club in cui è ora».

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