Pippo Russo: “Liverpool-Manchester United preferita a Juve-Genoa? Colpa delle pay tv”

“Perché molti appassionati di calcio italiani, anziché sottostare all’obbligo di vedere Juventus-Genoa, hanno optato per il calcio estero. Il cui menu sui canali televisivi a pagamento è vastissimo”. Il famoso sociologo Pippo Russo ha spiegato su Calciomercato.com le motivazioni della sconfitta delle campionato italiano rispetto a quello inglese. “E giusto mezz’ora prima del calcio d’inizio […]


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“Perché molti appassionati di calcio italiani, anziché sottostare all’obbligo di vedere Juventus-Genoa, hanno optato per il calcio estero. Il cui menu sui canali televisivi a pagamento è vastissimo”. Il famoso sociologo Pippo Russo ha spiegato su Calciomercato.com le motivazioni della sconfitta delle campionato italiano rispetto a quello inglese. “E giusto mezz’ora prima del calcio d’inizio di Juventus-Genoa – prosegue Russo – prendeva avvio uno dei classici di maggior rilievo del calcio europeo: Liverpool-Manchester United. Stando ai dati rilevabili attraverso quel termometro d’opinione che sono i social network, sono stati in parecchi a scegliere di vedere il classico della Premier. Il che è un’ulteriore dimostrazione di come la perdita di competitività del campionato italiano rispetto ai principali campionati esteri non dipenda soltanto dalla maggiore abilità di chi gestisce questi ultimi, ma soprattutto dall’insipienza di chi organizza il nostro”.

Si giunge al punto centrale del commento di Russo: “Ma ciò che maggioremente è apparso evidente a chi ha scelto di vedere Liverpool-Manchester United anziché Juventus-Genoa è la diversa costruzione dello spettacolo televisivo. E questo rilievo è un’accusa che riguarda non più (o non soltanto) la Lega, ma le nostre pay tv e il modo in cui confezionano la partita di calcio. Cioè, una versione della partita il più possibile fedele a quella cui si sarebbe assistito se si fosse stati seduti in tribuna ad Anfield. In questo consiste uno dei principali segreti del primato detenuto dalla Premier League come spettacolo globale del calcio”. Il sociologo spiega la differenza tra le emittenti che riprendono le gare dei campionati esteri e quelle che trasmettono quelle del torneo italiano: “Chi segue in tv una partita di Premier assiste a una partita di calcio, rispetto alla quale la mano del broadcasting interviene in misura minimale. C’è una sorta di “religione del campo lungo”, che comanda di non intervenire mai con primi piani e replay mentre il gioco è in corso. Quando l’azione si sta svolgendo è tassativo che il telespettatore non venga mai privato della possibilità di vederne lo sviluppo. Ciò che dovrebbe essere un concetto scontato per le regie televisive, ma che invece scontato non è a giudicare dal modo in cui quelle stesse regie si comportano, in Italia ma non soltanto”. E soprattutto, prosegue, “il calcio è un gioco in cui la dimensione della territorialità è essenziale: e avere sotto controllo visivo lo sviluppo dell’azione rispetto al campo è la cosa più importante per chi lo segue, che sia seduto su un seggiolino allo stadio o in poltrona davanti alla tv”. Ma questo, sottolinea Russo, per le pay tv “è un elemento di cui si può fare a meno. Trovano molto più utile indugiare sul dettaglio, stringere coi primi piani sul calciatore che punta l’avversario in prossimità dell’area di rigore, e eccedere con un numero di replay che dopo il terzo hanno il solo effetto d’inflazionare il già visto”.

Tutto ciò, chiosa Russo, è “un massacro premeditato e reiterato della partita di calcio, operato da gente che evidentemente il calcio non lo ama e ritiene di poter dare sfogo a mal riposte ambizioni sceneggiatorie. Perché la partita di calcio vista su Sky o su Mediaset (ma quando capita anche sui canali Rai, ormai contagiati da questo pessimo costume) è un adattamento della gara a un registro da docu-drama in nulla fedele a ciò che si sta consumando sul terreno di gioco”.

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