L’ex arbitro Marelli: «La seconda ammonizione a Cassata non ha alcun elemento a supporto»

Attraverso il suo blog, l'ex direttore di gara confuta in particolare gli episodi discutibili per l'arbitro Giua in Juventus-Genoa

Cassata Genoa
Cassata in azione (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Attraverso il suo blog, l’ex arbitro Luca Marelli, confuta i numerosi episodi discutibili di cui si è reso protagonista il fischietto sardo Giua in Juventus-Genoa.

«E’ giovane, hanno visto in lui una risorsa su cui investire ed anche rischiare. Non discuto la scelta di puntare sul giovane sardo ma è necessario una premessa sulla designazione.
Prima di ieri sera, l’ultima partita di Giua risaliva al 29 settembre, oltre un mese fa.
Udinese – Bologna, sotto gli occhi di Rizzoli, una prestazione molto negativa con alcuni errori evidenti. La settimana successiva venne tenuto a riposo, poi due uscite come VAR e quarto ufficiale. E’ tornato in campo ieri in una partita che non è di prima fascia ma che rappresenta comunque una sorta di premio per un ragazzo al primo anno di CAN A.
La domanda che sorge spontanea è la seguente: perché?
Per quale motivo impiegarlo per una gara di questo genere dopo uno stop di oltre un mese?
Tendo sempre a difendere le scelte coraggiose ma, oggettivamente, questa designazione è apparsa incomprensibile a tutti gli “addetti ai lavori” fin dal comunicato ufficiale.

Ieri sera sono emersi tutti i limiti di un arbitro a cui sarebbe servito almeno un altro anno in Serie B ma che è stato promosso un po’ a sorpresa, superando sul filo di lana Abbattista e Sacchi. Al di là dei singoli episodi non ha convinto per nulla a Torino: metro altalenante, scelte disciplinari incomprensibili, una costante sensazione di incertezza.

Andiamo con ordine perché di episodi ce ne sono stati tanti»

RUGANI ATTERRA AGUDELO

Al 37esimo minuto Rugani perde un pallone nella propria metà campo e atterra Agudelo. Giua interrompe il gioco, assegna il giusto calcio di punizione al Genoa ed ammonisce Rugani. Detto che il fallo è indiscutibile, non si capisce il motivo per cui Giua abbia estratto il cartellino giallo.

Il possesso è dell’attaccante del Genoa (lo ha appena sottratto all’avversario), davanti a sé non ha alcun difensore, la possibilità di arrivare davanti alla porta pare evidente così come non ci sono elementi per non considerare l’azione come una chiara occasione da rete.
Ed il VAR? Anche questa è una buona domanda ma, probabilmente, ha deciso di sostenere la decisione di Giua pensando che il portiere della Juventus potesse anticipare l’attaccante del Genoa. Tutto sommato è una lettura che ci può stare ma è oggettivamente la ritengo piuttosto debole.
Preciso: la decisione di ammonire CI STA, soprattutto perché Buffon aveva la possibilità di arrivare sul pallone: è un episodio sul quale ci possono legittimamente essere letture differenti.

SECONDO GIALLO A CASSATA

Al 50esimo minuto il Genoa rimane in inferiorità numerica per l’espulsione di Cassata. La seconda ammonizione è dovuta a questo fallo su Dybala.

Togliamoci il dubbio, il contatto su Dybala c’è, Cassata strattona l’avversario.

Non è, però, un fallo imprudente e, pertanto, l’unico motivo che possa giustificare l’ammonizione è l’aver interrotto un’azione potenzialmente pericolosa.
Il problema è che tale lettura non ha alcuna base: la difesa del Genoa è schierata, la porta è distante 35 metri almeno, senza fallo difficilmente Dybala avrebbe potuto mantenere il possesso del pallone.
La seconda ammonizione non ha alcun elemento a supporto.

ESPULSIONE RABIOT

All’86esimo minuto la Juventus rimane in dieci uomini per l’espulsione di Rabiot, reo di un fallo su Gumus. Poco da approfondire: fallo netto, conta nulla che Rabiot abbia toccato o sfiorato il pallone, nell’azione travolge l’avversario con un fallo imprudente indiscutibile.

FALLO DI BETANCOUR SU SCHONE

Un minuto dopo altro fallo della Juventus, questa volta di Bentancur (già ammonito) ai danni di Schöne. Come spesso capita, una gara colma di polemiche viene ulteriormente esacerbata con episodi che non hanno un granché di importante ma che fanno “massa”. Il fallo di Bentancur c’è ma non è certo meritevole di cartellino giallo: è un normalissimo sgambetto. Se dovessero essere sanzionati disciplinarmente tutti i falli di una partita, mancherebbe il numero legale entro la fine del primo tempo. In questo caso non c’è nulla, solo un fallo giustamente fischiato a favore del Genoa.

RIGORE SU RONALDO

Al minuto 94 la Juventus trova la rete della vittoria su calcio di rigore, guadagnato e trasformato da Ronaldo.
Chi mi conosce sa già come la penso. Buona la posizione di Giua che non ha alcun ostacolo visivo di fronte a sé. Ronaldo cade a terra e l’arbitro fischia immediatamente il calcio di rigore.

Sanabria allunga la gamba destra, tocca leggermente lo stinco sinistro di Ronaldo che cade a terra con qualche attimo di ritardo.
C’è pochissimo ma in campo fischiare il calcio di rigore per la dinamica dell’azione ci sta. Il VAR, come ormai sappiamo, nulla può: per quanto si tratti di un contatto lievissimo, il contatto stesso c’è e, pertanto, il protocollo impedisce qualsiasi margine di intervento.
Siamo di fronte al solito problema: in presenza di un contatto, per quanto molto marginale, la scelta del campo non può che essere confermata.

MANATA DI CUADRADO A GUMUS

Il paradosso del protocollo si concretizza un paio di minuti dopo.
Cuadrado, in piena area di rigore, allarga il braccio destro ed impatta il volto di Gumus.

Contatto leggerissimo anche in questo caso ma, a differenza di quanto accaduto due minuti prima, Giua non fischia e, ovviamente, il VAR nulla può anche in questo caso: qualunque fosse stata la decisione, il protocollo non consentiva spazi di manovra.

Il paradosso è proprio questo: o sono entrambi calci di rigore oppure nessuno dei due episodi è meritevole di massima punizione. La rigidità del protocollo, però, porta a questi estremi: in una metà campo un contatto leggero viene punito col calcio di rigore, nell’altra area nulla.

Oggettivamente così non si può andare avanti.

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