Il retroscena: Gasperini offre la propria disponibilità al Genoa

Il tecnico vorrebbe la gestione pressoché completa della campagna acquisti oltre alla supervisione tecnica su tutte le squadre delle giovanili, a partire dalla Primavera

Gasperini Atalanta
Mister Gasperini (foto Twitter Atalanta)

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

E nel giorno dell’amarezza, dell’enorme delusione causata da una retrocessione in serie B ormai da tempo annunciata, ecco la telefonata.

Una telefonata coraggiosa, carica di fierezza, quella del presidente Zangrillo, quasi un moto di orgoglio nel volersi agganciare, proprio nel momento più triste, alla voglia di riscossa dei colori rossoblù verso chi, quella riscossa, è stato il solo a saperla mettere in pratica negli ultimi trent’anni.

Dall’altro capo della conversazione qualsiasi altro personaggio così tanto ambito nel calcio nazionale e internazionale si sarebbe defilato: ma non lui.

Giampiero Gasperini offre quindi la propria disponibilità nel valutare programmi ed obiettivi per quello che sarebbe il suo terzo ritorno sulla panchina rossoblù e raccogliere così la sfida di riportare il Genoa Cricket and Football Club 1893 ai fasti che gli competono.

E pazienza se, eventualmente, fosse costretto a ripartire dalla serie B, nonostante i ponti d’oro di tante squadre importanti in serie A e persino estere, tra cui il Tottenham.

La richiesta di Gasperini però è chiara: gestione pressoché completa della campagna acquisti e supervisione tecnica su tutte le squadre delle giovanili, a partire dalla Primavera.

Ossia, tutto quello a cui ambiva ma non è mai riuscito ad ottenere nella gestione di Enrico Preziosi.

Blasquez, nel frattempo, dichiara però senza mezzi termini di voler dare continuità ai programmi fatti in precedenza, affidandosi alle scelte di Spors e all’opera tecnica di Blessin per allestire una squadra che, nelle intenzioni, sappia immediatamente risalire da una serie B già annunciata come una delle più competitive nella storia del calcio italiano.

E allora eccolo il primo, vero confronto tra i manager della nuova proprietà targata 777 Partners.

Da una parte Zangrillo, che richiama maggior pragmatismo attraverso la disamina pungente, ma molto apprezzata tra i tifosi, espressa già negli spogliatoi del “ Maradona “ di Napoli, e dall’altra Blasquez, il quale comprensibilmente difende scelte manageriali presentate con orgoglio non più di qualche mese fa.

Non c’è alcun dubbio che i 777 Partners siano un’autentica benedizione per il Genoa.

L’acquisto del club, la presa in carico di una situazione debitoria pesante, gli ingenti investimenti effettuati per permettere il normale esercizio societario, il prossimo stanziamento di 50 milioni sull’unghia per permettere l’allestimento di una squadra in grado di ottenere subito la promozione in serie A e tutto ciò unito all’indubbia solidità finanziaria del gruppo, costituiscono elementi in cui ogni componente della genoanità deve ritrovarsi per sostenere, incentivare e motivare la nuova proprietà.

Ma, appunto, sostenere non significa non esercitare un legittimo diritto di critica con fini costruttivi, soprattutto dopo un rovinoso capitombolo nella seria cadetta che costerà alla società, al netto del cosiddetto paracadute, una perdita secca nel bilancio societario di circa 70/80 milioni, senza contare la netta diminuzione degli introiti da merchandising, attività di marketing, sponsor e visibilità nazionale e internazionale sul piano della comunicazione e dei mass media.

Un vero e proprio colpo basso al marchio della più antica società d’Italia inteso come valore assoluto del brand.

Richiamarsi al pragmatismo significa infatti prendere ad esempio atto che l’ingaggio di Shevchenko, pur avendo una ragione plausibile sul piano dell’immagine e della visibilità internazionale, era assolutamente inadatto per una squadra sull’orlo della retrocessione e a cui necessitava invece esperienza nella guida tecnica per gestire situazioni così critiche.

E la scelta, soltanto a posteriori, di Spors come general manager tecnico che potesse sì uniformare lo stile e l’indirizzo tecnico della squadra a quelle estere, entrate nell’orbita 777 Parnters, ma che dovesse anche e soprattutto affrontare un mercato di gennaio assolutamente decisivo per la salvezza della squadra, non ha portato all’obiettivo previsto.

A fronte di un budget molto importante messo ancora una volta a disposizione dalla nuova proprietà in un mercato tuttavia decisamente difficile, è apparso evidente che la maggior parte dei giocatori scelti da Spors non hanno purtroppo contribuito alla tanto agognata salvezza della squadra.

Si sa, il ruolo di un direttore sportivo è importante non solo nella scelta dei giocatori, ma anche nella gestione della squadra, con la quale è fondamentale vivere la quotidianità tastandone umori e timori.

Vicinanza alla squadra che non si può invece obiettare a Blessin, il quale ha certamente avuto il merito di compattarne l’entusiasmo e di svilupparne il dinamismo in un pressing esasperato che ne ha migliorato la fase difensiva.

Il tecnico tedesco non è però riuscito a risolvere, e neppure ad alleviare, la drammatica sterilità dell’attacco rossoblù, indubbiamente molto basso nel livello tecnico generale ma che tuttavia, a prescindere dalla capacità realizzativa dei giocatori, non ha mai dato l’impressione di poter contare su schemi e manovre studiate in allenamento proprio dal suo staff tecnico.

Non è quindi ancora possibile avere un’idea su quello che Blessin potrà eventualmente dare in un campionato difficile e pieno di insidie come quello della serie B, ma certamente il valore del suo apporto è ancora un’incognita, legato non solo alla conoscenza tecnica del torneo cadetto ma anche alle sue malizie e accortezze.

Richiamarsi al pragmatismo significa dunque calarsi nella realtà del calcio italiano, che non vuol dire accettarne il sistema malato, tutt’altro.

Significa fare le cose giuste per raggiungere una rassicurante posizione di classifica nella massima serie, nel creare le opportune organizzazioni all’interno del club e nelle strutture di allenamento della squadra, per poi gradatamente creare sinergie con altre società affini nei programmi per cambiare finalmente un calcio italiano che da anni mostra tutti i suoi limiti.

Le rivoluzioni dichiarate e immediate a tutto il sistema portano soltanto al suo ostracismo, e chissà che in questa stagione il Genoa non abbia anche pagato quell’immagine rivoluzionaria che qualcuno, a torto o a ragione, gli ha affibbiato.

Probabilmente il confronto che ora si sta evolvendo in società è legato proprio a questi concetti, col presidente Zangrillo, profondo conoscitore dell’ambiente rossoblù, a reclamare per il suo ruolo maggiore peso nelle scelte societarie.

Il suo tentativo di contattare un tecnico di primissimo livello e che tocca le corde dei sentimenti dei tifosi genoani come Gasperini va proprio in questo senso.

Gasperini non solo assicurerebbe il 90% di probabilità per un’immediata risalita in serie A, ma darebbe al Genoa proprio quello che i 777 Partners stanno cercando, ossia una celere competitività anche nella massima categoria, una completa uniformità dei sistemi di gioco dalla prima squadra alle giovanili e, dall’alto del suo spessore internazionale, un modulo di gioco che possa essere esteso alle altre squadre del gruppo della holding americana.

Ma Gasperini tornerebbe veramente al Genoa?

Chissà, forse vorrà tener fede ad una tacita promessa bisbigliata diversi anni fa ad alcuni suoi amici genoani, di voler ricalcare le orme di William Garbutt, il mister più famoso del Genoa e di tutto il calcio italiano.

Per completarne l’opera con una Stella.

Giancarlo Rizzoglio

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.