Il Genoa vince e Gilardino suona il violino a Inzaghi

Importante successo in chiave salvezza. Il problema vero del Grifone non è la difesa, ma una punta che possa sostituire Retegui

Sirianni Preziosi
Vittorio Sirianni

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Due pali, due parate miracolose di Ochoa, uno strepitoso gol del fantastico Gud e il Genoa ha vinto la partita. Questo è il calcio che si deve giocare.
Primo tempo esemplare, attento, manovriero, dove anche alcuni importanti gesti tecnici sono venuti alla ribalta.
Poi la ripresa, che per molti ha dato l’impressione di vedere un Grifone alle corde, pressato e, come dice qualche tifosi sempre molto critico, “preso a schiaffoni”.
Sono strani questi tifosi: dopo aver applaudito con entusiasmo i loro beniamini, averli salutati alla fine con grande amore, uscendo si sono sentiti, come se una simile vittoria fosse stata ottenuta “di c…”. Perché mai? E’ vero che nella seconda parte di gara gli avversari hanno tenuto di più a lungo il campo, ma se ben guardiamo la difesa rossoblù ha controbattuto colpo su colpo e nemmeno con tanta ansia: forse c’è stata qualche tensione negli ultimi cinque minuti.
Ma è palese, nel calcio, che se una squadra è sotto di un gol non può che attaccare e reagire anche con grande forza. Ma se guardiamo qualche dato, ci risulta che i salernitani, solo perché avevano preso possesso del centrocampo, giocavano solo a fare i “giocolieri”, dribbling rapidi, controdribbling, tentativi di cross mal fatti, ma mai e poi mai un tiro in porta, solo un traversa con un giocatore in fuorigioco.
Che vuol dire ciò: vuol dire che il famoso gioco orizzontale, fatto di molti fronzoli è stato fermato con assoluta tranquillità dalla difesa rossoblù, ancora una volta positiva in tutti i suoi uomini, anche quelli entrati per le sostituzioni.
Ovviamente, per onestà intellettuale, va detto che qualche problema esiste, ed è il solito problema offensivo. Uscito Retegui, guarda caso colpito (forse furbescamente dall’avversario che conosceva il punto debole del rossoblù?) proprio al ginocchio malato, si è subito riproposto il problema di un sostituto. Gilardino soluzioni particolari non ne aveva: o entrava Ekuban oppure Puskas. Ha dato la preferenza al primo, anche perché nell’ultima gara non aveva fatto male. Si sa che una vera punta di ricambio a disposizione del tecnico al momento non c’è.
A gennaio sicuramente la società provvederà a tal proposito: lo ha già promesso al Gila, perché sarebbe un peccato, avendo una formazione ormai collaudata, razionale, integrata in quasi tutti i reparti, perdere il passo solo perché manca un altro centravanti oppure un giocatore con il “killer instinct”. Non è facile trovarlo, ma l’abilitòà di Ottolini e dei suoi collaboratori che hanno scovato Gudmundsson e Frendrup porteranno, sicuramente, sotto l’albero di Natale l’uomo giusto.
Per cui è inutile che i tifosi si scaglino contro il generoso Ekuban, che porta in campo con sé una gran voglia di far bene. Si è capito che non basta per risolvere il problema offensivo.
Comunque sia, Gilardino ha vinto due volte: una con il risultato importantissimo, la seconda battendo il suo amico di tante battaglie passate. I due, alla fine, si sono abbracciati: Inzaghi, in verità, un po’ mogia, mentre Gilardino ha rispolverato il suo “violino” che ha ripreso ad offrire belle sinfonie.
Vittorio Sirianni

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