Gudmundsson: «Ho capito l’intelligenza di Gilardino dai suoi dettagli»

L'islandese: «Amo dribblare usando alcuni movimenti del basket»

Grifone Gudmundsson Gilardino Genoa
Dialogo tra mister Gilardino e Gudmundsson (foto di Genoa CFC Tanopress)

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«Eravamo a colazione, il mister arriva al tavolo e mi abbraccia forte. Ho pensato: “Perché lo sta facendo?”. Poi ho letto sui giornali che aveva dichiarato che a fine mercato mi avrebbe abbracciato, così ho capito». Albert Gudmundsson ripercorre il giorno dopo la fine del mercato di gennaio che poteva portarlo a Firenze: «È stato strano essere al centro del calciomercato ma sono felice di essere rimasto. Non abbiamo ancora raggiunto gli obiettivi stagionali, sono determinato a raggiungerli». Ospite del format “My Skills” su Dazn, l’islandese è intervistato da Borja Valero tra campo e palestra del Pio: Albert dà un saggio sulle sue abiblità tecniche di conduzione palla nello stretto. Il sinistro è elegante, a Borja ricorda Santi Cazorla: «Non sono ancora alla sua altezza».

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Gudmundsson si racconta: «Penso che il dribbling sia la mia migliore caratteristica, a volte può essere utile alla squadra, ad esempio per uscire da una situazione difficile. Il pubblico del Ferraris si gasa quando lo faccio, sento il loro boato alle mie spalle. Uso entrambi i piedi e alcuni movimenti del basket, come il cambio di direzione con il bacino e la finta di spalle: si può prendere qualcosa da qualsiasi sport per migliorare il proprio». Pallacanestro, quanta passione: «Ho giocato a basket fino a 14-15 anni. Il mio idolo è stato Allen Iverson. Guardavo i suoi video per ore, in allenamento cercavo di fare i suoi stessi movimenti».

Per la carriera calcistica di Albert è stato decisivo Gilardino: «Il mister ha capito le mie qualità, non potete immaginare quanto sia stato importate con i suoi consigli, talvolta dei dettagli, che mi hanno fatto capire quanto sia intelligente. Il mister mi dà una posizione di partenza, poi sono io che con libertà devo cercarne un’altra durante la partita: penso di essere più pericoloso quando parto dal centro». Infine, una chiosa sull’Italia: «Capisco perché il mio bisnonno Albert – in patria molti dicono sia stato il calciatore islandese più forte di sempre – fosse innamorato di questo splendido paese. L’Italia piace molto anche a me non solo per la cultura calcistica, ma anche per la qualità della vita, il clima e il cibo».

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