GRIFO D’ATTACCO – La maturazione del Genoa, da sconfitta a sconfitta

Dopo lo schiaffo con la Fiorentina, chiunque si è messo in discussione: ventitré giornate dopo i rossoblù sono trasformati

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Beppe Nuti, giornalista di Telenord

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Il Genoa si ferma a otto risultati utili consecutivi, l’Atalanta passa al Ferraris. Parleremo del momento rossoblù con Beppe Nuti, giornalista di Telenord, nella 336ª puntata della rubrica di Pianetagenoa1893.net “Grifo d’Attacco”.

Come giudica la sconfitta casalinga, che non capitava da ottobre? «Va accettata, ma il risultato è troppo largo perché nell’extra recupero sono nati due gol che valgono soltanto ai fini del fantacalcio. Il Genoa, che con Gudmundsson ha avuto l’occasione del 2-2, ha fatto la prestazione e dato continuità al gioco: dopo un primo tempo con la sola occasione concretizzata splendidamente da De Ketelaere, l’avvio bruciante di ripresa da parte del Grifone ha messo in crisi l’Atalanta. Oltre alla pressione alta, ho visto intensità, raziocinio e coraggio nelle giocate contro la squadra più in forma della Serie A. Infatti, una volta subito il gol di Zappacosta, gli oltre 30mila spettatori del Ferraris hanno apprezzato la prova dei rossoblù e applaudito con grande spontaneità: merito di questa fortissima simbiosi che si è creata tra pubblico e squadra, Pippo Spagnolo sarebbe stato orgoglioso dei suoi figgeu».

Dal 1-4 di fine agosto al 1-4 di metà febbraio: stesso punteggio, ma… «…ma con il lavoro quotidiano è cambiato tutto. Lo schiaffo pesante rimediato contro la Fiorentina a inizio stagione ha innescato e addirittura velocizzato il processo di maturazione di una neopromossa atipica che pensava di avere vita facile anche in Serie A. Chiunque si è messo in discussione, compreso mister Gilardino, e ventitré giornate dopo il Genoa è cresciuto sia individualmente che nel gioco di squadra. Non c’è più la presunzione vista all’esordio, ma il rispetto – ieri, verso una big del torneo – e l’attenzione verso i dettagli: questo gruppo si è costruito un futuro con le proprie mani e la propria forza di volontà di dimostrare di essere all’altezza del campionato. Il Genoa sta onorando la Serie A faticosamente guadagnata a coronamento della cavalcata dello scorso anno».

Venendo alla partita con l’Atalanta, ci analizza qualche singolo? «Retegui ha corso come un mediano, per generosità verso la squadra e capacità di tiro entro l’area di rigore mi ricorda il primo Belotti; Malinovskyi è un calciatore di livello europeo, durante le tappe della carriera ha scoperto che può fare la mezz’ala di palleggio senza disperdere la qualità della sua conclusione incredibile. Invece, Gudmundsson avrebbe bisogno di rifiatare dopo una prima metà di stagione vissuta in maniera grandiosa ma la sosta nazionali è ancora distante. Le scelte iniziali di mister Gilardino sono state accorte (Frendrup su Holm) e studiate, tuttavia non avrei rinunciato al posizionamento di Badelj e, anzi, avrei anticipato il subentro di Vitinha al fianco di Retegui con Albert libero di inventare».

Prossima tappa, Napoli. «Rispetto all’incredibile euforia collettiva che si percepiva solo a maggio con lo scudetto atteso più di trent’anni, l’ambiente partenopeo è oggi stravolto dal rischio concreto di non partecipare neppure alle prossime competizioni europee. La squadra del traghettatore mister Mazzarri non meritava di perdere a Milano, ma ancora una volta ha esibito lacune e assenza di certezze in ogni reparto: se pensiamo al meccanismo perfetto costruito da Spalletti, l’involuzione è totale. Sembrerà strano perché il San Paolo, ora stadio Maradona, è da sempre un territorio aspro per il Genoa – solo 7 vittorie in quasi 100 anni, l’ultimo gol risale al 2019 e l’ultima vittoria addirittura al 2009 – ma i rossoblù possono fare la partita. Per superare la pressione degli azzurri, sarà fondamentale la capacità di Martinez d’iniziare l’azione palla al piede senza, però, eccessiva confidenza».

Alessandro Legnazzi e Beppe Nuti

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