GRIFO D’ATTACCO – Albert e Retegui, così no

In casa Genoa le gerarchie del rigore sono definite, Gilardino era furibondo

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Beppe Nuti, giornalista di Telenord

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Seconda sconfitta consecutiva per il Genoa che si arrende al Monza: farà discutere il rigore conteso tra Gudmundsson e Retegui. Parleremo del momento rossoblù con Beppe Nuti, giornalista di Telenord, nella 340ª puntata della rubrica di Pianetagenoa1893.net “Grifo d’Attacco”.

Il primo tempo «Troppo brutto per essere vero» ha alterato il corso della partita? «L’approccio del Genoa completamente sbagliato ha consegnato l’inerzia dell’incontro al Monza, che si è dimostrata una squadra all’altezza della Serie A: il resto lo hanno fatto sia i reparti disomogenei che l’errato collocamento in campo di alcuni calciatori. Molto Monza, è vero, ma anche pochissimo Grifone. Il lato positivo, se così possiamo definirlo, è che tutti i rossoblù hanno giocato male, non si è salvato nessuno; invece, hanno ben impressionato i calciatori che sono subentrati e hanno dato la scossa che ci voleva. Spence ha dilaniato la fascia sinistra con corsa, qualità e personalità, Malinovskyi ha retto a metà campo da play aggiunto mentre Vitinha è un calciatore vero. La sconfitta infastidisce ma si può accettare ed essa non cambia il giudizio sul percorso pregresso della squadra di mister Gilardino».

Entriamo nel dettaglio dei gol che hanno arricchito la gara. «Il Genoa ha concesso ingenuamente il vantaggio al Monza a causa di un’errata lettura di Sabelli su Colpani: dal cross è nato il tap-in agevole di Pessina. Anche la prodezza in sforbiciata di Dany Mota – già mostrata ai tempi della Virtus Entella – nasce da un pasticcio difensivo rossoblù quando lo stesso Sabelli sbatte su Bani, che era in anticipo con la giocata di petto: il portoghese ha avuto tutto il tempo per calciare, l’intera difesa si è appiattita su Martinez ed è un difetto che abbiamo visto più di una volta. Il Grifone è rientrato con merito in partita sfruttando un calcio di rigore ribattuto in rete da Gudmundsson (che va così in doppia cifra) e un gran gol di Vitinha: la sua conclusione sembra qualcosa di semplice, ma per insaccarla sul secondo palo nella maniera che tutti abbiamo visto servono potenza, qualità e fiuto della porta».

Albert e Retegui a contendersi il rigore con un pallone ciascuno sottobraccio è stata una scena sgradevole. «Credo che l’errore l’abbia ricommesso Mateo perché le gerarchie sono definite: il rigorista sine qua non è Gudmundsson, a prescindere da chi procacci il penalty. Concordo sulla scena poco edificante, che vista da fuori può lasciar presagire disorganizzazione quando invece in casa Genoa i ruoli sono chiarissimi: mister Gilardino era furibondo, in un momento chiave per scatenare la rimonta Retegui ha caricato di inutile pressione Albert che infatti ha calciato con poca serenità. Più in generale, la prova di Retegui è stata opaca contro Pablo Marì che l’ha sovrastato: sembrava avesse smarrito la porta, serve qualcosa di più oltre la lotta su ogni pallone».

Archiviato il Monza, ora c’è la Juventus. «É normale subire un contraccolpo psicofisico dopo l’Inter, una gara (e un post-gara…) che ha prosciugato molte energie. Non è la solita Juve, ma pur sempre la squadra che punta al secondo posto in campionato e alla vittoria della Coppa Italia. É giusto pensare a un cambio di modulo, come avvenuto sotto di due gol, ma attenzione perché snaturare l’assetto proprio contro la Juventus può non essere saggio. Adesso serve una reazione concreta in vista delle prossime partite di primavera: allo Stadium, conterà più la prestazione del risultato. Ci sono ancora 30 punti in palio ed è necessario tornare a mettere in difficoltà l’avversario: Vitinha può ambire a una maglia da titolare perché il suo percorso d’inserimento è completato».

Alessandro Legnazzi e Beppe Nuti

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