Genoa-Udinese, la partita degli equivoci

La mancanza di interdittori a centrocampo e lo sbilanciamento in attacco operato da Thiago Motta alla base della sconfitta. Sabato a Napoli però rientrerà Cassata che può riportare l’equilibrio tra i reparti

Marco Liguori

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Tre punti persi dal Genoa e incamerati da una diretta concorrente per la salvezza. Miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso, è questa in sintesi la conseguenza del risultato di 1-3 del Ferraris. Effetto molto grave, anche perché la prossima gara sarà in trasferta contro il Napoli, reduce da un pareggio interno (con tante polemiche per i torti arbitrali) con l’Atalanta e da una sconfitta esterna con la Roma. Oggi si è persa l’occasione per affossare una rivale: purtroppo gran parte delle responsabilità sono da imputare a Thiago Motta, a cui va riconosciuta l’attenuante dell’inesperienza, ma perché ha insistito nel dopo gara con «la strada è quella giusta»? Forse è un tentativo per coprire i problemi e poi da domani parlarne con i giocatori: d’altronde, i panni sporchi vanno lavati in famiglia, come si suole dire.

La squadra però ha sofferto una serie di equivoci tattici.

Innanzitutto il tecnico ha schierato un 4-3-3 iniziale molto avanzato, con il trio d’attacco Pandev-Pianamonti-Kouamé e in più Saponara che non è un centrocampista ma un incursore aggiunto, oltre ad Agudelo che mediano non è. Una formazione già dai primi minuti sbilanciata in avanti, contro un avversario che si schierava con un accorto 3-5-2. Non c’era dunque accanto a Schöne in regia un centrocampista di copertura. Nonostante questa evidente lacuna tattica, il Grifone è passato in vantaggio con Pandev: poi si è lanciato in avanti per mangiare l’Udinese con un solo boccone. I bianconeri non si sono impauriti, anzi: hanno iniziato a giocare seguendo l’italico adagio “catenaccio e contropiede” ed è arrivato il pareggio. Non solo: nel finale del primo tempo hanno avuto due chiare occasioni da gol.

Tutto ciò avrebbe dovuto far suonare un campanello d’allarme per l’allenatore rossoblù. E invece: dentro Radovanovic, che non ha dato finora grandi prove in fase di copertura, per Saponara. Un po’ meglio Barreca, terzino sinistro, per Ankersen che sulla fascia mancina ha sofferto Opoku. Ma la mossa più inspiegabile è stato il cambio Sanabria per Romero: c’era un certo Biraschi in panchina che finora non è stato utilizzato da Motta, ma che avrebbe fatto molto comodo per coprire al meglio la difesa. Gli effetti devastanti di queste sostituzioni si sono visti dopo pochi minuti: attacco che si ingolfa con tre punte (Sanabria-Pinamonti-Kouamé) più Pandev finto centrocampista, e la linea (praticamente inesistente) mediana che non ha contenuto più le iniziative avversarie. Il tecnico bianconero Luca Gotti ha probabilmente capito che poteva portare via la posta piena: via Nestorovski e dentro il veloce Lasagna. Per il Genoa è stata notte fonda: con due azioni in contropiede è arrivato il 3-1 per i friulani che ancora non credono a questa imprevista e inaspettata vittoria.

Prima parlavo dei problemi in mediana: la mancanza di interdittori che fanno filtro è quella che crea problemi alla difesa, che non può fare tutto da sola. Per fortuna a Napoli tornerà Cassata dopo la (ingiusta) squalifica subita con la Juventus: dunque, potrebbe essere il giocatore che riporta il necessario equilibrio tra i reparti, in coppia con Schöne. Da non dimenticare che c’è anche un certo Jagiello, che potrebbe svolgere il compito di copertura. Sabato prossimo sotto il Vesuvio occorrerà dunque prudenza per conquistare punti: l’«Adelante Pedro con jucio» manzoniano è da applicare alla lettera. Passo e chiudo!

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