Genoa Tanguero

In vista dell’imminente iniziativa sulla tournée sudamericana nel 1923, in programma al Museo del Genoa, proponiamo alcuni scritti di Massimo Prati su questo argomento


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In vista dell’imminente iniziativa sulla tournée sudamericana del Genoa nel 1923, in programma al Museo del Genoa, proponiamo alcuni scritti di Massimo Prati su questo argomento. Si tratta di articoli e racconti già usciti in precedenza ma che, dall’ultima pubblicazione, sono stati ampliati con ulteriori dettagli e con l’inserimento di alcuni tabellini.

Nell’estate del ’23, il Genoa fece una leggendaria tournée nel Cono Sur de America, affrontando le Selezioni Nazionali di Argentina e Uruguay e ricevendo una calorosissima accoglienza dai liguri di Buenos Aires e Montevideo. La vicenda, per usare un termine giuridico, “è agli atti”. In effetti, nella sua lunga storia, il vecchio Grifone ha, per così dire, vissuto una sua “Estate Tanguera”.

Ci sono articoli della stampa italiana e argentina dell’epoca, pubblicazioni e libri a riguardo, che ricostruiscono tutto questo molto dettagliatamente. Un esempio per tutti è quello tratto dal libro di Camillo Arcuri e Edilio Pesce, “Genoa and Genova. 1893-1993. Una Squadra, una Città, Cento Anni Insieme”; pubblicazione uscita 30 anni fa, in occasione del centenario del Grifo che, tra l’altro, può vantare due contributi preziosi: la copertina ideata dal celebre scenografo e illustratore, candidato due volte all’Oscar, Emanuele Luzzati, e una poesia al suo interno dell’illustre poeta Edoardo Sanguineti, il quale per l’occasione dedicò appunto un componimento in omaggio a James Spensley (ma su questi aspetti tornerò nel corso della narrazione).

Alla pagina 65 di questo bellissimo libro, accanto ad una foto scattata a Buenos Aires nell’estate del ’23, si può leggere: “Il corteo delle auto, con la squadra del Genoa, si reca tra due ali di folla a rendere omaggio al monumento del Generale Manuel Belgrano, eroe dell’indipendenza argentina”.

E, in effetti, “le due ali di folla” non sono certo un’esagerazione del cronista. Chi ha dubbi a riguardo può controllare da solo. Del resto, nel libro in questione, qualche pagina prima si può anche leggere: “È una festa l’arrivo nel porto di Baires, con una gran folla accorsa ad augurare ‘buena suerte’ alla comitiva rossoblù, messaggera di sportività e genovesità, in terre dove la presenza ligure era tanto diffusa quanto apprezzata”.

In effetti, in quegli anni, nella parte più meridionale del continente americano, il football era ormai diventato un fenomeno sociale di massa ed aveva raggiunto livelli tecnici davvero notevoli. Tra l’altro, Genova aveva contribuito in modo notevole alla diffusione del calcio nella capitale argentina: come si è già avuto modo di segnalare il River Plate e il Boca Juniors furono, infatti, fondati da emigrati genovesi, rispettivamente nel 1901 e nel 1905 (approfitto di questo riferimento ai due club bonaerensi per dire che, sulla data di fondazione del River Plate, ci sono versioni contrastanti).

Comunque, per tornare alla tournée del Genoa nel ’23, va tenuto presente che, tra il ‘20 ed il ’30 del secolo scorso, il calcio sudamericano, e quello uruguayano in particolare, raggiunse livelli di assoluta eccellenza. Dopo avere vinto le prime edizioni nel 1916 e nel 1917, la nazionale uruguayana vinse la Coppa America anche nel 1920, nel 1923 e nel 1924 (la più antica competizione continentale nella storia del calcio, giocata per la prima volta nel 1916). Nel 1924, gli uruguagi vinsero pure le Olimpiadi che, in mancanza del campionato mondiale, a quei tempi non ancora creato, era la massima competizione intercontinentale di football allora esistente; l’anno dopo, il Nacional di Montevideo fece una mitica tournée europea, della durata di circa sei mesi, “la historica gira de 1925”, affrontando, di fronte ad un totale di oltre 800.000 spettatori in 38 partite, storici club europei (tra i quali possiamo citare Barcellona, Deportivo La Coruña, Sporting Lisbona, Porto, Basilea, Rapid Vienna e Genoa), e ottenendo il notevole score di 26 vittorie e sette pareggi; nel 1926 altra Coppa America vinta dall’Uruguay e poi, due anni dopo, nel 1928, il titolo olimpico fu per l’ennesima volta prerogativa dei calciatori uruguagi. Infine, nel ‘30, quando finalmente vennero organizzati i primi mondiali di calcio, furono gli uruguayani, ancora una volta, ad imporre la loro supremazia, alzando al cielo la Coppa Rimet.

Quanto alla nazionale argentina, ai tempi della tournée sudamericana del Genoa essa aveva già vinto l’edizione della Coppa America del 1921 e altre tre edizioni le avrebbe vinte nel 1925, nel 1927 e nel 1929.

È questa la cornice storica in cui il Genoa, nel 1923, partì in transatlantico da Genova per una tournée, in America Latina; tournée nella quale avrebbe appunto affrontato le più forti nazionali del Sud America. In quella occasione, ci furono anche dei “pourparler” per giocare contro il Brasile e contro alcuni club di Rio de Janeiro e di San Paolo. Ma le trattative non andarono in porto e alla fine furono organizzati solo gli incontri con Argentina e Uruguay.

Va anche detto che il Genoa quell’anno non aveva semplicemente vinto il campionato ma aveva addirittura finito il torneo imbattuto. E il sostegno dei tifosi genoani a quella mitica squadra non era mancato neanche in trasferta. Durante quella stagione fu addirittura organizzato un treno speciale, per la partita col Padova: partenza da Genova alle sei di domenica e rientro previsto per le tre del mattino del giorno dopo. Ma le cronache narrano anche come quella partita, a Padova, non registrò solo l’arrivo del treno genoano. L’entrata dei rossoblù in campo fu infatti accompagnata dal lancio in aria di migliaia di berretti. Erano quelli dei marinai genovesi delle flotte militari, giunti dalle basi navali dei porti di Venezia e Trieste.

A questo proposito, il giocatore del Genoa Daniele Moruzzi ricordava che: “Al momento di sbucare sul terreno di gioco assistemmo a una scena indimenticabile: migliaia di marinai genovesi e liguri, provenienti da ogni parte, assiepati sulla gradinata dell’Appiani , tutti insieme come ad un segnale convenuto, pronti a lanciare in aria il loro bianco berretto, trasformato così in uno stuolo simbolico di bianche colombe, preannuncio di trionfo, come trionfo fu” (vedere nota 1 in fondo all’articolo).

Fatte quelle che per me erano delle doverose precisazioni storiche, possiamo quindi tornare alla tournée in Uruguay e in Argentina.

A sei giorni dalla conquista del loro ottavo titolo nazionale, con vittoria nella finalissima a Roma contro la Lazio, la partenza da Genova dei giocatori rossoblù, nella notte del 28 luglio del ’23, a bordo del “Principessa Mafalda”, fu salutata da una marea di tifosi genoani, raccoltasi dapprima, nel pomeriggio, alla Stazione Marittima, e poi, in serata, nella Rotonda di Carignano, quartiere centrale sul mare che si affaccia proprio sopra lo sbocco del porto. Come ricorda, infatti, Pierpaolo Viaggi, nel suo libro, “1923-1925. Il Genoa alla Scoperta del Calcio Sudamericano”, le grida di saluto e incoraggiamento dei tifosi genoani all’indirizzo della squadra in partenza con la nave, furono sentite con una certa emozione da un giocatore del Genoa, Ettore Leale, che udì quei cori quando già, in piena notte, si trovava all’interno della propria cabina e ne prese nota sul proprio diario.

Va forse precisato che il “Principessa Mafalda”, battente regolarmente la rotta Genova-Buenos Aires (con scalo a Rio de Janeiro) e, a periodi alternati, impiegato anche nelle traversate Genova-New York, rappresentava l’eccellenza della marineria italiana e, prima di arrivare alla fine dei suoi giorni con un tragico epilogo nell’ottobre del ’27, poté annoverare tra i suoi passeggeri Arturo Toscanini, Luigi Pirandello e Carlos Gardel.

Di quella spedizione, agli ordini di Mister Garbutt, fecero parte: De Prà, De Vecchi, Moruzzi, Bellini, Barbieri, Burlando, Leali, Costella, Neri, Sardi, Catto, Santamaria e Bergamino. A loro, si erano aggiunti altri giocatori provenienti da diverse squadre. Atleti coinvolti solo nel progetto di quella specifica impresa sportiva, e quindi in organico solo per la durata della tournée: Giovanni Moscardini, attaccante della Lucchese che sarebbe poi passato al Pisa; Giuseppe Girani, difensore del Padova che quell’anno si rivelò squadra rivelazione, nonché uno dei club finalisti del campionato; Felice (Felix) Romano, giocatore della Reggiana; Adolfo Baloncieri, grande giocatore dell’Alessandria (in seguito passato al Torino) che, come gli altri, tre fu appunto aggregato al Genoa proprio e solo in funzione della tournée sudamericana.

Baloncieri, Romano e Sardi appartenevano a famiglie italiane emigrate in Argentina e, dopo un’esperienza di vita in quella parte dell’America Latina, erano rientrati nel nostro paese. Baloncieri era un piemontese nato ad Alessandria ma era cresciuto a Rosario, nelle pampas della provincia di Santa Fe; Romano era di origine ligure ma era nato a Buenos Aires e si era iniziato al calcio nella capitale argentina; e Sardi era nato a Genova ma aveva passato parte della sua infanzia e della sua adolescenza a Buenos Aires, e quindi, per certi aspetti, poteva essere considerato uno “Xeneise” a tutti gli effetti.

Dopo vari scali a Barcellona, a San Vicente nelle isole di Capo Verde, a Rio de Janeiro, a Santos, e a Montevideo, il 15 agosto la squadra genovese arrivò in territorio argentino.

Per il resoconto delle partite, possiamo affidarci a Paul Edgerton e al suo splendido libro dedicato a William Garbutt, da lui definito “il padre del calcio italiano” (onorificenza, a mio parere, da attribuire ad ex-aequo anche al Dottor Spensley). Oltre al libro di Paul Edgerton, per la ricostruzione di questi eventi sportivi, possiamo basarci anche su fonti argentine e sugli articoli pubblicati dal quotidiano genovese “Il Lavoro”.

Il 19 agosto, a Buenos Aires, il Genoa perse, per due reti a uno, una prima partita contro la formazione ‘All Stars’, del “Combinado Norte”, composta appunto da giocatori della parte settentrionale della città. La formazione del “Combinado Norte”, era formata da: Magistretti, Presta, Iribarren, Evaristo, Vaccaro, Solari, Villagra, Izaguirre, Clarke, Calcano, Polimei. Il Genoa schierava De Prà, Moruzzi, Bellini, Barbieri, Burlando, Leale, Neri, Sardi, Catto, Santamaria, Bergamino. Arbitro: Geronimo Repossi. Reti: autogol di Iribarren su tiro di Catto. Pareggio di Izaguirre e gol del definitivo vantaggio argentino di Polimei.

Poi, dopo alcuni giorni di rinvio per le frequenti piogge dell’inverno argentino, il Genoa vinse il secondo incontro, il 2 settembre, per uno a zero con rete di Catto contro la squadra del “Combinado Sur”. Il Genoa era sceso in campo con: De Prà, De Vecchi, Moruzzi, Romano, Burlando, Barbieri, Neri, Baloncieri, Catto, Santamaria, Bergamino. Il “Combinado Sur” era una squadra che, in realtà schierava anche ottimi giocatori di club del centro di Buenos Aires: Tesoriere, Nobile, Mutis, Médici, Seregni, Fortunato, Loizo, Cerrotti, Iruriata De Los Santos, Onzari.

Américo Tesoriere era il portiere del Boca Juniors, stessa squadra del difensore Ramón Mutis, di Médici e di Cerrotti. Seregni era del F.C. de La Plata. Cesáreo Onzari era un attaccante del Club Atlético Huracán dove giocava anche Loizo. Fortunato era un giocatore dello Sportivo Barracas, il club proprietario dello stadio dove il Genoa giocò questi tre incontri argentini. De Los Santos militava nello Sportivo Dock Sud e Irurieta nell’Estudiantes di La Plata.

In seguito, la squadra rossoblù ottenne un pareggio per uno a uno, nel match finale contro la nazionale argentina, giocato davanti ai 30.000 spettatori dello Stadio Barracas, il 9 settembre del ‘23 (secondo altre fonti gli spettatori erano 40.000). L’Argentina andò in vantaggio in modo poco chiaro. Il Presidente argentino diede il calcio di inizio e sugli sviluppi dell’azione i padroni di casa si portarono in vantaggio. Si trattò di un avvio di match e di una dinamica contestati dai giocatori del Genoa che reclamarono inutilmente l’annullamento del gol. Poi, nel corso dell’incontro, Santamaria segnò il gol del pareggio.

Le formazioni furono le seguenti. Argentina: Tesoriere, Bidoglio, Mutis, Médici, Seregni, Solari, Loizo, Miguel, Tarascone, Izaguirre, Onzari. Genoa: De Prà, De Vecchi, Bellini, Barbieri, Burlando, Romano, Neri, Baloncieri, Santamaria, Moscardini, Girani. Arbitro: Servando Pérez.

Da notare che i quattro non genoani, aggregati alla squadra solo per la tournée, furono schierati da Garbutt in questa partita Baloncieri (Alessandria), Romano (Reggiana), Moscardini (Lucchese) e Girani (Padova).

Tra i primi due incontri e l’ultimo, di quelli giocati a Buenos Aires, il viaggio dei rossoblù proseguì, come previsto, con una deviazione a Montevideo, il 5 settembre, dove si registrò esattamente lo stesso entusiasmo tra la comunità genovese di questa città sul Rio della Plata. D’altra parte, perché stupirsi? Ancora oggi in quella metropoli americana, come del resto a Buenos Aires, ci sono negozi di commestibili che vendono la focaccia e la farinata, anche se gli abitanti del posto preferiscono quasi sempre utilizzare i termini di “Fugaza” e “Fainà” che rimandano all’idioma ligure.

Comunque, per tornare agli aspetti calcistici, la sfida con “La Celeste”, giocata davanti a più di 20.000 spettatori, il 6 settembre, nel glorioso stadio del Gran Parque Central (in seguito prima sede dei Campionati del Mondo), fu ancora più impegnativa di quelle con gli argentini, e finì con la vittoria uruguagia per due reti a uno. E, a detta di un campione come De Vecchi, al triplice fischio finale i giocatori del Genoa poterono tirare il fiato, estremamente contenti di essere riusciti a contenere le offensive dei loro temuti rivali.

Finita la serie di match programmati e, come già anticipato, sfumate le possibilità di disputare una partita contro il Brasile, ai nostri non restò che andare a Rio de Janeiro; non per giocare a pallone ma solo per fare rotta in direzione di Genova.

Tra l’altro, oltre alla ipotesi di una partita con la nazionale brasiliana, consultando alcuni numeri di quel periodo del giornale “Il Lavoro”, recentemente ho trovato riferimenti anche ad altre trattative per organizzare una serie di partite con alcuni club carioca e paulisti:

“IL GENOA CLUB. UN INVITO PER IL BRASILE. Buenos Aires 20 agosto 1923. Il team del ‘Genoa Club’ si incontrerà domenica prossima 26 corrente con una squadra argentina mista di giocatori delle zone del Sud e Centro. Pérez fungerà da arbitro.

Rio de Janeiro 21 agosto 1923. Il ‘Fluminense Club’ di questa capitale, la ‘Palestra Italia’ (N.d.A. Attuale Palmeiras)” e ‘l’Associazione Paulista di Sport Atletici’ di San Paulo hanno diretto alla squadra del ‘Genoa Club’, che si trova a Buenos Aires, l’invito a venire al Brasile dopo la tournée in Argentina e in Uruguay per giocare tre partite coi calciatori brasiliani”.

L’articolo continuava dicendo che, contemporaneamente, l’Ambasciata Italiana in Brasile aveva inviato formale richiesta al Ministero degli Affari Esteri e all’Onorevole Capanni a Roma affinché dalla Federazione Calcistica Italiana fosse possibile ottenere l’autorizzazione per la squadra del “Genoa Club” a ritardare le gare con le altre squadre italiane che sarebbero dovute iniziare nel mese di ottobre per il campionato 1923-24. Si aggiungeva infine che negli ambienti sportivi brasiliani si attendeva la risposta a queste richieste con vivo interesse.

Nelle pagine de “Il Lavoro” di quel periodo c’è un’altra preziosa notizia. Oltre alle partite con le selezioni di Buenos Aires erano stati programmati anche degli incontri del Genoa con alcuni club della città di Rosario, incontri che in realtà non ebbero luogo (perlomeno io non ne ho trovato alcuna traccia). Ma, della volontà di organizzare alcuni incontri in quella città argentina c’è appunto attestazione nell’edizione del 23 agosto 1923 del giornale genovese.

“Il programma delle partite della squadra del ‘Genoa’. Buenos Aires. 22 agosto 1923.

Il programma delle partite del ‘Genoa Club’ è stato definitivamente fissato. Il 26 corrente in questa capitale contro una squadra mista di giocatori delle zone centro e sud. Il 30 a Rosario, contro la ‘Lega Rosarina’, il 2 settembre a Montevideo contro l’Uruguay e ancora il 9 settembre contro l’Argentina”.

Abbiamo visto che il match contro il “Combinado Sur” fu rinviato per almeno due volte a causa delle pessime condizioni del tempo (in quei giorni nell’area di Buenos Aires ci furono numerosi temporali e acquazzoni). È presumibile che, a causa di questi ritardi, fu necessario annullare le partite in programma a Rosario.

Fu così che, sfumate le possibilità di organizzare le altre partite in Argentina e in Brasile, il Genoa fece ritorno a Genova. Il rientro nella capitale della Liguria, a bordo di una nave francese, l’“Alsina” sempre secondo la ricostruzione di Arcuri e Pesce, sarà salutato dai getti d’acqua dei rimorchiatori del porto di Genova e dalle sirene delle navi all’ormeggio ma, soprattutto, da una miriade di bandiere e di fazzoletti, sventolati da una marea di persone raccoltasi su moli, sulle calate e sulle banchine adiacenti alla nave: il Genoa rientrava a casa, con tutti gli onori del caso, accolto dall’usuale calore del popolo rossoblù.

Due anni dopo, come già detto, a ideale chiusura di quel ciclo sudamericano, il Nacional di Montevideo giocò una partita a Marassi, davanti a 22.000 persone che resero omaggio a quella mitica squadra uruguagia. Una squadra avversaria che non solo aveva saputo imporsi con il risultato finale di tre reti a zero, ma che aveva segnato i suoi due primi gol in meno di due minuti. L’evento, all’epoca, fu immortalato in una pellicola, prodotta dalla Pittaluga Film, e quel reportage ancora oggi fa il giro del mondo. Quel filmato è stato, per esempio, trasmesso dalla televisione uruguayana in una puntata celebrativa dei fasti del Nacional e si può trovare anche nella videocassetta pubblicata nel 1999, in occasione del centenario della squadra di Montevideo. Più recentemente, un esperto informatico del Museo del Nacional ne ha restaurato una copia.

Quando una squadra diviene un misto di storia e leggenda, il suo mito comincia a vivere di vita propria. E così, della narrazione di quella leggenda, diventa quasi impossibile seguirne gli interi sviluppi e la sua diffusione: dico questo perché è possibile che foto, articoli e filmati di quel periodo siano stati commentati in altre trasmissioni e documentari di cui io non sono a conoscenza.

Il discorso relativo ad una squadra che si pone tra mito e leggenda vale per il Nacional di Montevideo. Ma, allo stesso modo, vale anche per il Genoa. Non a caso, le immagini di repertorio di quegli eventi, in cui le vicende di questi due storici club si sono incrociate, viaggiano ancora oggi via etere, via digitale o tramite il web, dal Golfo di Genova al Rio della Plata. È anche in ragione di questi antichi legami storici che il Genoa ha avuto, e ha ancora, un rapporto di predilezione con l’Argentina e con l’Uruguay. La tournée del Genoa del ‘23, la partita del Nacional a Marassi del ‘25, i reportage della stampa dell’epoca, i filmati di repertorio di allora, l’accoglienza delle comunità di emigrati di quel periodo, gli attuali servizi televisivi dei media latini, i club argentini di hinchas del Genoa tuttora esistenti, i siti internet dell’America Latina, le recenti riproduzioni digitali di quegli eventi sportivi, i libri di storia del calcio, come quello di Eduardo Galeano: tutto questo è lì a dimostrarlo.

Il tabellino della partita di Montevideo nel 1923.

Fonte: Sito Ufficiale Asociación Uruguaya de Fútbol.

Uruguay-Genoa 2-1

Marcatori: 35′, Héctor Scarone (U); 53′, Giovanni Moscardini (G); 57′, Felipe Buffoni (U).

Arbitro: Ángel Minoli (Uruguay).

Uruguay: Pedro Casella, Alberto Nogués, Demis Dagosto, Gregorio Rodríguez, Alfredo Zibechi, José Vanzzino, Ladislao Pérez, Héctor Scarone, Felipe Buffoni, Ángel Romano, Pascual Somma.

Genova CFC: Giovanni De Prà, Daniele Moruzzi, Renzo De Vecchi, Ottavio Barbieri, Luigi Burlando, Giuseppe Girani, Ettore Neri, Adolfo Baloncieri, Edoardo Catto, Giovanni Moscardini, Augusto Bergamino. In panchina: Delfo Bellini, Mario Costella, Ettore Leale, Enrico Romano, Enrico Sardi, Aristodemo Santamaria. Allenatore William Garbutt.

NOTA BENE: il giocatore in forza al Genoa è Felice Romano (Reggiana) e non Enrico Romano (Vado) come erroneamente indicato dal tabellino della Federazione Calcio Uruguayana. Questo dato sbagliato, riportato anche da un articolo di un giornale genovese di quel periodo, ha indotto anche me a menzionare, nella seconda edizione dei miei Racconti del Grifo, Enrico Romano del Vado come il giocatore in forza al Genoa durante la tournée sudamericana del 1923. In seguito, la consultazione di un libro sulla storia della Reggiana, squadra per la quale ho grande simpatia e affetto, mi ha permesso di constatare che il giocatore in questione era Felice (Felix) Romano. La documentazione fotografica presente in quel libro non lascia dubbi a riguardo.

Il tabellino della partita Genoa-Nacional di Montevideo nel 1925.

Fonte: Sito Ufficiale del Nacional.

Genova, Stadio del Genoa di via del Piano.

5 aprile 1925.

Genoa-Nacional 0-3

Marcatori: 1’, Pedro Petrone; 2’, Héctor Scarone; 31’, Héctor Scarone, su rigore.

Arbitro: Giovanni Mauro di Milano

Genoa: De Prà, De Vecchi, Moruzzi, Leale, Burlando, Barbieri, Santamaria, Lamon, Catto, Neri, Aycard.

Nacional: Mazali, Buceta, Arispe, Andrade, Zibechi, Carreras, Suffiotti, Scarone, Petrone, Castro, Máran.

Nota 1: Nel rievocare quella partita (suppongo a distanza di anni), Daniele Moruzzi fa un errore indicando il nome dello stadio. L’impianto dell’Appiani fu inaugurato nell’ottobre del 1924, in occasione di Padova-Andrea Doria, partita vinta dai padroni di casa 6 a 1. Padova-Genoa del 1° luglio 1923 fu giocata allo Stadio Comunale di Padova di via Carducci. A questo proposito, colgo l’occasione per ringraziare Gabriele Crocco, specialista della Storia del Padova, per avermi dato dettagliate informazioni su questo argomento.

NOTE SULL’AUTORE

Massimo Prati. Laureato alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Genova. Specializzazione in Scienze dell’Informazione e della Comunicazione Sociale e Interculturale. Studi Post-Laurea, nel 2004 e nel 2005, presso il Dipartimento di Linguistica dell’Università di Ginevra, nell’ambito del DEA (Diplôme d’Etudes Approfondies) e, nel 2017, al St Clare’s College di Oxford (Teacher of English Language and Literature). Vive in Svizzera dal 2004, dove lavora per il Dipartimento dell’Istruzione Pubblica del Cantone di Ginevra. Pubblicazioni: “Nella Tana del Nemico”, inserito nella raccolta dal titolo, “Sotto il Segno del Grifone”, Fratelli Frilli Editori, 2004. “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Nuova Editrice Genovese, 2017. “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano 1887-1915”, Urbone Publishing, 2019. “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità”, Mimesis Edizioni, 2020. Seconda edizione de “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Urbone Publishing, 2020. Coautore di “Imbarco Immediato. Didattica della Lingua Italiana”, Fanalex Publishing, Ginevra, 2021. “Dieci Racconti di una Lucertola del Porto di Genova”, Urbone Publishing, 2021. “Il Calcio Anni ’70. Primo Volume 1969-1974”, Urbone Publishing, 2022. “Les Suisses Pionniers du Football Italien”, Mimésis Éditions France, 2022. Terza edizione de “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Urbone Publishing, 2022.

Ha scritto anche numerosi articoli di carattere sportivo, storico o culturale, pubblicati su differenti blog, siti, riviste e giornali. Collabora con “Pianetagenoa1893.net” e “GliEroidelCalcio”.

I suoi libri fanno parte delle collezioni della Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi, della Biblioteca Nazionale Svizzera di Berna, delle Università di Friburgo e di Genova, della Società Dante Alighieri di Basilea, della Biblioteca dello Sport di Ginevra, della Libreria Presses Universitaires di Bruxelles e delle Biblioteche Centrali di Genova e Milano: Civica Biblioteca Berio e Biblioteca Comunale Sormani.

È previsto a breve l’inserimento di un suo libro nei cataloghi della Biblioteca Universitaria di Berna e della Biblioteca Cantonale di Locarno.

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