Genoa, se il ko di Roma genera rammarico significa che è cambiato molto

La Roma ha vinto con maturità una partita "sporca", che non ha mai avuto padroni

Radovanovic Genoa Strootman
Radovanovic conduce in campo il Grifone (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Un 1-0 a Roma, nemmeno troppo tempo fa, era un buon affare per il Genoa. Se, invece, oggi l’idem sentire rossoblù, dal quale non si sottrae neppure il presidente Preziosi, conserva tracce di rammarico per un’occasione sprecata, allora significa che Ballardini ha ribaltato il paradigma in circa tre mesi. La Roma ha vinto una di quelle non rade partite “sporche” che s’intercettano in Serie A perché densa di contrasti, di tattica e di ogni altro filtro che imbriglia i cavalli vapore della fluidità del gioco: i giallorossi non l’hanno vinta per caso, bensì con una maturità insolita per un club che ha fallito molte volte la prova di maturità calcistica. Se non è stata una grande Roma, a tal punto da indurre Fonseca a togliere un attaccante e inserire Fazio, un aiutante stopper, nei minuti finali di partita, è soprattutto merito del Genoa.

Ballardini ha preparato con cura la gara a livello tattico: linea di difesa alta, voglia di accorciare sul portatore di palla senza aspettarlo passivamente e sviluppare l’azione accompagnando con più uomini nella metà campo romanista. Il Genoa ha giocato con personalità a cominciare dalle rimesse in gioco di Marchetti, rapide e senza perdite di tempo anche prima del gol di Mancini, una costante spina nel fianco del Grifone. I rossoblù hanno pasticciato più volte in occasione dei calci d’angolo giallorossi a causa di un posizionamento a zona difettoso che faticava a leggere, e di conseguenza ad assorbire, lo stacco in terzo tempo del difensore omonimo del corrente ct. Da una parte la spiccata pericolosità su palla inattiva della Roma e, dall’altra, l’evanescenza offensiva dei rossoblù – Shomurodov più sostanzioso di Pjaca nella ripresa – sono stati gli elementi che hanno fatto la differenza in una partita che non ha avuto padroni.

Il Genoa deve lavorare su una maggiore finezza tecnica nell’ultimo passaggio, talvolta prevedibile o impreciso, ma gli equilibri sono in definizione con una catena di sinistra ben assortita da interpreti che conoscono il calcio: Criscito sta in copertura, Zappacosta attacca l’uomo – cosa che è mancata a Ghiglione contro Cristante, adattato sul centrosinistra – e apre gli spazi sfilando la marcatura a Strootman che, con il suo piede di qualità, può scegliere la migliore giocata, sia in profondità (cancellata dalla rapidità di Smalling, migliore in campo all’Olimpico) come sul secondo palo. Tutto da vedere se mister Ballardini darà nuovamente vita all’interessante variante di Cassata come quinto di centrocampo, già tentata episodicamente da Nicola la scorsa stagione: il mediano spezzino è subentrato con un ritmo partita in leggera crescita e, soprattutto, mettendo coraggio nei contrasti. Elemento fondamentale nelle prossime partite per togliere rammarico dall’idem sentire rossoblù.

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