Genoa, è già peggiore difesa: bassa percezione del pericolo in partita

Il Grifone condivide il primato con Cagliari e Salernitana, prossima avversaria in campionato

Maksimovic Vlahovic Genoa
Maksimovic marca Vlahovic (foto di Genoa CFC Tanopress)

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L’Ufficio Facce di Bepe Viola, maestro di giornalismo, aiuta a decifrare i sentimenti a caldo di una squadra che, sotto di due gol a un quarto d’ora dal termine, sfiorava la depressione calcistica mentre al novantesimo stava garibaldinamente ribaltanto l’equilibrio e, appena un minuto dopo, vedeva Kalinic saltare nel deserto quando non era nemmeno necessario elevarsi da terra per battere Sirigu. Quali sentimenti attraversino la mente dei calciatori del Genoa è un quesito da inoltrare a un bravo psicologo poiché per gli osservatori, obtorto collo distanti dalla quotidianità della squadra, non vi è risposta univoca: il Grifone ha carattere, come anche vuoti di memoria difensiva, ma lo dimostra soltanto ogniqualvolta è costretto a rimontare. È successo, infatti, ad agosto in Coppa Italia, a Cagliari, e, in parte, contro il Verona; discorso differente per la partita di Bologna, dove il Genoa di Ballardini non è mai andato sotto il minimo svantaggio.

Psicanalisi a parte, merita una riflessione la bassa percezione del pericolo che denunciano i rossoblù, segnatamente i difensori, e se questa impostora possa essere allenata e potenziata al pari di un quadricipite o di un tendine. La risposta affermativa che ne consegue è, però, anticipata da una premessa generale che intercetta talune mode del calcio moderno, non tutte meritorie di essere suffragate: lavorare meglio nei duelli uno contro uno presume grande concentrazione nella lettura del gioco, corretta postura del corpo e, non da meno, caratteristiche attitudinali da marcatore che nel Genoa pare avere solo Maksimovic (e probabilmente Vasquez). Il difensore contemporaneo è meno stopper, come si mutuava una volta dall’inglese to stop, ossia fermare, e più co-architetto assieme al portiere della prima giocata, con effetti nefasti: negli ultimi anni sono aumentati vertiginosamente i gol subiti entro la propria area di rigore dallo sviluppo di una situazione di rinvio dal fondo. Un paradosso.

Si è perso il vecchio stampo dei difensori che sapevano quale uomo prendere e mettere in salvo la porta, quei mezzadri degli ultimi sedici metri di campo che il solo pensiero di affrontarli suscitava prurito. Con una generazione di difensori (e allenatori) cresciuti nella superficialità del ruolo a partire dalla rivoluzione guardiolista che pure si basava su Puyol e Piqué, non due miti abatini, il gusto di difendere è ormai fuori tendenza, e non solo in un Genoa capace di incassare quindici gol in sei partite con almeno sei miracoli di Sirigu: giocare all’attacco è spettacolare quando non è sprezzo del pericolo. Il Grifone non può fare cieco affidamento sulla certezza della rimonta settimanale giacché partire da una costante situazione di svantaggio – sei volte su sei – prosciuga le energie nervose: i ribaltoni sono adranalinici ma rischiano di svuotare psicologicamente la squadra. La salvezza, come i campionati, si conquista subendo meno e rimedianado risultati poco generosi ma sostanziosi. E l’Ufficio Facce muta.

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