Focus su Manuel Iturbe, prossimo idolo della Nord

Gasperini ha avuto ragione: “Nell’ultima settimana di mercato il nostro miglior uomo è il presidente Preziosi”. Dopo la cessione di Kucka al Milan con annessa plusvalenza di un giocatore consumato, il patron rossoblù tiene tra le mani l’accordo per Juan Manuel Iturbe. Mancano poche ore e l’argentino-paraguagio di Buenos Aires vestirà la casacca del club […]


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Gasperini ha avuto ragione: “Nell’ultima settimana di mercato il nostro miglior uomo è il presidente Preziosi”. Dopo la cessione di Kucka al Milan con annessa plusvalenza di un giocatore consumato, il patron rossoblù tiene tra le mani l’accordo per Juan Manuel Iturbe. Mancano poche ore e l’argentino-paraguagio di Buenos Aires vestirà la casacca del club più antico d’Italia. Un colpo che fa sognare i tifosi e, probabilmente, superare anche quota 17mila abbonati e vincere – chissà – il derby delle gradinate.

Iturbe cresce nelle giovanili del Cerro Porteño, club di Asunción che ha vinto trentuno campionati nazionali, fino all’esordio in prima squadra a sedici anni voluto da Pedro Troglio, ex di Verona, Lazio e Ascoli negli Anni ’80-’90. Fin dalla giovane età, Manuel dimostra di possedere un carattere deciso quando rifiuta un rinnovo contrattuale con la squadra natia e lascia la terra guaranì per allenarsi con l’U20 dell’Argentina: scoppiò una piccola guerra diplomatica tra le federazioni.

Se il Gallipoli non fosse fallito nel 2010, Iturbe avrebbe giocato in Puglia; invece si muove il Porto, squadra che di fenomeni sudamericani se ne intende (James Rodriguez, Jackson Martinez per citare gli ultimi), ma lo fa prematuramente e Iturbe è prestato prima al River Plate e poi all’Hellas Verona. Nel nostro campionato arriva la consacrazione che tutti ricordiamo.  

Iturbe è stato rinominato I-turbo perché la sua principale dote è l’accelerazione favorita dagli arti inferiori corti (alto 1,72 m) e potenti. È un corridore e un ottimo dribblatore e discreto rifinitore laterale: s’integra con Perotti perché segna di più del n.10 (otto gol in 33 presenze a Verona) ma sforna meno passaggi vincenti di Diego. Mancino d’incanto e ambidestro, perfetto tatticamente nel tridente di Gasperini che richiede due laterali a piede invertito e una prima punta di ruolo.

Velenoso a campo aperto quando agisce largo a destra (ha fatto gol da terzino prendendo palla dalla propria trequarti, si veda Bologna-Hellas del 2013-2014), pronto a stringere la posizione verso il centro; deve migliorare nella continuità acquisendo cultura del lavoro quotidiano, nel pressing senza palla, nell’ultimo passaggio, capire che ha bruciato il primo jolly della carriera (Roma) e immedesimarsi nella realtà rossoblù. Per tutto questo c’è Gian Piero Gasperini, un uomo cui piace aver ragione.

Alessandro Legnazzi

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