L’articolo pubblicato il 22 aprile scorso, iniziava con un titolo “Niente senza i tifosi” ( cfr. www.federsupporter.it) che ha avuto, anche se inconsapevolmente, per la prima volta, una notevole eco, anche se con toni diversi.
La “follia superlega” ha fatto registrare un fatto pressoché unico: unire in un solo grido le tifoserie, anche le più accese.
Il Manifesto, pubblicato il 26 aprile scorso, “L’assurdità di un paradosso. Il Calcio appartiene alla gente” è stato sottoscritto da 120 club di calcio, da 9 club di basket e da 1 club di hockey.
Lascia perplessi la circostanza che solo 7 club dell’attuale Serie A hanno firmato il documento e tra questi mancano i club di Inter e Milan.
Quanto sopra, a dimostrazione di quella che è l’attuale situazione delle tifoserie italiane, totalmente distaccate dalla vita dei loro club, nonostante i formalismi che la normativa sportiva (Supporter Liaison Officer) e nazionale (art. 4, legge 86/2019: organismo per la tutela degli interessi dei tifosi all’interno dei club) sbandierano come una “grande apertura” alle tifoserie per un “dialogo costruttivo”.
L’ottusa egemonia del calcio padronale italiano continua a misconoscere qualsiasi importanza dei propri tifosi.
Ed è proprio contro questo atteggiamento dei nostri club che ritengo importante pubblicare la lettera che il proprietario ed il Consiglio di amministrazione del Chelsea FC ha diretto ai suoi supporter (e tra questi lo scrivente), il 23 aprile scorso, per spiegare sia la propria adesione sia il successivo ritiro dal progetto SuperLega: “Il proprietario ed il Consiglio di amministrazione capiscono che coinvolgere il club in tale proposta è stata una decisione che non avremmo dovuto prendere. E’ una decisione di cui ci rammarichiamo” (The Owner and the Board undestand that involving the Club in such a proposal was a decision we should not have taken. It is a decision we deeply regret).
Ed ancora :”Il Club ha fatto un passo indietro per ascoltare e parlare ai tifosi” (the Club took a step back to listen and speak to supporters”
Nessuna delle tre Società italiane ha avuto la sensibilità di parlare così ai propri tifosi, ignorati e tralasciati che, comunque, non si dovevano interessare di questo progetto.
Prendano esempio dal comportamento dal Chelsea: “Come Club siamo impegnati in un dialogo aperto e regolare con i nostri fan e altri stakeholder, ma in questa occasione, purtroppo, a causa dei limiti di tempo e della riservatezza, questo non è stato raggiunto” (As a Club, we are committed to an open and regular dialogue with our fans and other stakeholders, but on this occasione, regrettably, due tot ime constraints and confidentially restrains, this was not achieved).
Ma è il seguente capoverso della lettera che mi incoraggia a credere ancora nel Progetto Federsupporter diretto a riunire quanti più tifosi possibile per far capire la necessità di un vero cambiamento dei rapporti con i tifosi :
“il Club rinnova il suo impegno ad ascoltare e coinvolgere molto meglio i suoi sostenitori in futuro. Il Consiglio di amministrazione condurrà consultazioni con i gruppi di tifosi ed altre parti interessate sui nuovi meccanismi o strutture che sviluppino e salvaguardino la rappresentanza dei tifosi nel lavoro del Club “. (The Club renews its commitment to listen to and engage with its supporters far better in future . The Board will lead consultations with the supporter groups and other stakeholders on new mechanism or structures that develop and safeguard fan representation in the Club’ work).
In questa ottica, mi sento di riproporre, ancora una volta, l’invito ai Presidenti dei Club, preservandone l’autonomia nei rispettivi gruppi, di associarsi a Federsupporter.
Solo uniti potremo far sentire quella voce che permetterà di instaurare un colloquio istituzionale, doveroso, in linea con la legge, costruttivo, che porti finalmente al rispetto dei sentimenti e della passione dei tifosi, senza i quali il calcio e lo sport in generale non hanno più futuro.
Alfredo Parisi
Presidente Federsupporter