ESCLUSIVA PG – Giovanni Porcella: «Il campionato rischia di essere falsato»

Il giornalista di Primocanale è contrario ai rinvii solo per alcune gare a causa dell’emergenza Coronavirus: «Sarebbe stato meglio com'è stato fatto in Svizzera, una sosta di 15 giorni per tutti i club». Ed è molto preoccupato per la conclusione

Porcella Genoa
Giovanni Porcella (foto da Primocanale)

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«Non so proprio come potranno finire questa stagione: sarà un’ammucchiata generale». Giovanni Porcella, volto storico della redazione di Primocanale, commenta ai microfoni di Pianetagenoa1893.net la decisione della Lega serie A di rinviare Milan-Genoa e altre quattro gare a causa dell’emergenza Coronavirus: la sensazione è che sia un rebus di non facile soluzione. «Fatemi capire: l’Inter gioca regolarmente a San Siro in Europa League, ma due giorni dopo in campionato non può giocare. E ora ha già due partite da recuperare: se non esce subito dall’Europa, non so proprio come e quando potrà giocare la gara rinviata con la Sampdoria» aggiunge il giornalista genovese, tifoso del Genoa.

Si sarebbe potuto adottare una soluzione momentanea: giocare a porte chiuse e trasmettendo le gare in chiaro?

«Sì, in questo momento avrebbe potuto essere una soluzione per dare continuità al torneo. Poteva essere un’idea»

Di questo passo cosa si rischia?

«Si rischia di falsare fortemente il campionato: c’erano in precedenza degli equilibri per la lotta per lo scudetto, per l’Europa e per la salvezza, ma ora è saltato tutto. Non è la stessa cosa giocare davanti al proprio pubblico e non averlo. E poi, questa incertezza di giocare fino all’ultimo: lo trovo ingiusto. Ma non dico questo perché il Genoa è coinvolto nella zona retrocessione: il problema riguarda tutti i club e tutti sono penalizzati da questa situazione. C’è poca chiarezza e poca progettualità: i provvedimenti di rinvio sono stati presi sull’onda dell’emotività e questo mi spaventa. Se tutto fosse stato fatto perché la Juventus giocasse davanti al proprio pubblico, sarebbe gravissimo: spero proprio che non sia così».

Forse sarebbe stato meglio fare come in Svizzera?

«Sì, una sosta di 15 giorni per tutti i club: però girano interessi così grandi e alla fine accade che non si può fare. Bisogna obbedire e basta».

E in tutto ciò sono i tifosi a rimetterci

«Ho sentito in tanti dire “le porte chiuse sono la morte del calcio”: poi però il calcio non fa niente per avvicinare i tifosi, tra biglietti cari, trasferte vietate, collocati in settori inguardabili. Quando gli serve, usano i tifosi a loro piacimento, ma i club non li considerano assolutamente».

C’è pericolo di un calo di tensione del Genoa per la gara col Parma?

«Può essere, ma ciò non riguarda soltanto il Genoa: altre squadre possono aver subito lo stesso contraccolpo. Certo è che gli uomini di Nicola erano in un momento particolare: avevano giocato bene con la Lazio e ora avrebbero giocato col Milan in un San Siro vuoto. Non bisogna però attaccarsi a questo: in questo momento nel calcio italiano c’è una grande confusione, non c’è una governance credibile. A ciò si aggiunge il fatto che le grandi fanno i loro interessi e le piccole devono tacere».

Come finirà questo campionato?

«La mia grande preoccupazione è se finirà questo campionato e come finirà. Non vedo grandi spazi di manovra».

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