ESCLUSIVA PG, GARBARINI: «Nicola in confusione totale. Troppi gol subiti»

«Al Grifone serve concentrazione e sana cattiveria, il calcio non è una scienza» spiega il Generale

Nicola Genoa
Mister Nicola (foto di Genoa CFC Tanopress)

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A cinque giornate dal termine della Serie A Pianetagenoa1893.net ha intervistato in esclusiva Giorgio Garbarini. L’analisi del Generale rossoblù sul momento del Genoa di mister Nicola, in lotta per la salvezza con il Lecce.

Garbarini, come sta? «Un mese fa ho subito un’operazione di quattro ore a entrambe le ginocchia: il calcio mi ha consumato le cartilagini. Sono il primo ex calciatore genovese sottoposto a un simile intervento. La ribilitazione è lunga, ormai le stampelle sono un simbolo ma ho ripreso a camminare da solo. Diciamo che una volta consumati i copertoni è necessario fare il tagliando».

Veniamo al Genoa che appare una squadra involuta rispetto a quella pre Covid-19. «Subiscono troppi gol, un motivo dovrà pur esserci. Ho trovato inaccettabile perdere 4-1 contro il Parma e il secondo gol del Napoli: in quel frangente uno tra Biraschi e Romero doveva decidersi a stendere Lozano. Ai miei tempi difendevo da solo quella zona di campo e per salvare un gol ero disposto a randellare: ciononostante non sono mai stato espulso in carriera ed ero rispettato da chiunque».

Quindi cosa manca alla fase difensiva del Grifone? «Concentrazione e sana cattiveria, il calcio non è una scienza. Ad esempio, guardiamo il gol di Belotti nel contesto della figuraccia del Genoa a Torino: Pandev gli regala palla, sì, ma Goldaniga lo marca a sette metri senza che nessuno si preoccupi di fare la diagonale per curare la profondità. Servono meno proteste e più attenzione».

Nicola è in difficoltà? «È in confusione totale. Capisco che le partite ogni tre giorni siano un problema però non c’è una volta che confermi il centrocampo: una volta gioca Sturaro, poi ti ritrovi Cassata, la volta dopo Behrami e Schöne. Idem in attacco: il Genoa deve fare devoto affidamento a Pandev – il quale non ha mai avuto una vena realizzativa prolifica da prima punta – poiché Destro e Favilli non segnano. Pinamonti è bravo ma non ha peso».

Mancano cinque giornate al termine del campionato. «Il calendario è terribile per il Genoa e lo scontro diretto con il Lecce può non bastare ma domani sarà fondamentale vincere e andare a +4. I salentini sono rientrati in classifica perché hanno avuto la grande fortuna d’incontrare e battere una Lazio in cedimento. Preziosi non è mai retrocesso sul campo, il mio auspicio è che il Genoa di Nicola si salvi per l’ennesima volta».

È l’auspicio di tutti. «Sono genoano di famiglia genoana e giocare nel Genoa è stato il più grande privilegio della mia vita. Rifiutai il trasferimento al Bologna e all’Atalanta pur di vestire quella maglia: il merito fu del dottor Berrino e del vicepresidente Fossati che mi tennero un anno in prova al minimo salariale».

Chiudiamo con un ricordo della sua Genova. «Abitavo in via Pareto e giocavo a pallone in Piazza Palermo. Entrai nel vivaio della Samp perché un dì un dirigente mi promise in cambio la tessera per vedere gratuitamente le partite al Ferraris. Ricordo che la gettavo giù dai vecchi elicoidali, affrancata da una molletta di mia mamma, per far entrare anche i miei amici. Quando giocavo in prima squadra, invece, salivo sul 48 che da casa mi portava allo stadio: la gente mi riconosceva e mi diceva “Me racomàndo Garbarìn, ciantaghe ‘na pansâ a-o Rivera”. Era un calcio più umano».

Alessandro Legnazzi

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