ESCLUSIVA PG, BRAGLIA: «Fiducia in Gilardino ma al Genoa serve un’autorità calcistica»

L'Eroe di Anfield lancia il tecnico: «Con il tempo può dare spazio ai giovani del vivaio»

Braglia Genoa
Simone Braglia, l'Eroe di Anfield (foto di Furio Belloro)

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Il particolare momento del Genoa e la precarietà di Alberto Gilardino, oltre agli equilibri in società, sono i temi centrali dell’intervista esclusiva realizzata da Pianetagenoa1893.net a Simone Braglia.

Gilardino è l’allenatore giusto per il Genoa? «Nutro piena fiducia in Alberto: sono certo che l’esperienza acquisita da calciatore lo porterà a gestire la nostra squadra con meno problemi di Blessin. Tuttavia, la scelta di confermarlo ad interim alla luce delle due partite importanti all’orizzonte è infelice perché crea eccessiva pressione: tenere provvisoriamente il tecnico significa esigere il risultato a tutti i costi, onde sventare il rischio di essere accantonato. Domenica il Genoa farà una grande partita davanti al suo pubblico: lo spero per il Grifone, di cui resto innamorato, e per Gilardino poiché un eventuale subentrante ripartirebbe da zero. Il mister merita di lavorare fino a maggio, vedo pochi allenatori liberi con cognizione della situazione rossoblù e dell’impervio campionato di B».

Neppure Aurelio Andreazzoli? «Era un profilo certamente esperto per la categoria ma non conosco il motivo per cui la sua candidatura sia stata bocciata da qualcuno in società: bisogna accertare chi e quante persone decidono e, soprattutto, nel merito di cosa esse sono deputate a decidere. Prendo ad esempio il Milan campione d’Italia con Pioli: dopo la pandemia la gestione tecnica è stata affidata a due personaggi fondamentali, Paolo Maldini che conosce l’ambiente rossonero e sa che cosa trasmettere, e il ds Frederic Massara che sa di calcio italiano».

Braglia, un eventuale passo indietro del gm Spors può aiutare il Genoa al pari di quanto fatto da Boban al Milan? «Sì, l’uscita di Zvonimir dalla società rossonera permise la rinascita del club che comunque aveva struttura e organizzazione. Al Genoa manca un dirigente presente come Maldini perché Spors, delegato dalla proprietà rossoblù, non vive lo spogliatoio e neppure conosce le sue dinamiche composte da umori e da piccoli aspetti che possono intaccare quotidianamente armonia e trasparenza: coloro che scendono in campo permettono di giungere all’obiettivo attraverso la continuità. Ultimamente al Genoa è mancata serenità: oltre all’allenatore, nei momenti critici serve un’autorità calcistica che metta a tacere ogni lamentela o dissapore e trasmetta l’identità territoriale e la passione altrimenti i grattacapi si moltiplicano».

Il decantato modello Red Bull è inconciliabile a Genova? «L’algoritmo è un supporto metodologico valido che non deve essere prevalente: un calciatore non va visto in ufficio ma al campo e agli allenamenti. Nel calcio finanziario moderno conta allevare i calciatori – e il settore giovanile del Genoa è maestro – ma altresì serve monetizzare il prima possibile; l’avvento degli investitori stranieri può essere una valenza soltanto se lo stesso investitore è disposto a rimanere a lungo. Spero che 777 Partners investa nel Genoa per tanti anni anche se i risultati non dovessero giungere immediatamente: fossi in loro intraprenderei una politica di basso profilo perché nel calcio italiano le problematiche sono infinite».

Braglia, riporterebbe a casa Criscito? «Sì, se ha la voglia di rimettersi in gioco dopo l’avventura al Toronto, in Canada. Lo reputo ancora un calciatore valente per esperienza e conoscenza dell’intero ambiente rossoblù. Più in generale, auspico che al momento giusto i giovani del vivaio maggiormente interessanti possano avere un’opportunità di giocare in Serie B: sono la nostra risorsa. Con mister Gilardino in panchina le possibilità aumentano».

Semper finalmente titolare. «Al Genoa mai dare certezze… (ride, ndr). Il portiere croato è sempre stato in cima alle mie preferenze avendo maturato con brillanti esiti più di un’esperienza in un campionato italiano, inoltre è anche un calciatore di proprietà: la scelta di Martinez, in prestito dal Lipsia, è frutto di una dinamica societaria che non comprendo».

Braglia, qual è il suo giudizio sui portieri di Qatar ’22? «Il miglior percorso l’ha fatto Szczesny nonostante la Polonia sia uscita anzitempo dal Mondiale: neutralizzare un rigore (a Messi) in partita non è come pararlo dopo i tempi supplementari. Positivo anche Bounou del Marocco per personalità e spregiudicatezza ma il polacco, apprezzato meno di quanto meriti perché come me ha poca personale visibilità comunicativa, ha dimostrato più completezza».

Di recente ha superato anche il Covid? «Sì, ma per fortuna non ho avuto sintomi gravi pur avendo battuto tre broncopolmoniti, una in gioventù e due al Genoa. La seconda che contrassi in rossoblù fu una ricaduta essendo rientrato con eccessiva fretta visto che il Grifo subì sette gol tra Fiorentina e Torino: così saltai la trasferta a Bucarest, con la Steaua. In carriera mi sono rotto cinque volte le braccia, due denti, un metatarso del piede e riportai anche un trauma cranico, ora pure il Covid: le ho parate tutte».

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