COSA VA/COSA NON VA: Perotti e Burdisso i migliori, per il resto poca personalità  e velocità  d’esecuzione

Lottare, e poi perdere. C’è un po’ di masochismo in questa sconfitta del Genoa alla Scala del Calcio di Milano: tanta buona volontà nella prima ora di gioco, un bunker Anni ’50 allestito davanti all’area di rigore e il gioco delle coppie tanto amato da Gasperini in ogni zona del campo. L’Inter ha vinto con […]


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Lottare, e poi perdere. C’è un po’ di masochismo in questa sconfitta del Genoa alla Scala del Calcio di Milano: tanta buona volontà nella prima ora di gioco, un bunker Anni ’50 allestito davanti all’area di rigore e il gioco delle coppie tanto amato da Gasperini in ogni zona del campo. L’Inter ha vinto con il minimo sforzo senza scavalcare le proprie capacità, sebbene risulti molto complicato stabilire quale sia tale confine. L’1-0 è il risultato più giusto, costituito da un gol talmente brutto che rappresenta al meglio una partita pessima nei contenuti. Il Genoa non è stato quello di Gasperini.

COSA VA

Burdisso e la fase difensiva in generale. Più aumentano gli uomini e più sarebbe difficile comandarli facendoli scappare in avanti per il fuorigioco. Il capitano rossoblù guida da leader una linea difensiva composta da cinque, talvolta sette uomini: respinge tutto quello che gli capita sopra la testa, Medel cerca di metterlo fuori dai giochi tagliandogli il fiato, ma il León si rialza e gioca come prima.

Diego Perotti. Bentornato, campione. Peccato che per larghi tratti della partita sia supportato come un predicatore nel deserto: il primo dribbling non è mai un problema, stasera ci mette mezz’ora a prendere le misure ai tre che lo braccano, poi è poesia palla al piede. Avrebbe fatto comodo Pavoletti al centro dell’area di rigore per convertire i suoi traversoni.

COSA NON VA

Le palle inattive. ¡Qué dolor! Sempre il solito cruccio per il Grifone, stasera una punizione battuta banalmente da Ljajic porta alla settima sconfitta rossoblù: i molti difensori di Gasperini si sono schiacciati verso la porta presidiata di Perin dimenticandosi di restare alti, in posizione del primo uomo dell’Inter. Più attenzione.

La velocità di gioco: Tino Costa. Il suo sinistro è molto educato ma, in questo momento della stagione, la gamba non è reattiva. E tutto il Genoa paga dazio. Il gioco di Gasperini presume una freschezza atletica eccellente per effettuare una pressione convinta e, soprattutto, efficace. El cañon zurdo deve trovare brillantezza, solo lì ci potrà essere il salto di qualità.

Mancanza di personalità. Tutti s’aspettavano un Genoa gagliardo in pressione sui due mediani dell’Inter, invece nessuno osava mettere fuori becco dal centrocampo. In questi frangenti i giocatori di maggiore personalità dovrebbero prendere il sopravvento, come avveniva un anno fa. Discorso simile per l’impotenza degli ultimi venti minuti.

Alessandro Legnazzi

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