Le due volte in cui il Genoa ha disputato la A “orfano” della Samp

Dal 1946, anno in cui è nata la Sampdoria, il Genoa ha disputato soltanto due campionati in serie A senza la presenza dei cugini che dal canto loro hanno vissuto tale esperienza ben 26 volte. Dalla prossima stagione il grifone si appresta a disputare il terzo, esattamente dopo trent’anni dall’ultima apparizione solitaria risalente alla stagione […]


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Dal 1946, anno in cui è nata la Sampdoria, il Genoa ha disputato soltanto due campionati in serie A senza la presenza dei cugini che dal canto loro hanno vissuto tale esperienza ben 26 volte. Dalla prossima stagione il grifone si appresta a disputare il terzo, esattamente dopo trent’anni dall’ultima apparizione solitaria risalente alla stagione 1981-82.

Nel campionato 1977-78 per la prima volta era il Genoa a rappresentare calcisticamente la città nella massima serie, dopo la fresca retrocessione della Samp. Non che il grifone, nella circostanza fece sfracelli, anzi, quel campionato nel suo insieme presentò impressionanti analogie con quello attuale della Sampdoria. Il Genoa, guidato da Simoni aveva il suo punto di forza nella coppia avanzata Damiani – Pruzzo, duo che sul piano tecnico e realizzativo poteva benissimo equipararsi a quello composto da Cassano-Pazzini. In verità, la squadra rossoblu partì a mille; dopo un mese e mezzo era solitaria in testa alla graduatoria. I tifosi più entusiasti individuavano nel Genoa la terza forza del campionato dopo Juventus e Torino, i più folli… sognavano addirittura la stella. Il presidente Renzo Fossati, non sfaldò la coppia richiesta da tutta Italia, anche perché le norme di allora non consentivano trasferimenti durante il torneo, tuttavia i due bomber palesarono in seguito un rendimento decisamente insufficiente. Ed il Genoa iniziò a precipitare tanto in basso al punto che al termine dell’ultima giornata si ritrovò terzultimo e retrocedette. Sì che alla penultima fatica Pruzzo fallì contro l’Inter il penalty della possibile salvezza, ma è altrettanto vero che quel Genoa nelle ultime 15 partite aveva assaporato solo una volta la gioia della vittoria. La lontananza dai cugini sarebbe pertanto durata una sola stagione. Il rendez-vous si sarebbe perfezionato l’anno seguente nella serie cadetta dal momento che alla Samp non era riuscita l’immediata risalita.

Anche la stagione 1981-82 vide ai nastri di partenza della serie A solo il Genoa in rappresentanza della Superba. Ciò in conseguenza della promozione genoana nella massima serie in compagnia di Milan e Cesena (la Samp era arrivata solo quinta). Anche stavolta la squadra era guidata da Gigi Simoni e il duo di punta della linea avanzata era adesso composto dalla coppia Russo- Briaschi col il secondo decisamente più efficace del primo. Fu una stagione iniziata in modo onorevole (metà classifica a metà torneo) ma col fondato rischio di ripetere la sorte di quattro anni prima. Fu un black –out improvviso(e inaspettato) nella fase calda del campionato che condusse la squadra a giocarsi tutte le sue carte al San Paolo di Napoli contro una tranquilla formazione partenopea. Il gol di Faccenda all’87’, passato alla storia, sia perché sanciva il pareggio-salvezza, sia perché originava un gemellaggio fra le due tifoserie che dura tuttora, mise la parola fine all’incubo ribaltone. Sì perché la Sampdoria nel frattempo era finalmente riuscita a centrare in serie B l’annata vincente. L’anno successivo, le due genovesi si sarebbero nuovamente riunite, ma stavolta in serie A.

A trent’anni di distanza ecco riproporsi per il prossimo campionato la stessa situazione di allora. Per la Samp l’augurio si tratti solo di un incidente di percorso, per il Genoa, visti i precedenti, … che non soffra troppo la solitudine! 

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