Il Genoa ricorda Luigi Ferraris, morto un secolo fa nella Grande Guerra

Ci sono storie da tramandare scritte da uomini che hanno fatto la storia. Sui campi di calcio e sui campi di battaglia. Ricorre domenica, giorno del debutto in campionato, il centesimo anniversario della scomparsa di Luigi Ferraris. Primo giocatore caduto nella grande guerra mondiale, insignito della medaglia d’argento al valore militare. Lo stadio intitolato a […]


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Ci sono storie da tramandare scritte da uomini che hanno fatto la storia. Sui campi di calcio e sui campi di battaglia. Ricorre domenica, giorno del debutto in campionato, il centesimo anniversario della scomparsa di Luigi Ferraris. Primo giocatore caduto nella grande guerra mondiale, insignito della medaglia d’argento al valore militare. Lo stadio intitolato a suo nome. Le rare immagini disponibili che riportano indietro nel tempo. Ad altri contesti, lezioni, onori. Una figura mitologica per il club di calcio più antico in Italia, considerato lo spessore umano e di sportivo. E un riferimento per la città di Genova che nel quarantennale dell’impianto, dove il Genoa giocava sin dal 1911, gli dedicò lo stadio alla memoria. Un destino tragico che lo lega a un’altra leggenda. James Richardson Spensley, tra i padri fondatori del Grifo e del calcio italiano, il cui centenario della morte in guerra cadrà il prossimo 10 novembre.  

LUIGI FERRARIS

(ritratto a cura della Fondazione Genoa 1893)

“Costante, mirabile esempio di attività e di coraggio, eseguiva in zone molto battute da fuoco nemico, ardite ricognizioni, dando prova di impareggiabile tenacia e fermezza. Nell’ultima di queste lasciava gloriosamente la vita”. Recita così la medaglia d’argento al valore militare, assegnata alla memoria di Luigi Ferraris, primo tra i foot-ballers a cadere gloriosamente in guerra, il 23 agosto 1915 a Monte Maggio, in Trentino. A lui il 1° gennaio del 1933, viene intitolato il nuovo stadio di Genova, sorto su quel terreno del quartiere di Marassi in Via del Piano, dove il Genoa già giocava dal 1911. Si narra che la sua medaglia sia stata sotterrata accanto alla porta sotto la Gradinata Nord.

Luigi Benvenuto Pietro Ferraris, nasce a Firenze, il 18 novembre 1887, da famiglia piemontese di Saluzzo, che nel 1891 ebbe un secondo figlio, Piero. Dopo aver lavorato in Inghilterra, il padre Ettore commerciante di tessuti si trasferisce con la moglie Teresa Scarzelli e figli a Genova, per ragioni di salute, fortunatamente poi risolte. Qui i due fratelli iniziano gli studi e Luigi nel 1911 entra nella squadra giovanile del Genoa Cfc, guidata da James Spensley e ne diventa capitano. Chiamato nel 1907 nella prima squadra, come centromediano esordisce il 3 febbraio contro la storica antagonista, Andrea Doria; vi resterà per 4 anni. Nel 1910 viene chiamato dalla Nazionale con l’ala Giacomo Marassi senza però aver l’occasione di giocare come titolare.

Luigi, detto Gino, ha un fisico aitante. Alto, robusto ma agile spicca per la sua curata barba bionda che gli valse il soprannome El Barba. E’ un vero atleta, amante di tutti gli sport di montagna e soprattutto del calcio. Sul campo non si risparmia, lottando dall’inizio alla fine con forza e coraggio. Dal punto di vista tecnico forse non tra i giocatori eccelsi, ma il fisico poderoso e la tenacia lo rendono indispensabile alla squadra. Temuto e rispettato dagli avversari è molto amato dal pubblico. Fuori dal campo Ferraris ritorna l’elegante gentiluomo che affianca a questa passione un grande amore per gli studi matematici e filosofici. Si laurea così brillantemente in ingegneria ed inizia a lavorare prima per le Officine Elettriche Genovesi e poi a Milano negli Stabilimenti Pirelli. Gli impegni lavorativi lo allontanano inevitabilmente dal calcio che abbandona definitivamente nel 1911.

I due fratelli Ferraris, ferventi patrioti, si arruolano volontari nel 1915. Già nel 1911 Piero ha combattuto in Libia da cui è tornato seriamente ferito. Luigi diventa tenente in un reggimento di artiglieria da fortezza, mentre Piero entra nel corpo degli alpini. Il lunedì 23 agosto, alle ore nove e quarantacinque una granata austriaca rade al suolo l’avamposto italiano a Monte Maggio; colpito Luigi muore inutilmente soccorso dal suo attendente Giovanni Pinna. Le ceneri di Ferraris, cremato a Vicenza, ritornano nella sua Saluzzo solo alla fine della guerra, nel 1919, e qui è sepolto.

Tutta la famiglia Ferraris partecipa alla cerimonia di intitolazione dello stadio il 1° gennaio 1933. La tradizione sportiva di casa prosegue nel nipote di Luigi, Paolo De Chiesa, famoso sciatore della Nazionale Italiana a cavallo degli anni Settanta e Ottanta.

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