Quando 90 anni fa Ettore Leale salvò a Torino l'imbattibilità  del Genoa

Domenica 8 aprile 1923, sull’elegante costruzione finanziata dai soci bianconeri e, in particolar modo, dai fratelli Ajmone Marsan, che era denominata “Campo della Juventus” (una sorta di “Juventus Stadium” ante litteram, con una capienza di quindicimila posti), sito dall’anno prima in corso Marsiglia (l’attuale corso Adriatico), che proprio dal 1923 nella sua momentanea interruzione dell’attuale […]


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Domenica 8 aprile 1923, sull’elegante costruzione finanziata dai soci bianconeri e, in particolar modo, dai fratelli Ajmone Marsan, che era denominata “Campo della Juventus” (una sorta di “Juventus Stadium” ante litteram, con una capienza di quindicimila posti), sito dall’anno prima in corso Marsiglia (l’attuale corso Adriatico), che proprio dal 1923 nella sua momentanea interruzione dell’attuale largo Tirreno ospitò – nella parte rivolta a via Tripoli e prospiciente lo stadio – la prima strada in Italia dedicata a una società calcistica (piazzetta Juventus), il Genoa, quel giorno privo di Luigi «Luigin» Burlando e Celeste «Enrico» Sardi I, rischiò più che in ogni altra partita precedente e futura del vittorioso Campionato 1922/1923 (concluso con 22 vittorie e 6 pareggi) di perdere l’imbattibilità stagionale.

Infatti, l’unica rete in partite ufficiali della propria carriera realizzata dal torinese di nascita (quel giorno davvero «profeta in patria»!), ma genovese di adozione, Ettore Leale (tiro spiovente, su un rimando della difesa juventina, nell’angolino sinistro della porta non intercettato per una fatale incertezza dal terzino sinistro Antonio Bruna, che copriva quel lato, dopo che il portiere Giampiero «Saetta» Combi si era dovuto gettare sul lato destro per ribattere una precedente conclusione), che diede il pareggio ai rossoblù, arrivò a cinque minuti dal termine, quando da due minuti era passato all’attacco Renzo «il Figlio di Dio» De Vecchi, che si era scambiato il posto con Antonio «Delfo» Bellini, quel giorno utilizzato nella linea avanzata. Come nell’incontro di otto anni prima (domenica 21 marzo 1915: Juventus-Genoa 2-5) era stato Giuseppe Giriodi (al 9’ della ripresa) a portare in vantaggio i bianconeri, concludendo da una decina di metri un’azione iniziata da Mazza II e proseguita da Francesco Blando, il cui tiro era stato ribattuto da Daniele «Scimmietta» Moruzzi.

Stefano Massa

(membro del Comitato Ricerche e Storia del Museo della Storia del Genoa)

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