Correva l’anno 1916: il Genoa non giocò a Milano per possibile attacco aereo austro-ungarico

Il massimo campionato italiano di calcio ha avuto dal 1898 al 2014/2015 centotredici edizioni ufficiali (che hanno assegnato centoundici titoli nazionali, visto che quelli del 1926/1927 e del 2004/2005 sono stati revocati alle squadre – rispettivamente il Torino e la Juventus – che li avevano vinti e non sono stati assegnati ad alcuna altra). Nel […]


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Il massimo campionato italiano di calcio ha avuto dal 1898 al 2014/2015 centotredici edizioni ufficiali (che hanno assegnato centoundici titoli nazionali, visto che quelli del 1926/1927 e del 2004/2005 sono stati revocati alle squadre – rispettivamente il Torino e la Juventus – che li avevano vinti e non sono stati assegnati ad alcuna altra). Nel 1915/1916 e nel 1944 si sono svolti nell’Italia settentrionale due campionati non ufficiali, che sono stati vinti dal Milan e dallo Spezia (con il nome di 42° Corpo dei Vigili del Fuoco di La Spezia). Se il secondo campionato, che ebbe la sua conclusione con un torneo finale a tre squadre (oltre agli Aquilotti, vi parteciparono i granata del Torino e i neroverdi del Venezia) alla “Civica Arena” di Milano nel luglio del penultimo anno del secondo conflitto mondiale, è più noto, perché dal 2002 è stato riconosciuto allo Spezia (che non si sarebbe potuto aggiudicare il Campionato 1943/1944, se si fosse regolarmente disputato, in quanto militante in Divisione Nazionale B) il diritto di tenere permanentemente sulla propria maglia un ovale tricolore con il trofeo stilizzato di quella competizione, il primo – denominato Coppa Federale – è molto meno conosciuto. Domenica 30 aprile 1916 al “Velodromo Sempione” di Milano i rossoneri locali si imposero per 3-1 sul Genoa (reti in apertura e chiusura di incontro di Ernesto Morandi ed Aldo Cevenini I, che nella ripresa aveva ristabilito dagli undici metri il vantaggio dei locali poco dopo il calcio di rigore trasformato dal grande ex Renzo «il Figlio di Dio» De Vecchi). Quell’incontro che, se vinto dai rossoblù, avrebbe dato al Genoa la Coppa Federale, alla cui fase finale avevano partecipato anche il Casale (ritiratosi dopo la sconfitta interna per 0-2 contro la Juventus alla prima giornata), la Juventus e il Modena, era il recupero della partita non disputata domenica 19 marzo per i motivi che verranno qui di seguito spiegati.

Lunedì 14 febbraio 1916 il cielo della Lombardia venne violato da alcuni aeroplani dell’aviazione austro-ungarica di fabbricazione tedesca, che sganciarono bombe su Milano (i cui cittadini furono in quell’occasione mal protetti da un sistema di allarme che prevedeva solamente il suono delle cornette dei vigili del fuoco) nelle zone di Porta Volta (a nord) e di Porta Romana (a sud-est) e su Monza. Nella città brianzola si registrarono due morti ed alcuni feriti, nel capoluogo della Lombardia persero la vita diciotto persone e una quarantina furono ferite (la zona più colpita fu quella, vicino a Porta Romana, di piazzale Adige, l’attuale piazza Bruno Buozzi). In via Gerolamo Tiraboschi domenica 24 giugno 1923 venne inaugurato il monumento ai caduti di Porta Romana, opera dello scultore Enrico Saroldi, in cui una vittima del bombardamento di sette anni prima è sorretta da un soldato dell’antica Roma e da un combattente del carroccio della medievale Lega Lombarda.

Domenica 19 marzo 1916 era prevista a Milano la celebrazione pubblica – la prima da quando l’Italia era entrata nella Grande Guerra – delle Cinque Giornate di Milano (la vittoriosa rivolta della popolazione meneghina contro gli Austriaci dal 18 al 22 marzo 1848). Si temette che l’aviazione dell’impero guidato da Francesco Giuseppe I d’Asburgo-Lorena (dal 2 dicembre di quel lontanissimo 1848 al 21 novembre proprio del 1916, giorno della sua morte) volesse esemplarmente concedere il «bis» del «raid» di trentaquattro giorni prima per punire i sentimenti antiaustriaci della popolazione milanese che venivano rinfocolati dalla celebrazione dell’insurrezione risorgimentale. Furono quindi vietate tutte le manifestazioni pubbliche all’aperto, comprese quelle sportive. Per uno strano scherzo del destino da martedì 1° giugno 1915 era stato nominato Commissario civile per il Territorio della Provincia di Milano e Prefetto incaricato (a lui competeva dare l’ordine di sospensione di tali manifestazioni) il Conte Palatino, Cavaliere del Sacro Romano Impero, Senatore a vita del Regno d’Italia, dott. Giovanni Nepomuceno Augusto Cassis, il cui padre (cinque anni prima che lui venisse al mondo) Eugenio Luigi si era schierato a favore degli insorti a Padova (dall’8 al 10 febbraio 1848) contro l’Impero Asburgico, che per tale motivo lo aveva radiato dal suo ruolo di magistrato.

Pochi sanno che nel corso della Prima Guerra Mondiale poco meno di mille italiani persero la vita per i bombardamenti aerei (furono circa l’1.6% dei connazionali deceduti per lo stesso motivo nel successivo conflitto mondiale). Quindi, la decisione di rinviare il Milan-Genoa di cent’anni fa, che ci può sembrare dettata da uno scrupolo eccessivo, aveva le sue buone motivazioni per essere presa.        

Stefano Massa – Fondazione Genoa

CORRIERE DELLA SERA

Milano, Domenica 19 Marzo 1916 (Edizione del mattino), Anno 41 – N. 79, pag. 4

CORRIERE MILANESE

[…]

Tutte le riunioni all’aperto proibite

   La Prefettura comunica:

   In seguito a ripetute notizie pervenute alle Autorità militari, per disposizione dell’Autorità politica e per consiglio dell’Autorità militare, fu ordinato che non si debbano tenere riunioni all’aperto, le quali, provocando agglomerazioni di popolo, potrebbero dar luogo a gravi disgrazie in caso di incursioni aeree nemiche. Non avranno seguito il corteo per [il 68° anniversario del]le Cinque Giornate [di Milano] e la festa pro quartiere Magenta e le corse [ippiche] a Turro [Milanese]1.

 

LA GAZZETTA DELLO SPORT

Milano, Lunedì 20 Marzo 1916, Anno XXII – N. 12, pag. 1

Il match Milan-Genoa rinviato

   Il match che doveva aver luogo ieri sul campo del Velodromo del Sempione fra le squadre del Milan e del Genoa per la [fase] finale della Coppa Federale è stato rinviato in seguito ad un’ordinanza prefettizia che ha vietato tutte le riunioni all’aperto.

 

IL FOOT BALL

Milano, Sabato 25 Marzo 1916, ANNO III – N. 13, pag. 2

Dal taccuino d’un “supporter”

Il pericolo degli aeroplani su Milano e un match sospeso. – Dalla Libia al Velodromo Sempione. – […]. – […]. – […].

 

La Coppa Federale s’è presa l’incarico d’offrircene di tutti i colori. Sembra seguire l’andazzo del nome fatale al quale s’intitola: Federale! Quindici giorni fa la sorpresa più clamorosa 2. Domenica scorsa, col ritorno del bel tempo, l’impreveduta sospensione del match più atteso e, senza dubbi ormai, più importante del girone [finale]. L’autorità [prefettizia] milanese ha sospeso, per la tema dell’arrivo degli aeroplani nemici 3, la grande gara Milan-Genoa. Ecco: questa sospensione non l’abbiamo compresa, proprio. La giornata era limpida; i velivoli che avrebbero, secondo il parere di molti, dovuto distruggere Milano sarebbero stati indubbiamente segnalati molto prima di approssimarsi alla città nostra. Io penso che fin sopra i nostri tetti non saprebbero più arrivare 4: comunque v’è da chiedersi il perché della sospensione di manifestazioni all’aperto e non invece, giacché si tratta di misura prudenziale, di trattenimenti in locali chiusi. Al Trotter [di piazza Doria]5, al Velodromo [Sempione], a[ll’Ippodromo di] San Siro, in caso d’allarme la folla non si schiaccerebbe certo nel fuggi fuggi, data l’ampiezza dei campi suaccennati 6. Vorremmo invece vedere un po’ cosa accadrebbe al Dal Verme o al Fossati o al Carcano, per dire di qualche locale dove anche domenica si tennero spettacoli mattinali, ove in uno degli intermezzi il pubblico raccolto nei ridotti udisse il segnale secco delle cornette dei pompieri o il tonante colpo dei mortai d’allarme… Ma basta così: evitiamo il pericolo della censura! La sospensione della gara tra genovesi e milanesi [non] ci è parsa né ci parrà mai comprensibile, ma vediamo un po’ di mandarla giù per la buona pace generale.

   Eppure non siamo stati capaci d’imporci l’assenza dal Velodromo [Sempione] domenica [19 marzo]. Sapevamo che la partita era stata sospesa, ma al pari di tanti e tanti entusiasti abbiamo preso la via del campo di Porta Sempione.

   Volevamo sapere come, e perché: le tribune deserte; le porte chiuse; il silenzio insolito ci hanno alfine persuasi. Ma in campo v’era qualcuno. Parecchi genoani: Berardo [II], Brezzi, Bergamino [I], Traverso [I], De Nardo; e dei milanesi Cevenini [I], Ferrario, l’artigliere Moda [I] – campione ormai anche nel salto della corda…7) – ed altri minori. Nei crocicchi molti ufficiali. Franco Scarioni [I], di passaggio: il caro, buono e simpatico collega8 ripartiva la sera stessa per Roma. Veniva da Oslavia9, fresco di numerosi e scabrosissimi combattimenti sostenuti e affrontati alla testa dei propri uomini, con serena fermezza, con coraggioso e baldo ardore. Scarioni [I] va ora alla scuola d’aviazione di Centocelle, sicché prestissimo la nostra famiglia giornalistica vanterà il proprio rappresentante anche tra gli ardimentosi dominatori dell’aria10.

   E v’era Gigi Barbieri al Velodromo [Sempione], in divisa di sottotenente. Sicuro: il Milan avrebbe giuocato con [L.] Barbieri in [difesa della porta dai] goal[s]. Con [L.] Barbieri reduce [da un viaggio in nave] dalla Libia. Sbarcato appena dal[la nave a] vapore, Gigi telegrafò ai consoci: Difenderò io la rete contro il Genoa.

   Sul terreno [di giuoco] s’è appreso qualche cosa che poteva riguardare il match direttamente. Il Genoa, smanioso di gareggiare si sarebbe presentato senza il figlio di Dio. [R.] De Vecchi è ammalato: per questo il Brescia è scomparso dalla circolazione11. Ma forse il più grande handicap sarebbe stato quello dei rosso-neri. Privi di Soldera [I]12. Vi par poco?

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                                                                                                                                         Uno che ci vede

  

   Note

     1. Turro, ora quartiere di Milano, fu fino al 1918 comune indipendente; si noti il mancato accenno all’incontro Milan-Genoa, la disputa del quale fu anch’essa annullata.

     2. La vittoria interna per 2-0 della Juventus sul Milan domenica 12 marzo 1916.

     3. dell’aviazione austro-ungarica.

     4. (come era accaduto lunedì 14 febbraio 1916). 

     5. Era stato il primo campo da giuoco del Milan

     6. Il “Velodromo Sempione” non aveva ancora le recinzioni tra spalti e pista.

     7. Disciplina sportiva tipica delle esrcitazioni militari.

   8. L’ex calciatore delle formazioni milanesi del Sempione e dell’Ausonia e fratello maggiore di Alessandro, in forza al Milan dal 1909 al 1920/1921, tranne proprio in quella stagione, scriveva per “La Gazzetta dello Sport” ed aveva messo in palio a partire dal 1914 la “Coppa Scarioni”, una competizione natatoria popolare che si sarebbe disputata per oltre vent’anni. 

     9. Frazione di Gorizia.

   10. Il capitano d’aviazione Scarioni I morì in un combattimento aereo nei cieli di Castelgomberto, nel Vicentino, martedì 21 maggio 1918 (una società sportiva milanese prese il suo nome nel 1925 e nel 1957 gli venne dedicata la piscina di un centro balneare estivo di Milano). 

   11. Per vicinanza con il luogo in cui svolgeva il servizio militare, Renzo «il Figlio di Dio» De Vecchi si allenava durante la Grande Guerra con il Brescia (il cui presidente Alberto Genna, prima dell’incontro interno di campionato, perso 0-1, contro il Genoa di domenica 4 novembre 1923, lo omaggiò di un distintivo del club). 

   12. Era stato squalificato per un mese per il comportamento tenuto durante Juventus-Milan 2-0 di domenica 12 marzo 1916. 

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