Con la solita sofferenza nei minuti finali, ma il Genoa conquista una netta vittoria contro la Salernitana. Parleremo del momento rossoblù con Beppe Nuti, giornalista di Telenord, nella 320ª puntata della rubrica di Pianetagenoa1893.net “Grifo d’Attacco”.
Quanto pesa il gol di Gudmundsson? «Pesa tantissimo perché permette al Genoa di iniziare positivamente una serie di partite contro squadre della parte destra della classifica. Come avevamo detto, in Serie A non c’è niente di facile: il Grifone ha dominato nel primo tempo costruendo quattro occasioni da rete oltre alla marcatura del folletto islandese, nella ripresa invece la squadra di Gilardino ha concesso uno sterile possesso alla Salernitana, il cui valore generale mi è parso il più limitato tra le dieci avversarie sinora incontrate. La partita si poteva semplificare se i pali di Badelj e Retegui – girata da centravanti di razza – fossero entrati in rete. Fondamentale il rientro del metodista croato: una volta uscito per il minutaggio da ritrovare, il Genoa ha perso serenità di palleggio».
Malinovskyi, un jolly a tutto campo: le piace questa sua posizione fluida che non presta riferimenti all’avversario? «Lo trovavi ovunque. Ruslan deve essere più incisivo nell’ultimo terzo di campo, perché ne ha le capacità, ed essere più rapido nel rientrare una volta persa palla. Svolge dei compiti importanti nell’economia del gioco: si vede che dietro queste mosse tattiche, naturalmente compresa anche la crescita esponenziale di Frendrup, c’è la mano di mister Gilardino. Oltre alle trame di gioco che iniziano a essere più evidenti (splendida quella che ha propiziato l’occasione di Sabelli sventata da Ochoa), il tecnico ha creato un grande gruppo: nel finale, Bani era una sorta di assistente aggiunto in panchina, ciò dimostra il senso di attaccamento alla squadra. Non dimentichiamo che ogni domenica giocano almeno sette, otto undicesimi della squadra della Serie B».
Undici punti superata la metà del girone d’andata: mister Gilardino è a un quarto dall’obiettivo stagionale? «Sì, la tappa intermedia è arrivare a venti punti entro la fine dell’anno solare: le gare al Ferraris diranno molto perché un pubblico così – in 32mila per una partita non propriamente di cartello – fa la differenza. Ci sono dei rimpianti, come i risultati contro Torino, Udinese e Milan, ma il cammino è comunque soddisfacente per una neopromossa atipica come il Genoa che, una volta passato in vantaggio, deve imparare a chiudere le partite: se ieri sera avesse trovato il raddoppio, il Grifo avrebbe dilagato, altro che pareggio meritato secondo la bizzarra lettura data da Filippo Inzaghi. Benché soltanto per un tempo, ma la squadra di Gilardino ha dimostrato di saper fare la partita contro un’avversaria di livello inferiore e non essere solo difesa e contropiede».
A Cagliari senza Bani: il Genoa deve rivedere la sua solida linea difensiva. «L’intero pacchetto arretrato è qualcosa di strabiliante: la fase senza palla è organizzata e ciascuno dei difensori, presi singolarmente, ha caratteristiche che mancano all’altro compagno. É un reparto ben assortito, equilibrato e protetto dal centrocampo: Frendrup, ad esempio, sta dimostrando personalità anche davanti alla difesa, la squadra si fida di lui. Al posto dello squalificato Bani, dal primo minuto può giocare Vogliacco: mi aspettavo che subentrasse al suo posto, con De Winter – che deve curare la propensione all’ammonizione – in luogo di un superlativo Sabelli. La trasferta in Sardegna, con Retegui in dubbio dopo la dolorosa fitta al ginocchio, segue il segnale lanciato dal Genoa alle avversarie: serve sbloccare la partita ma con pazienza».
Alessandro Legnazzi e Beppe Nuti
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