MASSIMO DONELLI: «Preziosi ha cancellato le sofferenze di noi genoani»

Il "genovesissimo" direttore di Canale 5 spiega che, dopo anni di tribolazione, l'avvento del presidente ha portato stabilmente il Grifone nella parte sinistra della classifica. E spiega che «La genoanità  è un'appartenenza filosofica»


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La genonità non è sofferenza, ma è una filosofia di vita. Nell’era Preziosi è cambiata la “musica” tra i tifosi genoani: parola del direttore di Canale 5, Massimo Donelli, supertifoso accesissimo del Genoa e direttore di Canale 5, che ha accettato di parlare della “genoanità” e dell’andamento del Grifone nell’attuale stagione in esclusiva a Pianetagenoa1893.net. Nonostante il suo prestigioso passato professionale (è stato a capo di testate prestigiose come Epoca, La Notte, Sorrisi e Canzoni tv: ha anche ricoperto incarichi importanti a Il Giornale, Panorama e a Il Secolo XIX) lo abbia tenuto lontano dalla sua Genova, la sua fede rossoblù è più viva che mai. Donelli non ritiene necessario effettuare nuovi acquisti, ad eccezione di un centrocampista. E dà un suggerimento: occorre puntare alla conquista della Coppa Italia, che consente l’accesso automatico alla Europa League e alla Supercoppa italiana. Un buon biglietto da visita per il futuro della squadra.

Lei è “genovesissimo”: com’è nata la sua passione per il Grifone?

«La mia passione è nata il 26 gennaio del 1954, cioè esattamente il giorno in cui sono venuto al mondo. Figlio di genoano, nipote di genoano, quindi, naturalmente, genoano. Mio padre (genovese, portuale, comunista e genoano in un unicum indivisibile) mi ha portato allo stadio sul fare dei 5 anni. Per i 50 successivi non ho mai smesso di andarci. Ah, ovviamente il battesimo del tifo è avvenuto in Gradinata Nord…»

Quali sono le differenze tra essere genoano e sampdoriano?

«Essere genoano è una condizione esistenziale. La genoanità è una categoria dello spirito, un’appartenenza filosofica, l’adesione a un modello di vita che non può in ogni caso prescindere dal Genoa, nel bene e nel male. Per questo in qualunque serie giochi il Genoa, in qualunque posizione di classifica si trovi, il genoano c’è. C’è sempre il genoano. Ed è sempre orgoglioso di esserci. La differenza con i tifosi della squadra della delegazione ovest? Non saprei, non frequento… Posso dire solo che il capitano del Genoa, a mia memoria, non è mai stato fischiato…

Quali sono i più bei ricordi del passato?

«Ricordo con emozione e commozione gli anni di Arturo “Sandokan” Silvestri, grande allenatore, grand’uomo, grande maestro di calcio e di vita. Lo ammiravo, gli volevo bene, mi ha insegnato tante cose proprio quand’ero all’inizio del mio percorso di cronista sportivo. Gli sono riconoscente per le gioie che ha regalato ai genoani e per tutto quello che ho potuto imparare da lui. Poi, tra i ricordi, c’è naturalmente il Gol, quello con la G maiuscola, quello di Claudio Branco nel derby. Incancellabile dalla memoria individuale e da quella collettiva: lo sa che su Youtube è stato visto quasi 50 mila volte? Anzi, mi faccia la cortesia: metta il link dentro questa nostra chiacchierata, visto che il suo è un giornale on line» (NDR inseriamo due filmati sul Gol di Branco tratti da You Tube a fine testo, tra cui quello delle 50mila visite)

Contro il Lille e contro il Siena la squadra ha rischiato di pareggiare: la sofferenza è un tratto caratteristico dell’essere tifoso rossoblù?

«Lo era. Lo è stato per una vita intera. Tranne l’epoca Bagnoli. E l’epoca Preziosi. Con quel grande allenatore abbiamo vissuto una stagione esaltante, memorabile. Con questo grande presidente, in A, B e C, siamo nella parte sinistra della classifica stabilmente da anni. E abbiamo avuto e abbiamo in campo campioni formidabili: Borriello, Konko, Milito, Motta, Crespo, Floccari e, soprattutto, Marco Rossi. Sì, Rossi: credo che al mondo ci siano pochi giocatori capaci di unire classe, forza, duttilità, serietà e attaccamento alla maglia come Marco. Mi viene in mente Xavier Zanetti, ecco. Giusto lui. Io credo che Marco sia l’unico giocatore universale ad aver mai indossato la maglia del Genoa. E sono fiero di essergli amico, davvero fiero. Quanto alle sofferenze contro il Lille e il Siena, beh i cuori genoani hanno sopportato di peggio… E, comunque, abbiamo vinto, no? In passato avremmo perso»

Come giudica il bilancio dei primi tre mesi della stagione?

«Eccellente. Abbiamo gli stessi punti dello scorso anno, siamo in corsa per la seconda fase dell’Europa League, la squadra gioca benissimo e abbiamo scoperto nuovi, importanti talenti come Palacio e Zapater. Meglio di così»

Dopo 70 anni c’è un trio di genoani in nazionale, Criscito-Bocchetti-Palladino: sarebbe anche il momento di Marco Rossi e di Mesto?

«Marco Rossi merita la Nazionale da un pezzo. Mesto anche. Ma i mondiali imminenti impongono delle scelte meditate e sperimentate. Non credo che Lippi chiamerà l’uno e l’altro. Mesto avrà modo di rifarsi per i prossimi europei, Marco temo si debba rassegnare. Ma la sua nazionale è il Genoa, no?»

Gasperini e Preziosi, un tandem vincente: quali sono i loro punti di forza?

«Preziosi è, come tutti gli imprenditori di prima generazione, un visionario. E un uomo coraggioso. Quando ha preso Gasperini dal Crotone ho pensato: “Questo è matto”. Non è un matto: è un visionario, appunto, come ha dimostrato anche con più di una campagna acquisti. Preziosi è un presidente con grande ambizioni, sempre molto attento al rapporto interpersonale che giudica fondamentale nella scelta dei calciatori. Ha sedotto Crespo così come aveva sedotto Motta, Milito e Ferrari: il suo talento di imprenditore è al servizio del Genoa e mi auguro ci resti a lungo. Quanto al mister, beh difficile trovarne uno altrettanto bravo. Raramente sbaglia la formazione, raramente sbaglia i cambi durante la partita. E fa giocare la squadra in modo meraviglioso. Preziosi e Gasperini fin qui sono andati d’amore e d’accordo. E questa è stata la fortuna di entrambi e del Genoa. L’augurio che formulo a tutti e due è di continuare così il più a lungo possibile, ben consapevole che i cicli prima o poi sono destinati a chiudersi e che un allenatore legittimamente aspira a entrare nella Top 3 del campionato, ovvero essere chiamato a sedersi sulla panchina della Juve, dell’Inter o del Milan»

Nei mesi scorsi c’è stata una serie di infortuni a raffica: nel mercato di gennaio si dovrebbe rafforzare la rosa?

«No, secondo me la rosa del Genoa è forte e competitiva. Forse serve un centrocampista in più ecco, ma per il resto siamo a posto. Conoscendo Preziosi, credo che come al solito non si tirerà indietro. E, come sempre, ci stupirà»

Il Genoa è attivo su tre fronti: quali potrebbero essere gli obiettivi per la stagione?

«Secondo me il Genoa dovrebbe puntare a vincere la Coppa Italia. E’ il biglietto d’accesso alla Supercoppa italiana e ai preliminari di Europa League: formidabile no? E’ anche una fonte di introiti rilevante e, quindi, una bella leva per la prossima campagna acquisti, nella quale potremo muovere più pedine dopo aver valorizzato Ranocchia, Bonucci e Meggiorini, per citare solo tre dei molti giovani talenti rossoblù che si stanno facendo onore con altre casacche»

Marco Liguori

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