GIORGIO GROSSI: la genoanità  raccontata da un vogherese

Il professore, specialista in neuroradiologia, giunto a Genova per studiare non l'ha più lasciata. Spiega in esclusiva a Pianetagenoa1893.net i valori del tifo genoano e i suoi ricordi della città  di un tempo


Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

La genoanità raccontata da un vogherese, giunto a Genova per studiare e non l’ha lasciata più. Giorgio Grossi, ex primario in un prestigioso ospedale della Superba, attualmente specialista consulente neuroradiologo e tifosissimo del Grifone, ha accettato di parlare in esclusiva a Pianetagenoa1893.net dell’atmosfera di un tempo che pervadeva chi era di fede rossoblù. Il professore spiega quali sono gli storici valori del tifo, e narra i suoi ricordi (calcistici e non), la riscossa quando arrivò Preziosi e il suo incontro con Gasperini. Ce ne aveva parlato un giorno durante i fuori onda del programma “Gradinata Nord” di Primocanalesport e ne siamo rimasti affascinati.

Com’è nata la sua fede genoana?

«Come dicono i genoani puri (sic) forse io non potrò mai essere né capire fino a fondo la Genoanità in quanto non sono genovese doc (nato al di qua del Bisagno) . Questo può essere vero, di fatto per uno della bassa approdato a Genova per fare l’Università, ci vogliono diversi lustri per arrivare a capire questa gente, senza mai pretendere di essere accettati totalmente . Ho fatto l’Università nella Superba dopo il liceo ad Alessandria, dove con la maglia della Giorgi-Ivaldi ebbi l’avventura di marcare un tal Gianni Rivera con la maglia dei “grigi”. Mi piaceva giocare al “balun” ma ero bassetto e tracagnotto e dovetti rassegnarmi».

E poi cosa accadde?

«A Genova scoprii la “città nave”. Pochi sul cassero e molti a remare, scarsa comunicazione tra le parti, ipocrisia e grandi recite : non per niente la chiamano la Superba. Da subito dovetti scegliere le frequentazioni: a naso, mi infilai nei vicoli ed incominciai a praticare un certo “giudizio” (JiuJitzu) che un incredibile Signore di nome Gino Bianchi aveva portato dal Giappone dove era stato marinaio. Ricordo vico Famagosta : portuali, gente dei vicoli, marinai di passaggio, ogni tanto un legionario francese, alcuni studenti… quella era una Genova molto particolare, ed era solo genoana. Parallelamente incominciai a suonare il pianoforte in un gruppo studentesco nei locali da ballo ed a bordo: musicisti, marinai e gente di mare, manco a dirlo prevalentemente genoani».

Veniamo ai giorni nostri…

«Dopo molti anni di agonia ,con il rischio di perdere la propria identità ,ecco che compare un uomo che solleva lo stemma dalla polvere, lo riconosce in tutta la sua storia e grandezza : lo fa suo e per lui investe soldi veri, entusiasmo e fatica. Vi fu un attimo di smarrimento e, forse di diffidenza. Ma lui, Enrico Preziosi, è un uomo in gamba ed ha costruito una grande Società, una Fondazione ed una sintesi con la tifoseria, gente passionale di pancia : il Genoa è tornato così ad essere una realtà viva, comunque vincente e l’essere genoano oggi si può esprimere completamente in tutta la sua grandezza, anche se sulle reti TV nazionali…».

Un ritorno ai valori genoani, dunque?

«Sì. Faccio alcuni esempi. Il recupero dei bambini al campo con una minicurva dedicata ; il ricordo struggente sempre vivo per “ il capitano” e per tutti quelli che hanno onorato la maglia ; la comprensione ed il perdono sempre pronti per i ragazzi che combattono in campo. E i cori: “vi vogliamo così!”, “non vi lasceremo mai soli!”. La gente, grazie a Enrico Preziosi , sta vivendo un Rinascimento meritatamente glorioso pur condito dal mugugno e dal bipolarismo repentino entusiasmo/depressione , forse indispensabile per vivere in questa terra stretta tra montagne e mare, dove è tutto sempre in salita e quando è in discesa forse è ancor peggio».

Ha mai visitato giocatori del Genoa? Senza far nomi, s’intende, per rispettare la privacy

«Sono ex primario in un prestigioso ospedale di Genova ora, pensionato, come specialista consulente neuroradiologo. Ho “visto” atleti del Genoa solo attraverso lastre ed esami di competenza, mai quale diretto valutatore clinico. Pertanto non ritengo di poter esprimere giudizi salvo il fatto di poter dire che gli investimenti che vengono fatti confermano quasi sempre un acume notevole verso l’identificazione di fisicità integre».

Ha avuto mai qualche ricordo da un calciatore?

«Posso anche dirle che non sono mai riuscito a farmi regalare una maglia da alcun giocatore, e vi assicuro che l’ho chiesta ripetutamente a più di uno. Da poco mi è stato spiegato l’arcano: costano circa 60 euro l’una e lo spirito genovese/genoano, si sa , tende al risparmio….evidentemente c’è un rapido adattamento ambientale

anche per chi viene da fuori».

Ha conosciuto Gasperini?

«L’ho incontrato in ambito lavorativo una sola volta ; una prua al vento, cortese ma cauto e molto attento; Il tecnico ha la capacità di far rendere al 1000×100 ogni giocatore che ha per le mani ed i risultati si vedono : Sculli, , Rossi, Criscito, Biava, Bocchetti, Mesto etc sono tutti giocatori che non sfigurerebbero in Nazionale se la maglia azzurra non fosse la sintesi di 4 maglie di club. Sotto di Lui è come se invece di invecchiare i giocatori ringiovanissero…complimenti!».

Marco Liguori

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL’ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893.NET

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.