Cent’anni fa il primo treno speciale genoano per Vercelli

Alle ore 8 dalla stazione di Piazza Principe (con viva raccomandazione per i partecipanti di presentarsi con almeno un quarto d’ora d’anticipo) di domenica 3 dicembre 1911 era fissata la partenza di un viaggio ferroviario di andata per Vercelli della durata di tre ore e mezzo, che si sarebbe concluso con il ritorno nel capoluogo […]


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Alle ore 8 dalla stazione di Piazza Principe (con viva raccomandazione per i partecipanti di presentarsi con almeno un quarto d’ora d’anticipo) di domenica 3 dicembre 1911 era fissata la partenza di un viaggio ferroviario di andata per Vercelli della durata di tre ore e mezzo, che si sarebbe concluso con il ritorno nel capoluogo ligure alle ore 22,30. Su quel treno speciale, il primo organizzato – nell’occasione proprio dal sodalizio rossoblù – per seguire una trasferta del Genoa, salirono circa duecentocinquanta tifosi. Non mancava in quella domenica tardoautunnale da Belle Epoque la rappresentanza femminile. La multietnica formazione del Genoa non approfittò della comodità del viaggio senza cambi di treno, perché la dirigenza del Club, diversamente dall’usanza del tempo, aveva preferito concedere ad essa una riposante notte in albergo nel ritiro di Novara. Ben più disagevole era stato il viaggio su rotaia di parecchi sostenitori doriani, che, per ovvi motivi, non si erano azzardati a fruire del treno speciale per poter portare il loro contributo di tifo alle Bianche Casacche, cui erano legati da un’affinità ideologica (il nazionalismo e la xenofobia, rinfocolati dalla Guerra di Libia, dichiarata dall’Italia alla Turchia il 29 settembre) forte quanto l’antipatia per la squadra con la maglia rossoblù a quarti! Altri appassionati erano confluiti da Torino, Milano e Casale Monferrato nella cittadina che ospitava lo «zoccolo duro» dei giocatori della Nazionale Italiana: il campionato italiano di calcio, ormai uscito dalla sua infanzia, aveva già creato un embrione di «villaggio globale»!

   La cittadinanza vercellese, che attendeva in maniera spasmodica l’incontro, accolse molto freddamente i gitanti al seguito degli ospiti e, una volta allo stadio, inneggiò all’ingresso dei propri beniamini con un provocatorio “Viva l’Italia!”, cui fece da contraltare un brillantissimo “Viva l’Europa!” gridato dai tifosi genoani. La domenica precedente la Pro Vercelli aveva espugnato il campo del Torino con un rotondo 5-1 in un incontro in cui l’esordiente mediano destro granata Succio aveva riportato la doppia frattura della gamba destra per un rude intervento di Leone I (non espulso, ma poi squalificato per due mesi) e il vercellese Vincenzo Fresia era stato allontanato dal campo e poi sanzionato per tre settimane. I due indisciplinati giocatori della partita a Torino erano le assenze patite quel giorno dai campioni d’Italia, mentre il Genoa lamentava soprattutto quelle nella linea d’attacco dello svizzero Comte I, affetto da sinovite, e dell’inglese Weightmann, che aveva improvvisamente deciso di tornare in patria. Sul caratteristico terreno con strato di pirite (per evitare il formarsi di pozzanghere) al posto del manto erboso i padroni di casa imposero per tutta la gara il loro ritmo indiavolato e la loro manovra corale, a limitare le conseguenze dei quali ci fu soprattutto la bravura dell’estremo difensore svizzero Surdez, che subì le due reti che decisero l’incontro al 41’ delle due frazioni di gioco con azioni provenienti dal fronte destro, dove imperversarono Ara e Milano II, e finalizzate da Rampini I e Ferraro I.

   Usciti dallo stadio, i tifosi rossoblù dovettero subire le provocazioni di alcuni giovani teppisti locali. Alla stazione della cittadina piemontese si vissero momenti di grande tensione con frasi irripetibili e scambi di pugni. Finalmente saliti sul treno, i trasfertisti genoani ebbero nella breve sosta ad Alessandria un toccante incontro con i soldati del XVI Cavalleggeri Lucca in partenza per Tripoli. Molti tifosi scesero per fraternizzare con loro (appropriandosi nell’occasione di quel grido “Viva l’Italia!” ascoltato nel pomeriggio dai tifosi vercellesi in segno di scherno nei loro confronti) e, una volta ritornati sul treno, decisero di organizzare una colletta che fruttò parecchie centinaia di lire (portate poi alla redazione del giornale genovese Caffaro) per le famiglie dei caduti della Guerra di Libia. Con quel gesto deamicisiano si concluse la prima di centinaia di trasferte in treno speciale fatte in un secolo dai tifosi genoani.

Stefano Massa  (Comitato Storico del Museo della Storia del Genoa)

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