Storie da Genoa – Clara, 82 anni da tifosa: «Tutte le domeniche allo stadio»

Uno scalino alla volta, bastone da una parte e steward dall’altra. Come ogni domenica da più di trent’anni a questa parte, la signora Clara prende posto in tribuna inferiore. Ringrazia il ragazzo, punto di riferimento nella folla che anima il Ferraris. Arriva con un certo anticipo e, mezzora prima del fischio d’inizio, è già in […]


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Uno scalino alla volta, bastone da una parte e steward dall’altra. Come ogni domenica da più di trent’anni a questa parte, la signora Clara prende posto in tribuna inferiore. Ringrazia il ragazzo, punto di riferimento nella folla che anima il Ferraris. Arriva con un certo anticipo e, mezzora prima del fischio d’inizio, è già in posizione di combattimento. Borsa sulle gambe, sciarpa rossoblù che la protegge dal freddo dei giorni più rigidi dell’inverno, armata di fede inattaccabile e una tempra da ultras della Nord. Clara Donelli, irriducibile tifosa genoana, ha 82 anni. Ma, come ricorda lei stessa, «ognuno ha l’età che dimostra». Forse per questo all’inizio dell’intervista dice di averne 75.

«Io sono sempre allo stadio, col caldo o col freddo. Ho l’abbonamento da più di trent’anni», garantisce con un sorriso contagioso. Una vita tra il Ferraris e il bar Donelli in Galleria Mazzini, aperto dalla madre nel lontano 1922 e ora nelle mani di sua figlia Gemma. Che racconta: «L’inverno scorso in una delle domeniche più fredde della stagione, un tassista l’ha portata allo stadio e le ha fatto i complimenti. E lei ha risposto: “Complimenti per cosa?”. Mia mamma è così, per lei andare al Ferraris è un atto dovuto. Niente può dividerla dal suo Genoa». Nella vita di Clara il Grifone ha rappresentato un costante punto di riferimento. Da tempo immemore, anche per lei stessa. «E chi se lo ricorda quando sono andata per la prima volta? Di sicuro c’era ancora lo stadio vecchio». Una vita da tifosa condivisa con il marito, scomparso da dieci anni. «Quando è mancato non avevo più voglia di venire, non senza di lui. Ma poi mia figlia mi ha convinto». Gemma conferma: «Il Genoa è una delle gioie più grandi della sua vita. L’ho convinta perché non era giusto che se ne privasse».

Da più di trent’anni la si può trovare lì, al solito posto in tribuna. «Vado allo stadio sempre da sola. Mi faccio accompagnare col taxi perché dopo l’operazione al ginocchio cammino col bastone e non posso più prendere l’autobus. Sono dei soldi ogni volta, perché alla domenica la tariffa aumenta. Ma per il Genoa questo e altro». Dentro, però, Clara non è da sola: «Mi raggiunge la mia amica Margherita, siamo sempre venute insieme: lei è una tifosa ancora più accesa di me. Urla sempre, con gli avversari ma anche con i nostri. E a volte a Gasperini. Ma a me piace». E non solo lui. «Il più bravo è Perotti. Ma anche il portiere, com’è che si chiama? – si domanda – Ah sì, Perin. Non me li ricordo tutti, sa com’è», ammette candida. Ma il suo giocatore preferito è arrivato, anzi, tornato da poco: «Borriello, sono contenta che sia di nuovo qui. Lui me lo ricordo bene». Impresso nella memoria di Clara c’è il Genoa degli anni ’90. «Skuhravy, Ruotolo. Anche Nappi. Sono nostri clienti, ogni tanto passano di qui e parliamo di quei tempi. Era un altro Genoa, c’è poco da fare». Anche se, per una che le ha viste davvero tutte, la gestione Preziosi è promossa a pieni voti: «A me Preziosi piace. Solo che a volte ne vende un po’ troppi. Ma va bene così, in Serie A ci siamo».

Al bar Donelli il Genoa è da sempre nei “trending topic” delle discussioni. I tifosi blucerchiati che lo frequentano sanno a cosa vanno incontro: «Una volta quando eravamo in cerca di un barista, si era presentato un ragazzo con la maglia della Sampdoria. Sa cosa gli ho detto? “Grazie, ma abbiamo già trovato”». Anche se da tempo, ad aiutare dietro il banco, c’è una ragazza di fede blucerchiata. «Eh, purtroppo è così. Ma lei è brava e ce la teniamo». E se lo dice Clara, genoana al 110%, dev’essere la migliore di tutte.

Daniele Zanardi

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