ESCLUSIVA PIANETAGENOA1893 – Viglino: «Il Genoa può puntare al terzo posto»

Il celebre giornalista, che ha lavorato 10 anni a Genova, spiega a Pianetagenoa1893.net perché il Grifone può dare fastidio a Juve e Milan. Le somiglianze tra Gasperini e Bagnoli: competenza, onestà , equilibrio. E pronostica "1" fisso contro la La


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«Il Genoa può tranquillamente puntare al terzo posto». E’ sicuro di questa sua affermazione in questa intervista esclusiva a Pianetagenoa1893.net Giorgio Viglino, direttore dell’Agenzia Multimediale Italiana (www.agenziami.it), e delle news di “2nd Tv”, in passato inviato di La Stampa e Tuttosport. Viglino, che ha lavorato per molti anni a Genova, racconta delle somiglianze tra Bagnoli e Gasperini e del lavoro del presidente “zio” Spinelli e del presidente “nipote” Preziosi.

Lei ha vissuto a Genova per molti anni: com’è nato il suo feeling col Genoa?

«Da buon apolide per necessità giornalistiche ho fatto base a Genova per quasi 10 anni, includendo nel periodo lo scudetto della Sampdoria e il vero miracolo di quell’anno: l’accesso del Genoa alla ribalta europea. Fu grande il risultato dei blucerchiati, ma da tempo erano attesi a una vittoria che facesse storia perché con quella squadra era più difficile perdere che vincere. Il Genoa no, era la squadra povera risalita con tenacia dalle serie C, una squadra che era lo specchio della città che lavora duro al porto, nelle acciaierie, per mare. Era il Genoa della tradizione, ma non era certo la squadra dei conservatori, dei bacchettoni, e Bagnoli l’anti-divo era lui il vero leader più dei giocatori stessi».

Ha qualche ricordo su alcuni dei vari presidenti che si sono succeduti?

«Ne ho conosciuti parecchi anche ben prima di stare a Genova, ma credo il presidente per definizione sia stato Spinelli, il sciu Aldo. Avrò litigato con lui, in pubblico e in privato, 100 volte. Poi il giorno che una tromba d’aria mi fece volare il tetto della veranda, chi mi mandò do due ore un telone e gli uomini a montarlo? Lui ovviamente! Spinelli secondo me nel cuore si sente ancora presidente rossoblu: ha soltanto passato la palla a un nipote fidato».

Dopo 17 anni Preziosi sta per riportare il Grifone in Europa: cosa occorre al Genoa per consolidare il salto di qualità?

«Il nipote Preziosi ha lavorato bene dopo i passi falsi iniziali. Il salto di qualità è già stato fatto, dopo di che bisogna vedere se hai i mezzi per diventare il Barcellona o il Manchester United. Se si riuscisse a tenere questo organico per la prossima stagione, sicuramente non si sfigurerebbe nemmeno in Champions».

Dopo alcuni anni da “brutto anatroccolo” il Grifone è tornato al suo splendore: ciò potrebbe dare fastidio alla “trimurti” del nostro pallone Inter, Milan e Juventus?

«Per me il Genoa può dar fastidio alla Juventus che vedo in fase calante (non per particolari demeriti o errori, ma perché un motore può andare fuori giri ma per poco) e puntare al terzo posto. U’ sciu Aldo se legge queste righe farà pittoreschi scongiuri, ma è un’analisi tecnica non un pronostico».

Che differenze e somiglianze trova tra il Genoa del 1991-92 e quello attuale?

«La prima analogia è certamente l’allenatore. Gasperini è un modello originale sicuramente, non una fotocopia di Bagnoli, però dell’Osvaldo ha tanti tratti caratteristici: la competenza, l’onestà anche intellettuale, la schiettezza, la tenacia nel fare, l’equilibrio. E non è poco visto il modello e quanto è cambiato il mondo del calcio. I giocatori sono diversi, è diverso il modo di giocare, non c’è sicuramente modo di confrontare, che so, Skuhravy con Milito».

Lei è un esperto di schiemi e tattiche: cosa le ha più colpito dell’impostazione di Gasperini?

«Gasperini ha seguito le evoluzioni del calcio, non è mai stato manicheo e quindi o sacchiano o trapattoniano. I ragazzi che ha tirato su lui nel vivaio della Juventus, magari non hanno trovato spazio in bianconero, ma solo perché la vecchia gestione giraudiana (contava molto di più Giraudo di Moggi, nel bene e nel male) aveva necessità di stare in vetrina. Quest’anno ha messo in campo una squadra che è composta al minimo da buoni giocatori, ha almeno quattro grandi calciatori, e due campioni assoluti, ovviamente Thiago Motta e Diego Milito».

Domenica arriva la Lazio a Marassi: che tipo di gara potrebbe svilupparsi? E soprattutto Delio Rossi come potrebbe fermare la “Gasperini band”?

«La Lazio è una squadra strana, anzi non è una squadra. E’ una banda di giocatori che Rossi tenta di tenere insieme malgrado la mancanza sostanziale di una società alle spalle. Lotito è un personaggio folkloristico, ma è anche capace di fare, e bene, i propri affari per cui in questo momento l’unico argomento che interessa i giocatori è il supermercato aperto in vista degli acquisti/vendite di giugno. Se non succedono cataclismi o particolari botte di sf…ortuna direi che l’1 è proprio fisso».

Marco Liguori

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