ESCLUSIVA PIANETAGENOA1893 – UMBERTO RUGGIERO: «Condizione fisica più che buona dopo due mesi di lavoro»

Il noto preparatore atletico, intervistato in esclusiva da Pianetagenoa1893.net, analizza i principali temi che ruotano attorno al mondo del calcio


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Un curriculum di tutto rispetto quello di Umberto Ruggiero, uno dei preparatori atletici più affermati del momento. Nato a Bergamo nel 1967, Ruggiero inizia la propria avventura nel settore giovanile del Savona e del Vado. In quest’ultima società passa poi alla prima squadra prima di trasferirsi alla Loanesi. La progressiva crescita di Ruggiero lo porta a diventare il preparatore atletico dei portieri del settore giovanile del Genoa, dai Pulcini alla Primavera, e poi agli Allievi Nazionali della Sampdoria, nel cui club ricopre la carica di responsabile dei preparatori atletici.

Arrivano poi le esperienze con prime squadre professionistiche: dal Chiasso, nella serie B Svizzera, al Gallipoli in C1, fino all’Al Ittinad squadra della massima serie libica e al Perugia in Lega Pro.

Umberto Ruggiero, in esclusiva per Pianetagenoa1893.net, analizza l’importanza dei ritiri estivi e le varie metodologie per permettere ad una squadra di entrare in forma nel minor tempo possibile.

Quanto è indicativo il calcio d’agosto per capire le potenzialità di una squadra sotto il profilo fisico ed atletico?

«Il precampionato rappresenta una fase transitoria da cui, però, tutti i giocatori devono passare per raggiungere uno stato fisico ottimale, o almeno il più vicino possibile al top visto che, a mio avviso, l’ottimale non si raggiunge mai. In quel periodo si lavora molto sull’adattamento ai metodi di lavoro, i cui frutti si raccolgono poi successivamente. Di solito, nei primi giorni di ritiro, i carichi di lavoro sono molto elevati e ciò comporta una certa lentezza da parte dei giocatori. Non a caso i primi test sono sempre con squadre dilettantistiche. Negli ultimi tempi, però, sta prendendo sempre più campo la tendenza a dare continuità al lavoro, senza caricare troppo subito e scaricare via via che si va avanti. Questo è un metodo che mi trova molto concorde».

Quanto tempo serve, indicativamente, affinchè una squadra possa raggiungere il top della forma?

«Dipende innanzitutto dal tipo di preparazione che viene scelto. Se si lavora con distanze lunghe ci vuole un po’ più di tempo, se invece ci si misura da subito con la resistenza a corse in accelerazione e decelerazione si può guadagnare qualcosa. Indicativamente, comunque, ritengo che dopo due mesi la condizione complessiva possa già essere molto buona. Il segreto è sempre lo stesso: la continuità».

In che modo si possono facilitare i giocatori con una mole più imponente ad entrare in forma il prima possibile?

«Questa tipologia di atleti beneficia molto della metodica graduale. Quantità progressive, infatti, permettono di anticipare i tempi, tenendo ben presente che il calcio è uno sport che non prevede la necessità di percorrere migliaia di metri ma piuttosto scatti nel breve».

Lavorare con una squadra profondamente rinnovata comporta delle difficoltà iniziali per un preparatore atletico oppure l’amalgama del gruppo non influisce in questo ambito?

«Anche per la fase atletica, è molto importante che lo spogliatoio sia coeso ed unito e, soprattutto, che ci sia qualche elemento carismatico della vecchia guardia in grado di guidare i compagni. Se il preparatore atletico riesce ad avere la fiducia degli elementi più influenti e che hanno già lavorato con lui risulta tutto più facile e si evitano quegli spiacevoli episodi di giocatori che puntano a faticare il meno possibile».

In cosa si differenzia la preparazione atletica di una squadra impegnata in tre competizioni rispetto a quelle che devono affrontare solo il campionato e la Coppa Italia?

«A mio avviso bisogna cercare da subito di rendere gli allenamenti molto vicini e simili alle gare al fine di non far avvertire troppo il divario quando iniziano le partite importanti. Inoltre, tranne alcuni casi, durante il periodo preparatorio gli infortuni sono molto ridotti mentre in gara, l’evento più traumatico per un giocatore, le cose cambiano. A differenziare un allenamento da un buon allenamento non è però solo la durata bensì la qualità e la varietà delle esercitazioni».

Claudio Baffico

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