ESCLUSIVA PIANETAGENOA – Claudio Testoni: «Napoli-Genoa del 1982? Non ci fu alcun accordo»

Fu uno dei protagonisti di quella rocambolesca salvezza ottenuta nel maggio del 1982 grazie al pareggio realizzato a due minuti dalla fine da Mario Faccenda sul campo del Napoli. Stiamo parlando di Claudio “Ruspa” Testoni, terzino destro classe 1957 che in quella stagione non saltò mai una partita totalizzando 30 gettoni su 30. Quel 2-2 […]


Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

Fu uno dei protagonisti di quella rocambolesca salvezza ottenuta nel maggio del 1982 grazie al pareggio realizzato a due minuti dalla fine da Mario Faccenda sul campo del Napoli. Stiamo parlando di Claudio “Ruspa” Testoni, terzino destro classe 1957 che in quella stagione non saltò mai una partita totalizzando 30 gettoni su 30. Quel 2-2 del “San Paolo” permise al Genoa tornato in Serie A dopo tre anni di purgatorio in B di salvarsi, al Napoli di andare in Coppa Uefa e condannò il Milan (vittorioso in rimonta a Cesena) alla retrocessione. Alla vigilia di Napoli-Genoa ricordiamo con Testoni (183 presenze con il Grifone in otto campionati dal 1980 al 1987) quella storica partita che segnò anche l’inizio del gemellaggio tuttora esistente tra le due tifoserie.

Claudio, che ricordi ha di quella partita?

«E’ uno dei ricordi più belli che ho. Intanto perché ottenemmo una sospirata salvezza e poi per una certa atmosfera che si respirava allo stadio. I tifosi del Napoli tifavano per noi perché volevano far retrocedere il Milan. Ricordo che quando il Napoli attaccava lo stadio fischiava e quando facemmo il 2-2 tutti cantarono “Milan in B, Milan in B”».

Qualcuno successivamente disse che il Napoli vi fece pareggiare visto che il 2-2 nacque da un calcio d’angolo “regalato” dal portiere Castellini…

«Ti assicuro che accordi non ce n’erano. I sospetti nacquero vedendo l’errore di Castellini però allora cosa dire del Milan che a Cesena nel secondo tempo sotto di due gol riuscì a vincere 3-2? Il Cesena allora era molto più forte: eppure il Milan della ripresa sembrava il Real Madrid…».

In campo eravate aggiornati sui risultati delle altre partite?

«In panchina avevano la radio ma io non volli sapere nulla, sapevo solo che dovevamo pareggiare e basta».

L’anno dopo il Genoa si salvò più agevolmente.

«Sì perché avevamo più esperienza. Nell’82 la squadra era piena di debuttanti: c’ero io che non avevo mai fatto la A, poi Boito, Nela, Martina. Salvarsi fu un’enorme soddisfazione».

Ricordiamo un po’ ai più giovani come mai la soprannominarono “Ruspa”?

«Perché in coppia con Onofri lui era l’ingegnere e io il manovale, quello che nei cantieri sta sulle ruspe.. Ma mi andava bene così: ero anche ruspante nel giocare… sono arrivato in Serie A soprattutto per la mia abnegazione. Ti racconto un aneddoto? ».

Prego..

«Fui ospite a Telegenova insieme a Roberto Mancini in una trasmissione di Vittorio Sirianni. Ricordo che c’era anche un famoso vignettista di allora che ci fece un quadro. Mancini fu ritratto con in mano un pennello da pittore e io con uno da imbianchino. Magari qualcuno si poteva offendere ma io no: quel ritratto ce l’ho ancora».

Ne ha marcati tanti, ma chi è stato l’attaccante che l’ha fatta soffrire maggiormente?

«Paolo Rossi senza dubbio. Era nel suo momento migliore: aveva una straordinaria capacità di sgusciarti via in ogni momento. Io soffrivo tutti i giocatori tecnici come ad esempio Causio, mentre con quelli che la mettevano sul fisico reggevo bene il confronto. Con Schachner del Cesena per esempio».

E di un certo Zico che ci dice?

«Quello 0-5 lo ricordiamo tutti noi compagni. Ultimamente ho chiamato Gigi Simoni e gli ho detto: “Buongiorno mister sono il più grande talento che ha avuto dopo Ronaldo”. Lui mi ha riconosciuto e mi ha risposto: “Ma di chi parli? Di Zico?”. Iniziare in quel modo il campionato fu un trauma».

Il calcio di allora e quello di oggi: la prima differenza che le viene in mente?

«Allora c’erano duelli epici che ora non ci sono più. Ricordo che nei derby tra Chiorri e Gorin erano sempre scintille e a livello nazionale quando si diceva Inter-Juve si pensava subito a Boninsegna contro Morini. Allora le rose erano più piccole e quindi anche le squadre piccole potevano avere grandi giocatori. Forse anche tra qualche anno sarà di nuovo così e così avremo campionati più equilibrati».

Qual è stato il miglior allenatore che ha avuto?

«Simoni, è stato anche un maestro di vita. Ricordo che un anno feci due autogol in quindici giorni contro il Torino e il Verona. Simoni mi difese pubblicamente sui giornali dicendo che erano cose che potevano capitare. Mi aiutò molto perché ero un po’ abbattuto. Anche io con i miei ragazzi (Testoni è allenatore della leva 2000 della Vignolese in provincia di Modena ed è in testa al campionato, ndr) adotto gli insegnamenti di Simoni».

Di quel Genoa con chi è rimasto in contatto?

«Con quasi tutti: Boito, Onofri, Corti, Faccenda, Carmine Gentile e Martina. Simoni l’ho visto anche tre settimane fa per Reggiana-Cremonese, attualmente è il direttore tecnico della squadra lombarda».

Cosa pensa della squadra di oggi?

«Quella rifatta al mercato di gennaio si è rinforzata parecchio. La difesa che era debole ora con Manfredini e Portanova dà maggiore sicurezza. Sono ottimista per la salvezza, anche se ci sarà da lottare col Siena fino alla fine un po’ come noi quell’anno con il Milan».

Quando la rivedremo a Genova?

«Prestissimo. Verrò con mio figlio a vedere il derby. A proposito: sai qual è stata l’ultima partita che ho visto allo stadio? Il derby di Boselli…».

Francesco Patrone

RIPRODUZIONE DELL’ARTICOLO CONSENTITA SOLO PER ESTRATTO PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893.NET

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.