ESCLUSIVA PIANETAGENOA – ANDREA POSSA: «Io come Benigni… Ma cantando l'inno del Genoa»

Andrea Possa è un “soggetto smarrito”, ma ciò che non ha sicuramente lasciato per strada è la sua fede per il Grifone. Il comico del celebre Colorado Cafè si è lasciato andare sul palco del Teatro della Tosse come un fiume in piena, per festeggiare la vittoria del Genoa nel derby. Un po’ come il […]


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Andrea Possa è un “soggetto smarrito”, ma ciò che non ha sicuramente lasciato per strada è la sua fede per il Grifone. Il comico del celebre Colorado Cafè si è lasciato andare sul palco del Teatro della Tosse come un fiume in piena, per festeggiare la vittoria del Genoa nel derby. Un po’ come il suo amico Luca sul palco del Teatro Ariston.

In esclusiva a Pianetagenoa1893.net, Andrea Possa ha raccontato la sua “settimana perfetta” da genoano e il suo essere grifone.

Andrea Possa, si aspettava due partite come quelle con Samp e Roma?

«Penso che potrei rispondere in modo sbarazzino dicendo “sì”, sa sbruffone, ma dico di no. Voglio dire… Nessuno se lo sarebbe immaginato. Queste vittorie sono arrivate meritatamente e per questo c’è una sensazione di orgoglio. Di vincere il derby così meritatamente non me l’aspettavo, come fai a pensarlo? Con la Roma è stata una partita aperta a qualunque risultato, nessuno dopo il 3-0 di Totti avrebbe scommesso neanche un euro sulla nostra vittoria».

Istintivamente, sul terzo gol giallorosso, che cosa ha pensato?

«Sul 3-0 ero rassegnato, ma non particolarmente arrabbiato: fino a quel momento non avevo visto un brutto Genoa, nonostante la Roma fosse andata molto bene. Di fronte a certe cose non puoi fare più di tanto. Se avessimo perso il derby avremmo vissuto quei minuti in tutt’altra atmosfera, invece eravamo molto carichi. Sul 3-2 ho detto ad un mio amico: “Anche se perdessimo sono contento!”, perché la reazione da Genoa c’è stata. Figuriamoci poi, quando c’è stato il sorpasso. Peccato che quest’impresa sia stata poco enfatizzata a livello nazionale: hanno più parlato troppo della sconfitta della Roma e poco dei meriti del Genoa. Se lo avesse fatto un’altra squadra l’avrebbero considerata in maniera diversa».

Dopo il successo nel derby ha preparato qualche sfottò?

«Sì, ho fatto una serata alla Sala Calque del Teatro della Tosse e ho iniziato legandomi alla performance di Roberto Benigni a Sanremo, parlando di fratellanza, di unità, di storia. Tutti si aspettavano che leggessi le parole dell’Inno di Mameli, invece ho cantato l’inno del Genoa, tra fischi, applausi e gente che si è alzata in piedi a cantarlo. È stato bello».

A proposito di Sanremo, lei conosce bene Luca Bizzarri, che ha avuto un grande successo sul palco dell’Ariston. Secondo lei, se avessero detto a Luca che il Genoa avrebbe fatto due partite del genere, al Festival ci sarebbe andato lo stesso?

«Penso che ci sarebbe andato in tutti i casi, però senza dubbio è stata un’ulteriore soddisfazione, anche perché i Rai lavorano molti romanisti. Il derby lo ha festeggiato in modo bello, indossando la sciarpa sul palco. Luca non riesce a frenare la sua genoanità…».

Indubbiamente è così, un po’ come per tutti i genoani…

«Oggi ho fatto un’intervista su Sky e dicevo come il genoano sia prima di tutto genoano, qualsiasi mestiere faccia, dall’imprenditore all’operaio, passando per il cardiologo, prima di tutto è genoano. E poi non lo è mai per caso: vive la cosa come se fosse una parte integrante del corpo… Una gamba, un arto. In più è legato da anni di sofferenza, pechè questo Vecchio Balordo ci fa impazzire. Sono tutti capaci a tifare le grandi squadre e quando ricevi queste soddisfazioni dal Genoa è bellissimo».

Appunto, con quello che il genoano ha sofferto non si riesce neanche più a credere che questo sia il Genoa…

«Il Genoa non lo scegli, il Genoa ti sceglie: vieni scelto, quasi come fosse una… Una…».

Una religione?

«Neanche… Tu sei genoano, come se ci fosse uno dall’alto con una bacchetta magica, che ti tocca e dice “tu sei genoano”. Come poteva uno come me negli anni sessanta avere il coraggio di diventare genoano, di scegliere di diventarlo… Ti ritrovi genoano».

Oltre ai blucerchiati, ha fatto anche qualche “vittima” romanista?

«Sì, ho beccato qualcuno. Ma noi, che siamo campioni di “menaggio”, abbiamo sofferto talmente tanto che non riusciamo più ad essere cattivi. Pensavo di chiamare stasera Scintilla dei Turbolenti, grande tifoso romanista. Come con gli amici veri ho aspettato qualche giorno a chiamarlo, giusto per far passare quelle 48 ore dalla sconfitta. Un po’ come faccio con i sampdoriani, che come me detestano il “menaggio”».

Comunque sarà toccato qualcosa anche a loro…

«Oggi ho sentito un mio amico, l’autore di Colorado Cafè, sampdoriano. Dovevamo già sentirci qualche giorno fa, ma non ci siamo risusciti, così oggi mi ha detto: “Perché non ti fai sentire mai? Sono io quello che ha perso il derby”. Insomma, con gli amici non sono mai cattivo».

Fabio Aronica

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL’ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893.NET

 

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