Turna il Genoa formato trasferta ed è “del gatto”

Turna! Turna il Genoa formato trasferta! Miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato grosso soltanto con questa frase comune a Genova e in Liguria posso spiegare la pessima prestazione di Catania. Anzi, aggiungo un’altra espressione dialettale: turna ed è “del gatto”. Non c’è nulla da fare, devo ripetermi per l’ennesima volta: il Grifone soffre […]


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Turna! Turna il Genoa formato trasferta! Miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato grosso soltanto con questa frase comune a Genova e in Liguria posso spiegare la pessima prestazione di Catania. Anzi, aggiungo un’altra espressione dialettale: turna ed è “del gatto”. Non c’è nulla da fare, devo ripetermi per l’ennesima volta: il Grifone soffre in modo evidente le squadre che sanno svolgere il contropiede a gran velocità. Purtroppo stavolta anche Marino ha le sue responsabilità: la gara gli è completamente sfuggita di mano. In più, ha cominciato con lo stesso modulo casalingo 4-4-2, modificabile a 4-2-4, pensando di riuscire a impaurire l’avversario con una dimostrazione di forza. E invece i primi 20 minuti sono stati la spia rossa del disagio tattico dei suoi uomini: la fascia destra è stata predominio degli avversari, Mesto e Birsa sembravano due turisti venuti a visitare l’Etna e la splendida città siciliana. Dopo questo sbandamento Marino era però riuscito a coprirsi meglio a centrocampo, spostando Sculli in esterno e spendendo Birsa in mezzo al campo con una sorta di 4-5-1. Poi è arrivato il naufragio della ripresa, con la squadra spinta in avanti a cercare di trovare il pareggio: invece ha preso tre pappine. Una addirittura su rinvio del portiere: un’azione così capita soltanto nei videogiochi.

E’ molto difficile trovare la cause precise di una prestazione così disastrosa, ma forse ce ne sono due. La prima è la mancanza di Gilardino e Kucka. Senza di loro è molto difficile giocare come vuole Marino. Senza l’attaccante, Palacio si spegne: senza il centrocampista non si riesce a costruire il muro con Biondini davanti alla difesa. La seconda motivazione è di ordine psicologico: in trasferta alla squadra mancano carattere e cinismo, qualità indispensabili per prendere punti in trasferta. Se a ciò aggiungiamo che il Genoa fuori casa nella gestione della palla e nel far rendere il suo possesso è davvero poca cosa, il cerchio si chiude.

Mi spiace non poter dire che ci si può consolare con la prossima gara in casa di domenica contro il Chievo. Per lo mezzo c’è la non semplice partita contro l’Atalanta che si recupererà mercoledì prossimo. E’ vero che si recupereranno Kucka e Constant e saranno assenti gli spenti Mesto e Kaladze per squalifica: ma il rebus da risolvere è il recupero di una mentalità vincente. E’ un elemento che consentirà di superare finalmente gli eterni esami in trasferta del Genoa che, come diceva il grande Eduardo De Filippo, sembrano non finire mai.

Marco Liguori

Ps. mi suggeriscono alcuni lettori su Facebook che il mitico professor Franco Scoglio avrebbe definito questa squadra “apallica”

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