Finalmente una gara “cappa e spada” del Genoa – Una considerazione sull’orario del derby

Finalmente dopo le trasferte incolori di Bologna e Roma è arrivata una partita da “cappa e spada” del Genoa con un punto meritatissimo. Mi spiego meglio, miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso: una partita in cui il Grifone le ha date e le ha prese all’avversario. Di più: parata, stoccata e affondo. […]


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Finalmente dopo le trasferte incolori di Bologna e Roma è arrivata una partita da “cappa e spada” del Genoa con un punto meritatissimo. Mi spiego meglio, miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso: una partita in cui il Grifone le ha date e le ha prese all’avversario. Di più: parata, stoccata e affondo. Si è rivista la filosofia di Gasperini, che ha festeggiato nel migliore dei modi il suo compleanno, “vendicando” il 3-3 del 2009 al Ferraris. Andando indietro nella “prima era” Gasp, si incontra una gara di queste caratteristiche nell’aprile 2009: la vittoria sulla Juventus per 3-2 sempre al Tempio. Stavolta è arrivato un solo punto, ma va benissimo così: si sfata la maledizione del Grifone sempre sconfitto al “Franchi” dal ritorno in serie A nel 2007.

Scendendo in dettaglio, il Genoa nel primo tempo è riuscito a spezzare il ritmo al centrocampo della Fiorentina. La fascia sinistra ha funzionato a dovere per tutti i 90’ con il trio Marchese-Antonini-De Ceglie. A destra decisamente meno. Altro elemento negativo della prestazione rossoblu: l’assoluta libertà di cui ha goduto Aquilani. E meno male che il viola è stato sostituito. In difesa, encomio per De Maio: eccetto il fallo da rigore su Ambrosini, è stato preciso e concreto. Bene anche Burdisso. Maluccio Bertolacci che ha inciso nell’episodio del gol del 3-2 dei padroni di casa. Matuzalem buon regista. Ma la caratteristica del Grifone che è piaciuta molto stasera è il non aver atteso gli avversari, ma ha cercato di impostare la manovra, colpendo anche in contropiede. E soprattutto si è visto il carattere: sul 3-2 non c’è stata la resa, come si temeva che accadesse, ma una reazione, uno scatto di orgoglio che ha portato al giusto pareggio di De Maio.

E adesso la squadra dovrà concentrarsi sul derby. Non si sa ancora se “la madre di tutte le partite” sarà disputata la domenica alle 12:30, al lunedì (come riportato da Repubblica-Il Lavoro) o alle calende greche. Forse non sarà giocata al Tempio, ma sulla Luna o su Marte. Perdonate l’ironia: voglio solo dire un’ultima cosa sull’argomento. Questa vicenda rappresenta la lampante mancanza di dialogo tra la Lega di A, Prefettura e Comune di Genova (così come con le istituzioni delle altre città coinvolte nel torneo). Il calendario del campionato è noto dalla fine di agosto: se ci fosse stato una fattiva comunicazione tra tutti, ci si sarebbe accorti che il 2 febbraio nella Superba si svolge la Fiera di Sant’Agata e che non era possibile disputare Genoa-Sampdoria in quel giorno. Non solo. Faccio presente che vendere il derby in Estremo oriente, scegliendo l’orario alle 12:30, è una scelta poco redditizia. In Cina, Giappone, Australia e altre nazioni dell’area le uniche squadre che interessano sono Milan, Inter e Juventus. Invece è molto seguito in Sudamerica, dove i telecronisti lo chiamano “el clàsico”: meglio dunque scegliere gli orari delle 15:00 oppure delle 20:45. Ma forse è sfuggito alla “Confindustria” del pallone. Polemiche orario a parte, il Genoa arriverà vi ben carico e col morale alto dopo i 4 punti conquistati con Inter e Fiorentina. Passo e chiudo!

Marco Liguori

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