Denis: «Mi trovo bene a Marassi, dove ho segnato tre gol»

ZINGONIA – “A Marassi ho già fatto tre gol nella mia carriera italiana. L’ultimo proprio contro il Genoa: la mia Udinese vinse 4-2. Sarà che mi trovo a casa, in quello stadio…”. Un esordio che vale una promessa, quello di German Denis. Anzi, una minaccia: El Tanque, il Carrarmato, se dovrà dire la sua non […]


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ZINGONIA – “A Marassi ho già fatto tre gol nella mia carriera italiana. L’ultimo proprio contro il Genoa: la mia Udinese vinse 4-2. Sarà che mi trovo a casa, in quello stadio…”. Un esordio che vale una promessa, quello di German Denis. Anzi, una minaccia: El Tanque, il Carrarmato, se dovrà dire la sua non si farà scrupoli ad asfaltare il Grifone al primo appuntamento dell’Atalanta con il campionato. Il feeling con la Lanterna? Questione di sangue e di maglia, forse: lui, ex Diablo Rojo dell’Independiente, contro gli Xeneizes (genovesi, in omaggio alle origini) del Boca Juniors, in patria, ha spesso dato vita a duelli rusticani. “In Argentina la rivalità tra questi due club è molto sentita, e spesso negli scontri diretti mi sono tolto parecchie soddisfazioni”. Il catino all’inglese dei rossoblù di Malesani, insomma, si appresta a divenire terreno di conquista: “L’avversario è di quelli difficili, ma ce ne faremo una ragione. L’intensità e i ritmi alti sono voci in cima al menù degli allenamenti degli ultimi giorni. Del resto, visto il gap inflittoci per quella brutta vicenda, fare la partita sarà un must da qui a primavera”. La ricetta per espugnare il nemico è dunque già pronta, ma chi sarà a sfornare i manicaretti nella porta di Frey? “Il gol è il mio mestiere, però non lo vivo come assillo quotidiano – abbozza diplomatico il ragazzone di Lomas de Zamora, città della Gran Buenos Aires -. Gli obiettivi personali passano in secondo piano, è solo l’Atalanta che deve contare. Segnare non è in cima ai miei pensieri, che come quelli di tutti sono rivolti alla vittoria”.

Già: come si ripete fino allo sfinimento, con quei sei punti di penalizzazione bisogna pigiare a tavoletta. Partenza sprint, dal fischio d’inizio. Perché la rincorsa alla salvezza ha bisogno di una ripassata d’olio ai cingoli: “La mia condizione ha raggiunto livelli ottimali – garantisce l’ex di Napoli e Udinese -, la sosta forzata per lo sciopero è stata come manna dal cielo. Ha favorito la conoscenza reciproca con i compagni, permettendomi di affinare l’intesa con loro”. Soprattutto con la punta di diamante della banda di connazionali (l’altro è il Levriero Schelotto) vestiti di nerazzurro: “Maxi Moralez è velocissimo e dotato di grande visione di gioco, anche se per dire che ci troviamo bene insieme occorre aspettare la prova dei fatti. Solo il campo può dire l’ultima parola”. Prudenza insospettabile, per chi fa delle spalle larghe e dei polpacci d’acciaio le armi preferite. Ma l’interessato, quello a cui tutti chiedono la quindicina di palloni killer per restare a galla nel mare magnum della serie A, non si tira indietro se deve delucidare la sua posizione: “Mai fare promesse, perché niente e nessuno garantisce che poi possano essere mantenute. Sono uno abituato a stare con i piedi per terra, non vendo fumo”. Quello, però, lo sprigiona già dalle narici, nascosto dietro il profilo affilato e l’aria da finto cherubino: “Io posso solo garantire che ce la metterò tutta, anche perché la squadra è attrezzata per stupire e mi trovo a casa mia – è la chiosa del centravanti, in un crescendo quasi wagneriano -. I bottini sotto rete? Vedremo, non dipenderà solo da me. Ma se devo dichiarare un obiettivo che sento nelle mie corde, allora voglio fare di più e di meglio rispetto al mio recente passato”. Il Genoa, così come gli altri ostacoli sulla via della gloria, sono avvisati: il Carrarmato non è in vena di sconti. Colpi di cannone in vista, sotto la Maresana e fuori porta? Ai tabellini l’ardua sentenza.

Ripreso da Tuttoatalanta.com

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