Conosciamo meglio l’Atletico Bilbao

L’Athletic Club (basco Athletic Kluba), chiamato comunemente Athletic Bilbao[1], è una società di calcio spagnola della città di Bilbao, situata nella regione di Biscaglia, nei Paesi Baschi. Attualmente milita nella Primera División del campionato spagnolo. Insieme con il Barcellona e il Real Madrid è uno degli unici tre club spagnoli a non essere mai retrocesso […]


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L’Athletic Club (basco Athletic Kluba), chiamato comunemente Athletic Bilbao[1], è una società di calcio spagnola della città di Bilbao, situata nella regione di Biscaglia, nei Paesi Baschi. Attualmente milita nella Primera División del campionato spagnolo.

Insieme con il Barcellona e il Real Madrid è uno degli unici tre club spagnoli a non essere mai retrocesso dalla Primera División. È, inoltre, uno dei club più vincenti, con 8 campionati, 23[2] Coppe del Re e 1 Supercoppa di Spagna (ottenuta senza averla disputata, come previsto dal regolamento all’epoca) vinti.

Sono noti in Spagna con il soprannome di Rojiblancos, derivato dal fatto che indossano una maglia Rossa e Bianca, e con il soprannome Los Leones, in quanto il loro stadio San Mamés è costruito vicino a una chiesa dedicata a Mamés (conosciuto in Italia come Mamante), un antico cristiano che i Romani diedero in pasto ai leoni, i quali, però, si rifiutarono di mangiarlo.

Il club è inoltre noto per la sua politica di tesseramento di soli giocatori che siano Baschi o di origini basche (sia di Hegoalde che di Iparralde), oppure che abbiano imparato a giocare a calcio nei circuiti giovanili baschi (come ad esempio fu il caso del brasiliano Biurrun, trasferitosi da giovane nel Paese Basco). Nonostante questa possa sembrare una scelta razzista, in realtà è una forma di esaltazione di tutto ciò che è basco. D’altro canto, per mantenere la sua internazionalità, l’Athletic ha conservato la h nel suo nome per sottolineare la sua origine britannica (tranne nel periodo franchista in cui fu obbligato a sostituire la parola Athletic con Atlético per nazionalizzare il nome) e tessera spesso allenatori non baschi.

A inizio 2010 un sondaggio compiuto tra i tifosi dell’Athletic da parte della dirigenza circa la possibilità di tesserare giocatori stranieri (cambiando le regole di tesseramento), ha portato ad un 94% di risposte negative, confermando l’attaccamento dei tifosi alla nota tradizione del club. Un secondo sondaggio relativo ad un’eventuale possibilità di tesserare giocatori “oriundi” (stranieri con origini basche), ha portato ad un 52% di risposte affermative, ma solo se di prima generazione (con genitori o nonni baschi) oppure che abbiano iniziato a giocare nelle giovanili di squadre basche oppure con provata fede calcistica “rojoblanca”. C’è da dire che a volte i primi due casi vengono applicati, come per Daniel Aranzubia, Santiago Ezquerro, David López Moreno e Fernando Amorebieta.

Il settore giovanile dell’Athletic è uno dei più importanti dell’intera Spagna e dell’Europa. Tra i giocatori più talentuosi fatti esordire negli ultimi anni spiccano i nomi di Andoni Iraola, Asier Del Horno e Fernando Llorente.

A livello europeo il miglior risultato conseguito è stato un secondo posto in Coppa UEFA nel 1976/77, ottenuto perdendo la finale contro la Juventus per la regola dei gol in trasferta (0-1 a Torino, 2-1 a Bilbao). In precedenza aveva perso la finale della Coppa Latina nel 1956 contro il Milan. Recentemente il fatturato del club, una delle poche società calcistiche spagnole a non essere una Sociedad Anónima Deportiva, è arrivato a 58,6 milioni di euro.

La storia dell’Athletic Club non può prescindere dalla situazione presente in Biscaglia alla fine del XIX secolo. Durante questo periodo nel porto di Bilbao giungevano numerose navi provenienti dal Regno Unito cariche di materie prime necessarie alla fiorente industria biscaglina. Insieme con le materie prime giungevano in Spagna anche numerosi tecnici e lavoratori inglesi, portando con loro la propria cultura. In un progetto di scambio culturale i giovani bilbaini della borghesia si recavano nel Regno Unito per studiare nei prestigiosi college inglesi, apprendendo così la cultura inglese.

Questo continuo interscambio culturale fece sì che si importasse in Biscaglia uno sport tipicamente inglese, il foot-ball, che si aggiunse agli sport baschi tipici della zona, che all’epoca erano gli unici conosciuti e praticati. La curiosità per questo nuovo sport presto si trasformò in passione e in breve tempo nacque la prima squadra cittadina, il Bilbao Foot-ball Club.

La nascita dell’Athletic Club nel 1898

 Il diffondersi del nuovo sport non si fermò qui e presto divenne un fenomeno regionale tanto da far nascere, nel 1898, il primo club basco, l’Athletic Club. Nel febbraio del 1901 vennero redatte le regole di gestione del club che furono accettate e rese effettive l’11 giugno. Dopo aver ricevuto il permesso dal governo civile il club divenne effettivo il 5 settembre 1901 con 33 membri fondatori e un presidente, Luis Márquez Marmolejo.

Inizialmente ci fu rivalità con il già esistente Bilbao Foot-ball Club, ma poi le due società decisero di unirsi creando una formazione chiamata Bizkaia. Questa squadra vinse la prima coppa nazionale nel 1902 sconfiggendo il Barcelona per due reti a una.

Gli inizi della storia dell’Athletic Club sono fatti di vittorie. Infatti i primi anni della sua storia la squadra vince di nuovo il campionato spagnolo oltre ad altri tornei, come ad esempio la Coppa di Biscaglia, e numerose amichevoli. Una data storica è quella che vede per la prima volta i giocatori dell’Athletic Club vestirsi di rojiblanco, ovvero di rosso e bianco. Questa data è il 9 gennaio 1910 e questi colori accompagneranno il Club fino ad oggi.

La nascita del San Mamés

Durante gli anni seguenti il calcio si diffonde a macchia d’olio e il numero di tifosi dell’Athletic aumenta vertiginosamente. Il presidente di quegli anni decide, quindi, di costruire uno stadio che possa ospitare le partite casalinghe del Club e una discreta parte di tifosi che volessero assistere alle partite. La zona prescelta è quella tra la Gran Via e l’asilo San Mamés. Il progetto del nuovo stadio fu affidato all’architetto Manuel María Smith e i lavori incominciarono il 20 gennaio 1913. L’impianto prevedeva 3500 posti a sedere e fu inaugurato il 21 agosto 1913 alla presenza del re Alfonso XIII. Gli venne dato il nome di San Mamés.

Dopo aver vinto la Coppa di Biscaglia per tre volte consecutive (di cui l’ultima nel 1916), l’Athletic cade in un periodo di disgrazia, dovuto anche allo scoppio della prima guerra mondiale che costrinse l’allenatore (di nazionalità inglese) ad abbandonare il Club per tornare in patria. L’arrivo di Frederick Pentland come nuovo allenatore dei rojiblancos nel 1922 porta, oltre a un periodo di successi, anche ad alcune innovazioni, come l’allenamento fisso quotidiano e il pagamento di uno stipendio per i giocatori che vestono la maglia dell’Athletic. La stagione 1928/29 vede nascere la prima lega spagnola formata da 10 squadre e il relativo primo campionato nazionale. Ad imporsi è il Barcelona, ma l’Athletic è la squadra che segna il maggior numero di gol. La seconda stagione vede l’Athletic fare la prima doppietta spagnola della storia: vince campionato (senza essere mai sconfitto) e coppa nazionale. La direzione di Pentland porta numerosi successi e vittorie di goleada, tra cui il record storico di più larga vittoria per 12-1 contro il Barcelona.

Dopo la guerra civile spagnola

Dopo tre anni senza gare ufficiali l’Athletic necessita di essere ricostruito da zero. Gli ultimi anni degli anni trenta sono, quindi, un periodo di transizione in cui viene lentamente costruita una grande squadra con acquisti come Zarra e Panizo. Nel 1941 un decreto governativo impedisce qualsiasi denominazione che non sia di lingua spagnola. Per questo motivo il nome della società passa da essere Athletic Club ad essere Atlético de Bilbao.

La stagione 1942/43 vede i rojiblancos tornare alla vittoria con un’altra doppietta, trionfando in campionato e in coppa. È la quinta vittoria in campionato e questo gli dà il diritto di conservare il trofeo. Fino al 1950, inoltre, l’Athletic vince altre 4 coppe. Durante il mondiale di Brasile del 1950 Zarra diventa un eroe nazionale dopo aver segnato il gol del definitivo 1-0 contro l’Inghilterra.

Gli anni cinquanta non iniziano molto bene per l’Athletic, anche a causa di continui cambi in panchina. Cambi che durarono fino all’ingaggio di Ferdinand Daučík, allenatore slovacco, famoso per la sua linea d’attacco, composta da Iriondo, Venancio, Zarra, Panizo e Gaínza. Grazie alla guida del nuovo allenatore l’Athletic vince in due anni due coppe e un campionato e partecipa, per la prima volta, nel 1956 ad una competizione europea.

L’esordio in Europa [modifica]

Il 20 settembre 1956 gioca la sua prima partita in Europa: si tratta della Champions League (all’epoca conosciuta come Coppa dei Campioni). Viene, però, eliminata ai quarti di finale dal Manchester United dopo il doppio confronto vinto in casa dall’Athletic per 5-3 e perso all’Old Trafford per 3-0. L’anno successivo vince un’altra coppa nazionale.

Nel 1962 viene tesserato colui che diventerà un’autentica bandiera per l’Athletic Club, José Ángel Iribar. Egli vestirà la maglia rojiblanco per 18 stagioni consecutive e concluderà la carriera nel club. È ancora oggi il giocatore dell’Athletic con più presenze all’attivo; in tutto sono 614, contando campionato e coppe, sia nazionali che europee. Il 28 aprile 1962 vengono inaugurate le illuminazione elettriche al San Mamés.

Gli anni sessanta e settanta sono poveri dal punto di vista delle competizioni. L’Athletic si afferma solo due volte nella coppa nazionale e non riesce a vincere nessun altro titolo. Dal punto di vista societario il 1973, a 75 anni dalla fondazione, avviene il primo congresso dei Peñas del Athletic, ovvero i supporters della squadra. Quattro anni più tardi l’Athletic si avvicina al suo più importante titolo in campo internazionale. Riesce, dopo aver sconfitto squadre come il Milan di Capello e Albertosi e il Barcelona di Cruijff, ad arrivare alla doppia finale di Coppa UEFA contro la Juventus. Perde a Torino per 1-0 e si impone al San Mamés per 2-1, ma la differenza delle reti segnate in trasferta è a favore dei bianconeri che si aggiudicano la coppa.

Alla fine della stagione 1976/77 inizia un periodo di brutto gioco e scarsi risultati. In campionato non ottiene più risultati degni di nota, in coppa si fa addirittura battere dal Castilla, filiale di segunda del Real Madrid e ottiene una sonora sconfitta per 7-1 al Camp Nou contro il Barcelona. Tutto questo prima del 1980, anno nel quale il San Mamés viene selezionato come uno degli stadi ospitanti le partite del mondiale di Spagna del 1982.

Oltre a questo, la stagione successiva diviene un’altra stagione chiave nella storia dei rojiblancos; la panchina viene affidata a Javier Clemente, precedentemente allenatore della squadra B. Egli rende il gioco dell’Athletic più appassionante e divertente e inoltre inserisce molti giovani nelle file della prima squadra che, con l’aiuto dei veterani già presenti, divengono essi stessi una colonna portante della squadra negli anni futuri. Il primo anno porta l’Athletic in quarta posizione, che gli vale un posto in Coppa UEFA.

Gli ultimi scudetti e la fine del millennio

La stagione 1982/83 vede l’Athletic laurearsi, dopo 27 anni, campione di Spagna. Il campionato è segnato da una lotta serrata tra l’Athletic e il Real Madrid che si decide in favore dei baschi solo all’ultima giornata, quando i rojiblancos vincono a Las Palmas e il Real perde 1-0 a Valencia. Lo scudetto vinto porta nelle strade circa un milione di appassionati in tutta la Biscaglia per festeggiare il successo. La squadra percorre su una barca (battezzata Athletic) il fiume Nervión dove riceve il plauso dei tifosi posizionati su entrambe le sponde.

L’anno successivo l’Athletic bissa la vittoria in campionato, con l’aggiunta della conquista della coppa dopo aver sconfitto per 1-0 il Barcelona in finale. La partita è tristemente nota per lo scontro tra i giocatori a fine partita, tra i quali Maradona. Anche questa volta, la doppietta in campionato e coppa fa scatenare la festa in tutta la Biscaglia.

Dopo queste due stagioni inizia un nuovo periodo di transizione in cui l’Athletic oltre a sfruttare il proprio vivaio, inizia anche ad acquistare giocatori da altri clubs, arrivando a pagare anche la cifra record di 300 milioni di peseta (nuovo record) per Lorenzo Juarros. La situazione non migliora e, dopo vari avvicendamenti in panchina, nel 1990 torna Clemente, il cui ritorno non restituisce al club i fasti di otto anni prima e viene esonerato a metà stagione.

Dopo altri cambi di panchina giunge nell’estate del 1992 il tedesco Jupp Heynckes il quale “pesca” dal vivaio dell’Athletic nuovi giocatori da far esordire in prima squadra, tra i quali Julen Guerrero. La direzione del nuovo tecnico porta dei discreti risultati, come un ottavo posto e la qualificazione alla Coppa UEFA. Alla fine del suo contratto, però, decide di non rinnovare e lascia il club nel 1994.

La stagione successiva è una delle più difficili nella storia del club. Dopo l’acquisto (non senza polemiche) di Joseba Etxeberria dalla Real Sociedad per 550 milioni di pesetas, la squadra è costretta a lottare per non retrocedere, ottenendo la salvezza solo all’ultima giornata di campionato.

Dal centenario a oggi

Dal 1996 al 2000 il nuovo tecnico è Luis Fernández. Durante la sua panchina l’Athletic acquista nuovi giocatori come Ismael Urzaiz, José Mari e Bixente Lizarazu. In generale anche l’Athletic diviene un club che si interessa nella compravendita dei giocatori come vuole il calcio moderno; unica differenza, però, è la scelta di acquistare solo giocatori di scuola calcistica basca, ovvero tutti quelli che hanno iniziato la loro carriera giovanile in squadre di una delle sette province storiche di Euskal Herria, oppure giocatori di origini basche.

Nel 1998 l’Athletic Club festeggia il suo centenario con la qualificazione alla Champions League. Oltre al piano sportivo, il centenario viene festeggiato in vari modi tra i quali un concerti di Luciano Pavarotti al San Mamés, un’amichevole casalinga contro il Brasile e una carovana in viaggio per vari luoghi della Biscaglia. Le due stagioni successive, però, sono molto altalenanti e prive di successi, sia in campo nazionale che internazionale.

Gli anni più recenti dell’Athletic hanno visto il club posizionarsi sempre a metà classifica, senza più vincere titoli e qualificandosi solo una volta per la Coppa UEFA. Al di fuori dei risultati sportivi, un avvenimento importante è accaduto nel 2006. Nel settembre di quest’anno, infatti, per la prima volta nella storia del club, è stata eletta una presidentessa donna: si tratta di Ana Urquijo Elorriaga, agente immobiliare di Bilbao e socia del club fin dal 1969. È rimasta in carica fino al 12 luglio 2007, giorno in cui è stato eletto nuovo presidente Fernando García Macua.

Nell’estate tra la stagione 2007-2008 e 2008-2009, l’Atlethic firma per la prima volta in 110 anni di storia un contratto con uno sponsor, la compagnia petrolifera basca Petronor, che va a “sporcare” la maglia

LA ROSA

1 P Gorka Iraizoz

2 D Gaizka Toquero

3 D Koikili Lertxundi

4 D Ustaritz Aldekoaotalora

5 D Fernando Amorebieta

6 D Xabier Etxeita

7 C David López Moreno

8 C Iñaki Muñoz

9 A Fernando Llorente

10 C Francisco Javier Yeste

11 C Igor Gabilondo

12 D Mikel San José

13 P Armando Riveiro

14 C Markel Susaeta

15 D Andoni Iraola

16 C Pablo Orbaiz

17 A Joseba Etxeberria (capitano)

18 C Carlos Gurpegi

20 D Aitor Ocio

21 A Ion Vélez

22 D Xabier Castillo

23 A Iñigo Díaz de Cerio

24 C Javi Martínez

26 C Ander Iturraspe

27 A Iker Muniain

28 A Óscar de Marcos

35 D Xabier Etxebarria

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